In visita ai suoi compari revisionisti e rinnegati di Pechino
Napolitano elogia la Cina capitalista e attacca il socialismo

Emozionato, ammirato, strabiliato, e chi più ne ha più ne metta: Napolitano non ha davvero risparmiato i superlativi durante la sua visita di Stato in Cina, in occasione dell'Expo di Shanghai, non perdendo occasione per esaltare la Cina capitalista della cricca revisionista e rinnegata di Pechino e il suo "miracolo economico" edificato sul super sfruttamento dei lavoratori, la devastazione dell'ambiente e la soppressione dei più elementari diritti delle masse. E allo stesso tempo ha trovato anche il modo di lanciare un attacco velenoso a Mao, al socialismo e alla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.
"Mi s'incrina la voce", ha detto prima di ritirarsi a colloquio col presidente cinese Hu Jintao, "non nascondo la mia emozione, perché considero questa visita particolarmente toccante, per tutto ciò che ha rappresentato per quelli della mia generazione la nascita della Repubblica popolare nel 1949". Aggiungendo sibillinamente subito dopo: "Naturalmente, dopo la Lunga Marcia è cominciata una lunga strada".
Che cosa avesse in mente di chiosare lo si è capito quando ci è tornato sopra la sera, quando a una domanda proprio sull'argomento lasciato in sospeso ha risposto: "Quello che rimane delle speranze della mitica Lunga Marcia? Direi il significato liberatorio di quell'evento. La Cina, prima, era un Paese scivolato nelle retrovie". Soltanto questo? Non era piuttosto la Cina ancora un Paese semifeudale e una semicolonia alla mercé di ogni predone imperialista? E la Lunga Marcia e la proclamazione della Repubblica popolare sono state fatte solo per "assicurare una scodella di riso ad ogni cinese", come ha lasciato intendere Napolitano alludendo al periodo "prima" delle "riforme" capitaliste di Deng Xiaoping, o non sono state invece anche tappe della costruzione di una grande Cina socialista?
Ma per il rinnegato del Quirinale tutta l'esperienza del socialismo in Cina a partire dal 1949 e fino alla restaurazione del capitalismo, con particolare riferimento alla Rivoluzione culturale, è solo una brutta, anzi "orripilante" parentesi da cancellare dalla storia: "Io ho ricordato scherzosamente al presidente Hu Jintao che un tempo l'obiettivo della dirigenza cinese era di assicurare una scodella di riso ad ogni cinese. Bè, dico che di strada da allora se n'è fatta tanta e questo non può non colpire", ha detto infatti Napolitano. E ha aggiunto: "È evidente che nel corso di tutti questi decenni è crollata l'utopia, l'illusione o la mistificazione di un sistema economico socialista pianificato alternativo all'economia di mercato, e quindi questa impetuosa crescita della Cina si è collocata in una prospettiva tutt'affatto diversa da quella che la dirigenza cinese all'epoca di Mao e della Lunga Marcia aveva in mente".
Certo che è tutt'affatto diversa, anzi agli antipodi dell'epoca di Mao! Ma in tutt'altro senso da quello che intende questo rinnegato, per il quale la Cina socialista, dove la classe operaia era al potere e dirigeva tutto e le masse erano padrone della loro vita e del loro destino, sarebbe stata l'inferno, mentre la Cina capitalista di oggi, dove impera uno sfruttamento selvaggio e vige una ferrea dittatura fascista sarebbe invece da ammirare e da prendere ad esempio, sul piano economico, anche dai paesi capitalistici occidentali.
Tant'è vero che egli ha concluso la sua velenosa riscrittura della storia della Cina con la "orripilante degradazione" della Rivoluzione culturale, fino all'avvento della "grande stagione di Deng Xiaoping", che "pur da veterano aveva avuto il coraggio di fare un'altra svolta dopo quella del 1949, e la storia gli ha dato ragione poiché è su quella strada che avanza oggi il Paese". E non a caso Napolitano ha ricordato la sua precedente e unica visita in Cina nell'84, in piena restaurazione denghiana, dicendosi ammirato per il "miracolo economico cinese, che ha fatto da battistrada ed è stato contagioso, specie per l'Asia".
Da vecchio revisionista e rinnegato non poteva che attaccare Mao e il socialismo ed esaltare un altro revisionista e rinnegato come Deng, che ha distrutto il socialismo e restaurato il capitalismo e il fascismo in Cina.

17 novembre 2010