Difendendo l'ispezione alla procura di Trani
Napolitano ancora una volta copre il nuovo Mussolini
Berlusconi: " Il Quirinale mi dà ragione"

Non appena è scoppiato sui giornali lo scandalo dell'inchiesta della procura di Trani sulle intercettazioni che rivelano le manovre di Berlusconi in combutta con Minzolini, il direttore della Rai Masi e membri dell'Agcom per far chiudere Annozero e altre trasmissioni a lui sgradite, il suo fedele gerarca alla Giustizia, Angelino Alfano, ha subito messo in atto la classica ritorsione intimidatoria contro i magistrati pugliesi: l'invio di ispettori del suo ministero, cioè della lunga mano dell'indagato, per indagare sugli indaganti. Con il mandato di dimostrare che l'inchiesta di Trani sarebbe viziata da quelle che il Guardasigilli ha bollato come "tre gravissime patologie": un "problema gravissimo di competenza territoriale", un "abuso di intercettazioni" e la "rivelazione del segreto d'ufficio". Ma soprattutto con il mandato non dichiarato di ficcare il naso nelle carte e vedere che cosa hanno veramente in mano i pm a carico del neoduce.
Un plateale intervento a gamba tesa del governo che non poteva non allarmare il Csm, che aveva appena approvato a stragrande maggioranza un documento per condannare i ripetuti interventi del nuovo Mussolini contro la magistratura e il suo stesso organo di autogoverno. "Mandare oggi gli ispettori a Trani è un evidente tentativo di intimidazione", denunciava immediatamente il consigliere togato Livio Pepino, di Magistratura democratica. E spiegava: "Intanto perché le questioni poste dal ministro, a cominciare da quella della competenza territoriale, riguardano il merito dell'indagine e dunque non sono accertabili dai suoi ispettori. E poi per i tempi e i modi, quella di Alfano appare un'iniziativa politica che più che accertare qualcosa tende a impedire un'indagine. Si tratta di un tema che non può non interessare il Csm e penso che troveremo modi e forme per farlo al più presto".
"Quelle poste da Alfano - rincarava il consigliere Fabio Roia di Unicost - sono questioni che esulano dalla sua competenza: sulla fuga di notizie deve indagare la magistratura e il merito delle intercettazioni riguarda la sfera processuale. E il Csm deve riflettere sull'invio quasi sistematico degli ispettori da parte del ministro in coincidenza con inchieste di una certa rilevanza, oggettivamente politica, e quasi contestualmente a dichiarazioni molto forti del presidente del Consiglio". Altri consiglieri hanno fatto notare che in base alla giurisprudenza interna i magistrati di Trani si potevano legittimamente rifiutare di esibire agli ispettori le carte riguardanti l'inchiesta coperte da segreto istruttorio.
Insomma un gioco troppo scopertamente sporco, quello di Alfano, per essere lasciato passare senza risposta dal Csm, che difatti ha aperto un procedimento a tutela dei magistrati pugliesi. Ciò ha mandato su tutte le furie lo sgherro del neoduce, che si è messo a inveire contro il Csm che "viola la Costituzione", mentre l'apertura della pratica sarebbe "quanto di più grave si sia mai visto da parte di questo organismo", un atto "che vulnera il sistema democratico della divisione dei poteri". Tutto ciò - sentenziava il mastino di via Erenula - dimostra la volontà di certa magistratura di voler evitare che si faccia luce sulle patologie di inchieste che hanno una chiara ed ovvia valenza politica".
Le cose erano giunte a questo punto e si profilava un duro braccio di ferro tra Palazzo dei Marescialli e il governo, quando Napolitano, in procinto di partire per la visita di Stato in Siria, è intervenuto inopinatamente, e senza nemmeno che il governo glielo avesse ancora formalmente richiesto, con una dichiarazione delle sue che sembrano apparentemente "imparziali", o se si preferisce "cerchiobottiste", ma in realtà finiscono invariabilmente per fare il servizio ad una parte sola, il neoduce Berlusconi: "Vanno rispettate l'autonomia delle indagini e l'autonomia degli interventi ispettivi disposti dal Ministro della Giustizia", ha detto infatti Napolitano, richiamando ipocritamente tutti ad "evitare drammatizzazioni e contrapposizioni" , ma precisando però puntigliosamente che il Csm può solo prendere in esame le relazioni conclusive degli ispettori "e non pronunciarsi preventivamente sullo svolgimento di dette inchieste". Insomma i magistrati non si possono opporre all'ispezione, anche se è politicamente ispirata e palesemente intimidatoria, ma soltanto lamentarsi eventualmente dopo che è già stata fatta. Alla faccia dell'"imparzialità" dell'inquilino del Quirinale!
Un intervento che ha gelato i magistrati e ha ringalluzzito il nuovo Mussolini, che difatti ha parlato trionfante di "sconfessione" del Csm da parte del Quirinale. E Alfano ne approfittava subito per un'ulteriore invasione di campo, dichiarando con arroganza: "non voglio immaginare cosa sarebbe questo Csm senza Napolitano, il loro scivolone è sotto gli occhi di tutti. D'ora in poi non accetterò più i loro pareri e li rimanderò indietro". Applausi entusiasti all'intervento del nuovo Vittorio Emanuele III, sempre pronto a levare le castagne dal fuoco al nuovo Mussolini, che si tratti di firmare le sue leggi ad personam e i suoi decreti golpisti, o che si tratti di bacchettare e stoppare magistrati troppo riottosi, sono venuti significativamente anche dalla Lega, con una dichiarazione di Bossi ("è un buon presidente") e dal capogruppo al Senato Bricolo, per il quale "la sua "correttezza" e il suo 'equilibrio' non possono che essere apprezzati da tutti. Noi come Lega lo diciamo da tempo".

24 marzo 2010