Sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja
Il muro del boia sionista e nazista Sharon è illegale e va smantellato
Lo scorso 9 luglio la Corte internazionale di giustizia dell'Aja (Cig) ha reso noto il parere consultivo, richiestole l'8 dicembre 2003 dall'Assemblea generale, sulla costruzione del muro in Cisgiordania messa in pratica dal boia sionista e nazista Sharon. La sentenza è chiara: il muro è illegale, lede i diritti del popolo palestinese e deve essere smantellato. Una decisione presa col favore di 14 dei 15 membri della Corte, solo il giudice americano ha votato contro. La Cig ha espresso il suo parere e dovrebbe toccare alle Nazioni Unite trovare le "azioni necessarie" per metterlo in pratica. Sarà difficile che lo faccia il Consiglio di sicurezza, bloccato dalla scontato veto dell'imperialismo americano; se ne occuperà l'Assemblea generale che già si era espressa contro la costruzione del muro ma le sue deliberazioni non sono vincolanti.
Nella sentenza letta dal presidente della Corte, il magistrato cinese Shi Jiuyong, si afferma che "la costruzione del muro da parte di Israele nei territori occupati palestinesi, anche all'interno e intorno a Gerusalemme est, è contraria al diritto internazionale", non corrisponde affatto al preteso "diritto all'autodifesa" accampato da Tel Aviv ma "equivale ad una annessione de facto" di una parte consistente della Cisgiordania. Il muro che si snoda in profondità all'interno della linea di confine violata da Israele con l'aggressione del giugno 1967, la cosiddetta Linea verde, "impedisce l'esercizio da pare del popolo palestinese del suo diritto all'autodeterminazione". Perciò Israele deve "porre fine alla sua violazione del diritto internazionale, interrompere immediatamente i lavori di costruzione, smantellare la struttura già costruita e abrogare gli atti legislativi che autorizzavano la costruzione"; deve inoltre indennizzare tutti i palestinesi che hanno avuto le terre requisite e le case distrutte lungo il percorso del muro.
La sentenza della Corte fa piazza pulita delle argomentazioni dei sionisti e nazisti di Tel Aviv che presentano il muro come una barriera "difensiva" per impedire gli attacchi contro Israele mentre in realtà è uno strumento per annettere definitivamente più della metà della Cisgiordania, dove si trovano gran parte delle fonti di acqua e le principali colonie costruite illegalmente nei territori occupati nel 1967. Il progetto del muro lungo la linea di confine e oltre tra Cisgiordania e Israele è stato pensato dal governo laburista di Barak subito dopo l'inizio della seconda Intifada; dovevano essere oltre 350 chilometri di mura alte otto metri, reticolati di filo spinato e filo elettrico e fossati controllati da telecamere, con pochissimi e presidiatissimi punti di transito.
Il progetto è stato ripreso e ampliato fino a 700 chilometri di muro da Sharon e con un percoso che isola città come Qalqiliya e paesi palestinesi ridotti a campi di concentramento a cielo aperto. La costruzione del muro è iniziata nel giugno 2002 nella regione di Jenin. Le ruspe sioniste hanno distrutto case e edifici pubblici, sradicato oltre 100 mila olivi e alberi da frutta, sbarrato strade.
La questione del muro in Cisgiordania era approdata nell'ottobre 2003 in Consiglio di sicurezza dove un veto dell'imperialismo americano aveva bloccato una risoluzione di condanna. Condanna che invece veniva pronunciata nel dicembre 2003 a maggioranza dall'Assemblea generale; la risoluzione chiedeva il pronunciamento della Cig dell'Aja che dopo cinque mesi di lavori emetteva la sua sentenza di condanna.
La Corte ha concluso il suo giudizio di condanna sottolineando che "le Nazioni Unite, e in modo particolare l'Assemblea generale e il Consiglio di sicurezza, devono prendere in considerazione ogni ulteriore azione necessaria per porre fine alla situazione illegale creata dalla costruzione del muro". Una richiesta di intervento per costringere il regime sionista a applicare la sentenza, vista la regolare arroganza con la quale il governo di Tel Aviv rigetta le risoluzioni dell'Onu e dopo che il portavoce di Sharon ha liquidato il giudizio della Corte come "spazzatura". Lo steso giudizio, seppur espresso con parole diverse, dell'imperialismo americano: in una conferenza stampa del 9 luglio, il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan ha affermato che la Cgi "non ha legittimità a giudicare in materia" e che la sentenza potrebbe interferire con il processo di pace imperialista definito nella cosiddetta road map. Identico a quello di Bush è stato il giudizio dello sfidante democratico John Kerry che ha sposato appieno la posizione di Sharon: "la barriera di Israele è una legittima risposta al terrore ed esiste soltanto in risposta all'ondata di attacchi terroristici contro Israele. Non e' un aspetto che possa essere trattato dalla Cig".
L'Unione europea ha appoggiato la sentenza della Corte, anche se fino a non molto tempo fa vari paesi europei contestavano la legittimità del tribunale dell'Aja sull'argomento. Ma dalle parole ai fatti ce ne corre tanto che l'Ue, primo partner commerciale di Israele, non ha affatto preso in considerazione di sospendere il Trattato di associazione e tutti i trattati commerciali con Tel Aviv, cioè le necessarie sanzioni politiche e economiche verso il regime sionista per costringerlo a cessare l'occupazione dei Territori e rispettare i diritti legittimi del popolo palestinese, a cominciare dall'applicazione delle risoluzioni dell'Onu finora ignorate.
21 luglio 2004