Le ronde razziste, un altro tassello della terza repubblica
Berlusconi e Maroni riesumano le milizie mussoliniane

Torna la milizia fascista di mussoliniana memoria: non c'è altro paragone più calzante per definirel'istituzionalizzazione delle ronde razziste inserita nel decreto legge "antistupri" approvato d'urgenza dal governo il 20 febbraio. La restaurazione del fascismo in Italia sotto nuove forme (ma neanche tanto diverse dal passato, ormai), imposta dal nuovo Mussolini di Arcore, si arricchisce così di quest'altro nero e più odioso tassello che non va lasciato passare impunemente.
Il pretesto a Berlusconi e Maroni per questo infame decreto è stato fornito da alcuni recenti episodi di aggressioni con stupro compiute da stranieri, particolarmente efferati ma anche fortemente amplificati dai media, favorendo così un clima di emergenza e di allarme sociale perfetto per varare un provvedimento d'urgenza indiscriminatamente repressivo e razzista come questo, saltare le procedure costituzionali e azzerare le leggi esistenti sulle materie in oggetto. Un provvedimento che con la scusa della "difesa delle donne" dalla violenza - un problema reale ed effettivamente molto grave e urgente - è stato usato come veicolo per adottare ipso facto anche misure razziste e fasciste come appunto la legalizzazione delle ronde e l'ampliamento da 60 giorni a 6 mesi il periodo di detenzione dei migranti irregolari nei famigerati Cie (Centri di identificazione ed espulsione) modello Lampedusa.
È vero infatti che il decreto prevede inasprimenti contro chi commette stupri, come la detenzione obbligatoria senza possibilità di concessione degli arresti domiciliari e il patrocinio legale gratuito da parte dello Stato alle vittime di violenze sessuali, ma che c'entrano le ronde e la carcerazione di fatto dei migranti nei lager di Stato? A ben guardare queste ultime due misure inserite nel dl erano proprio quelle più controverse del "pacchetto sicurezza" approvato al Senato e ora alla Camera per la seconda lettura. Il governo ha quindi colto la palla al balzo per anticiparli senza passare per il "noioso" e più lento filtro parlamentare. Il neoduce ha voluto così prendersi la rivincita per il decreto su Eluana Englaro a cui dovette rinunciare dopo il rifiuto di Napolitano a firmarlo. Ha voluto cioè ristabilire il suo "diritto" a governare a colpi di decreti legge quando, come e quanto gli pare, come se fossimo già nella terza repubblica presidenzialista e mussoliniana che reclama a ogni pie' sospinto.

Uno strumento razzista, fascista e finanche mafioso e camorrista
Anche per quanto riguarda lo stupro ci sono forti dubbi di legalità, in quanto si arriva al paradosso che per certi aspetti sarebbe trattato con più severità del reato di omicidio. È evidente che a Berlusconi e Maroni non gliene frega nulla della violenza alle donne, ma è solo un pretesto demagogico per dare un altro giro di vite alla fascistizzazione e militarizzazione del Paese. Tant'è vero che in Senato Pdl e Lega si sono sprezzantemente opposti ad un emendamento che chiedeva di estendere il patrocinio legale gratuito alle vittime sul lavoro, oltre che alle vittime di stupri.
L'istituzione delle ronde cittadine è affidata ai sindaci d'intesa con i prefetti, che potranno "avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale". Tali associazioni sono iscritte in appositi elenchi presso le prefetture e tra di esse i sindaci scelgono "in via prioritaria" ex appartenenti alle "forze dell'ordine, alle forze armate e agli altri corpi dello Stato". Una specifica, questa, messa evidentemente per rassicurare l'opinione pubblica sulla affidabilità legale delle ronde, come se le gesta della "banda della Uno bianca" e i tanti altri episodi che hanno visto elementi delle "forze dell'ordine", carabinieri, finanzieri e vigili urbani, in congedo e non, formare bande clandestine di "giustizieri della notte", non fossero lì a testimoniare il contrario.
E poi, quanti di questi "bravi cittadini" saranno dotati di porto d'armi e quindi potrebbero girare legalmente armati durante le ronde? Inoltre ci sono altre gravi ipotesi da valutare: come ha fatto notare il procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, non è vero che le ronde potranno solo segnalare reati alla polizia: "Una volta sulla strada possono esercitare - o arrogarsi indebitamente - poteri enormi, come quello di arrestare. Il codice di procedura, all'articolo 383, autorizza 'ogni persona' a procedere all'arresto in flagranza per gravi reati". Questa è una norma per situazioni eccezionali, precisa il magistrato, "ma quando ad operare è un gruppo organizzato che presidia un territorio, l'eventualità di arresti cessa di essere del tutto eccezionale ed aumentano grandemente i rischi di errori, abusi, soprusi".
C'è poi la concreta possibilità che si formino ronde finanziate direttamente da privati, sia persone che società o associazioni, per dotarsi di una sorta di milizia privata con scopi che nulla hanno a che vedere con la "sicurezza" collettiva, se non addirittura a fini delinquenziali (si pensi a un possibile uso legalizzato della camorra e della mafia al Sud, ma non solo). Il decreto recita infatti che le associazioni non costituite da ex poliziotti, carabinieri ecc. in congedo "sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica". Il che, secondo per esempio il costituzionalista Stefano Merlini, porta al rischio di "uno squadrismo pagato da quella parte della popolazione che non si sente sufficientemente protetta. Di più, si può finire per istituzionalizzare un rapporto mafioso: io ti proteggo, tu mi paghi. Per lo Stato di diritto è il primo passo verso l'abisso".
Sono preoccupazioni condivise persino da esponenti delle "forze dell'ordine", come ad esempio il Cocer dei carabinieri, che giudica le ronde "impraticabili per il sistema di sicurezza", e il segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia, che ha dichiarato tra l'altro: "Non solo le ronde sono una maldestra surroga alla mancanza di turn over tra le forze dell'ordine, ma costituiscono un rischio reale di politicizzazione della sicurezza. Le ronde sono permeabili all'infiltrazione di organizzazioni criminali, come mafia e camorra e possono nascondere tra le loro fila delle squadracce di esaltati pericolosi".

Un segnale di incoraggiamento alle squadracce verdi e nere
Ed è proprio quel che sta avvenendo in questi giorni, con le prime notizie di provocazioni di ronde della Lega, con scontri con gruppi di giovani no-global e dei centri sociali, come a Padova e Piacenza. È evidente che il decreto di Berlusconi e Maroni è stato recepito subito come un segnale di via libera dalle centinaia di ronde verdi e nere sparse per il Paese, che già da tempo operavano più o meno illegalmente soprattutto nelle città del Nord, sotto lo sguardo indifferente delle autorità, se non addirittura la loro protezione e sponsorizzazione. Oltre a quelle di più vecchia data della Lega neofascista, secessionista, razzista e xenofoba (secondo una dichiarazione del leghista Borghezio le "ronde padane" già dieci anni fa avrebbero contato su ben 8 mila uomini) se ne aggiungono continuamente altre dei fascisti di AN, Forza nuova, La destra (quest'ultima soprattutto a Roma), Skinheads e chi più ne ha più ne metta di questi topi usciti dalle fogne del putrescente regime berlusconiano. A Trieste è scesa in campo addirittura la Fiamma tricolore, che ha annunciato la creazione di proprie ronde intitolate al massacratore fascista Ettore Muti.
Ma anche la "sinistra" borghese non vuole restare indietro, tanto che in molte città amministrate dal "centro-sinistra", come Bologna, Firenze, Parma, Livorno, sono già operanti in varie forme ronde cittadine che fanno capo ai rispettivi neopodestà, mentre il presidente della provincia di Milano, Penati (PD), ha stanziato a tambur battente 250 mila euro a disposizione dei sindaci che vogliono istituire le ronde. D'altra parte solo qualche mugugno a mezza voce si è sentito da parte dei leader nazionali del PD: "Con le ronde si fa solo più confusione", si è degnato di commentare il rinnegato D'Alema. "Solo fumo negli occhi", le ha liquidate riduttivamente la Finocchiaro. Ancora una volta, come negli anni '20, la "sinistra" borghese sottovaluta gravemente la pericolosità delle squadracce fasciste. Ricordiamoci che le camicie nere cominciarono come associazioni "pacifiche" di ex combattenti e reduci della prima guerra mondiale per aiutare a riportare l'"ordine" nel Paese, sostituendo gli scioperanti nei servizi pubblici ecc. e finirono, al servizio della reazione degli industriali e agrari, col bruciare le case del popolo e le sedi sindacali e bastonare ed uccidere gli antifascisti. Per poi essere incorporate nella milizia fascista durante la dittatura Mussoliniana.
A dir poco contraddittorio è stato anche l'atteggiamento della chiesa cattolica: se a caldo il segretario del pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, Agostino Marchetto, aveva definito "una follia" il reato di clandestinità e le ronde un'"abdicazione dello Stato di diritto", dopo le proteste scandalizzate di Maroni, Calderoli e Mantovano è intervenuto energicamente il solito direttore della sala stampa vaticana, Lombardi, a rimettere le cose subito a posto rampognando l'incauto prelato: "Quando la Santa sede intende esprimersi autorevolmente, lo fa usando mezzi propri e modi consoni, come comunicati, note e dichiarazioni; ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore". Nulla deve turbare gli ottimi rapporti tra le gerarchie vaticane e il governo del nuovo Mussolini, specie dopo la perfetta intesa registratasi sul caso Englaro.

4 marzo 2009