In testa Berlusconi (16,2 miliardi di reddito e un patrimonio di oltre 25
mila miliardi) e Agnelli (11,3 miliardi)
MILIARDARI E
ULTRAMILIARDARI IN PARLAMENTO
Tra i
miliardari Pisapia (PRC). Veltroni (316,4 milioni), Diliberto (312,6),
Bertinotti (206,4)
Il
parlamento italiano è un covo di borghesi ricchi sfondati, ultramiliardari
appartenenti in gran parte all'alta e media borghesia i cui interessi sono
lontani anni luce dai problemi quotidiani delle masse lavoratrici e dei
pensionati costretti a sopravvivere con salari e pensioni da fame.
Fra gli scranni della destra e della "sinistra'' del regime neofascista
siedono esponenti di primo piano del mondo dell'industria, dell'economia e
dell'alta finanza che in un giorno guadagnano ciò che un operaio non riesce a
mettere insieme nemmeno in 10 anni di duro lavoro.
Questo è quanto emerge dalla dichiarazione dei redditi dei parlamentari
compilata nel maggio del 2000 e riferita agli introiti del 1999.
Al primo posto in assoluto per il 6° anno consecutivo troviamo l'"operaio''
Silvio Berlusconi che dall'alto dei suoi 16 miliardi, 259 milioni e 244 mila
lire guadagnati nel corso del 1999 guida la classifica dei "Paperon de
Paperoni'' del parlamento italiano. Una cifra stratosferica che in realtà è
solo una minima parte del patrimonio ultramiliardario del leader della
cosiddetta Casa delle libertà che è a capo di un vero e proprio impero
economico valutato in non meno di 25 mila miliardi ai prezzi di borsa attuali.
Al secondo posto, staccato di circa 5 miliardi, il presidente onorario della
Fiat e senatore a vita Gianni Agnelli con 11 miliardi, 300 milioni e 911 mila
lire, ossia il doppio dei 6,613 miliardi dichiarati nel '98.
4 miliardi più in basso troviamo il tributarista di Forza Italia e futuro
ministro delle Finanze, in caso di vittoria del "centro-destra'', Giulio
Tremonti, che rispetto a un anno fa ha aumentato di quasi 1 miliardo le sue
entrate ed ha raggiunto quota 7 miliardi 652 milioni e 814 mila lire.
Del club dei 10 ultramiliardari fanno parte anche l'ex braccio destro di
Berlusconi e plurinquisito per mafiopoli e tangentopoli, Marcello Dell'Utri che
con 3 miliardi, 884 milioni e spiccioli si aggiudica la quarta piazza. Seguono a
quota 2,5 miliardi l'imprenditore cinematografico e senatore del PPI Vittorio
Cecchi Gori e l'ex ministro delle Finanze Augusto Fantozzi. Poi a 2,2 miliardi
troviamo il deputato del PPI Lorenzo Acquarone e il suo collega Francesco
Merloni sempre del PPI nonché ex presidente di Confindustria.
Chiudono il club dei miliardari il deputato del gruppo Misto Giovanni Marongiu
con poco più di 2 miliardi dichiarati e l'ex ministro della Difesa, avvocato di
Arcore, anch'egli plurinquisito per tangentopoli, Cesare Previti con poco meno
di 1,5 miiardi.
Nell'Olimpo dei miliardari è molto ben piazzato anche l'avvocato penalista del
PRC Giuliano Pisapia, "sessantottino'' pentito, ex "Autonomia operaia'',
ex "Prima linea'' accusato nel 1980 di partecipazione a banda armata, che
se la spassa con 1 miliardo, 13 milioni e 589 mila lire.
Tra i patrimoni a nove zeri figurano anche quello del ministro della Sanità
Umberto Veronesi i cui introiti ammontano a 1,6 miliardi circa; quello del
ministro degli Esteri Dini che ha dichiarato oltre un miliardo; quello del
pubblicitario Diego Masi ex democristiano e ex leader di RI ora nel gruppo
Misto, le cui entrate ammontano ad oltre 1,3 miliardi; quello del presidente del
Comitato di controllo dei servizi segreti il forzista Franco Frattini con più
di un miliardo; il provocatore neofascista amico e difensore dei tangentisti
Vittorio Sgarbi 1,1 miliardi e poi ancora il forzista Eugenio Filograna,
proprietario di Postal Market, e Vincenzo Cerulli Irelli del PPI.
Tra i leader di partito, a parte l'insuperabile Berlusconi, il più ricco è
Lamberto Dini seguito dal capo dei DS e candidato alla poltrona di sindaco di
Roma Walter Veltroni con quasi 317 milioni. Terzo e quarto posto sono
appannaggio del vertice del PdCI con il segretario Oliverio Diliberto a quota
312 milioni e il presidente Armando Cossutta a 237. Seguono a 223 milioni
Gianfranco Fini e Clemente Mastella. Quindi Rocco Buttiglione 208, Giorgio La
Malfa 207 e l'imbroglione trotzkista e neorevisionista Fausto Bertinotti che con
poco più di 206 milioni all'anno a disposizione conduce un'esistenza non certo
disagiata come invece capita a milioni di lavoratori e pensionati.
Nella compagine governativa, a parte i già citati Veronesi e Dini, svettano
Antonio Maccanico (Asinello), ministro per le Riforme Istituzionali, che ha
dichiarato oltre 862 milioni seguito dal nemico giurato dei lavoratori e
pensionati Giuliano Amato a quota 607,5; il banchiere Nerio Nesi del PdCI,
Lavori Pubblici, 398,9; Piero Fassino (DS), Giustizia, 382,1; Enzo Bianco
(Democratici), Interni, 351,2; Patrizia Toia (PPI), Rapporti col parlamento,
332,6; Vincenzo Visco (DS), Tesoro, 330,9 e Ortensio Zecchino (ex PPI e ora con
D'Antoni), ex Università e Ricerca scientifica con 326 milioni e 300 mila lire.
Tanto per rendersi conto di come se la spassano i "nostri ministri basta
pensare che i più "poveri'' sono Willer Bordon (Asinello) Ambiente che
guadagna oltre 215 milioni all'anno e Franco Bassanini (DS), Funzione Pubblica,
tutti gli altri invece veleggiano oltre i 300 milioni.
Tra i due presidenti di Camera e Senato la spunta il PPI Nicola Mancino che ha
dichiarato 458 milioni, mentre il diessino Luciano Violante è a quota 396 a cui
però si sommano, nell'ambito del bilancio familiare, i 222 milioni percepiti
dalla moglie Giulia De Marco, presidente del Tribunale dei minori di Torino.
Infine, i guadagni di Giulio Andreotti 641,7 milioni; Oscar Luigi Scalfaro
442,1; Norberto Bobbio 409,9; Giovanni Leone 366,6 e il capo dei gladiatori
Francesco Cossiga a quota 217,6 milioni.
Una menzione a parte la merita il boss dell'Italia dei Valori e falso
moralizzatore Antonio Di Pietro che guadagna quasi 350 milioni tondi all'anno.
Ma tutto ciò purtroppo è solo una parte del vero malloppo che ogni anno si
mettono in tasca i boss parlamentari e governativi. Ad esso vanno infatti
aggiunti i redditi provenienti dal possesso di beni mobili e immobili che spesso
non figurano perché intestati a familiari e parenti, pacchetti azionari e
investimenti che fruttano altre centinaia di milioni all'anno e in qualche caso
addirittura centinaia di miliardi come il caso di Berlusconi che possiede il
36,173% della Mediolanum che vale 3,752 milioni di euro; il 48,296% di Mediaset
pari a circa 7.597 milioni di euro e il 51,013% di Mondadori che ai prezzi di
borsa correnti vale 1.350 milioni di euro. Totale: 12,7 miliardi di euro pari
circa 24.591 miliardi più le partecipazioni a tutte le altre società non
quotate in borsa a cominciare dalla Medusa, Jumpy e il Milan, le ville in
Sardegna, quelle di Arcore e Macherio, le barche tra cui il lussuosissimo yacht
"Morning Glory'' acquistato dal magnate Rupert Murdoch, per un totale di
oltre 25 mila miliardi.
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