Mediando tra destra e "sinistra" del regime neofascista
Napolitano dà ancora fiato a Berlusconi e salva la finanziaria di lacrime e sangue
Il premier chiede la fiducia in parlamento. Il giorno dopo, il voto contemporaneo al Senato e alla Camera
Il neoduce: "E' quello che volevo"

Col vertice del 16 novembre al Quirinale con i presidenti di Camera e Senato Napolitano è riuscito nell'intento di congelare la crisi di governo, che sembrava precipitare dopo l'uscita dei finiani dall'esecutivo, per dare la precedenza assoluta all'approvazione della Finanziaria di lacrime e sangue di Tremonti.
La cosiddetta "guerra delle mozioni" - quella di fiducia al governo presentata dalla maggioranza al Senato e quella di sfiducia presentata da PD e IDV alla Camera - è rinviata infatti a dopo l'approvazione delle leggi di Stabilità e di Bilancio, che si prevede entro il 10 dicembre, con l'accordo anche della "opposizione" che si è impegnata a non ostacolarla. Solo dopo si aprirà il capitolo crisi, con il discorso di Berlusconi il 13 dicembre, prima al Senato e poi alla Camera, e la votazione "contemporanea" il giorno dopo sulle due mozioni nei due rami del parlamento.
Questo l'accordo raggiunto tra Fini e Schifani sotto la supervisione di Napolitano, il quale si è detto "sollevato" per la "costruttiva intesa", che salva la Finanziaria, ma concede anche a Berlusconi un prezioso mese di tempo per uscire dall'angolo con una controffensiva basata sull'uso massiccio dei media e su una martellante campagna acquisti di voti in parlamento contando di arrivare al fatidico appuntamento con rapporti di forza ribaltati. "Va bene, è proprio quello che volevo io", ha confidato infatti il neoduce trionfante a Schifani e agli altri suoi gerarchi. Una soddisfazione avvalorata dalla speculare dichiarazione di Bersani, che ha invece commentato in tono depresso: "Berlusconi si è preso tempo, e fin troppo, per traccheggiare e far melina sulla crisi". Ma il leader liberale della "sinistra" borghese ha confuso ancora una volta le acque, perché questo tempo non se l'è preso Berlusconi, bensì glielo ha regalato Napolitano.

Un salvagente per il neoduce
Berlusconi ha più di un motivo per gioire di questa ciambella di salvataggio offertagli dal rinnegato del Quirinale. Il quale non si è limitato, come è stato detto, a fare da arbitro tra le opposte volontà dei due presidenti del parlamento, ma è intervenuto a gamba tesa nel contrasto tra i due stoppando con decisione la richiesta di Fini di mettere in calendario la mozione della Camera prima di quella del Senato, come è sempre stata consuetudine. Il discorso prima al Senato e la cosiddetta "contemporaneità del voto, che tale non è perché dato il numero minore di votanti il Senato farà comunque prima, danno un oggettivo vantaggio politico al neoduce, che infatti al commento soddisfatto per la notizia portatagli da Schifani ha aggiunto: "Una volta incassata la fiducia al Senato cambierà tutto. Li voglio proprio vedere i deputati che votano la mozione di sfiducia con la certezza di andare alle elezioni dopo due mesi. E da chi saranno rieletti"?
L'assist regalatogli da Napolitano permette inoltre al nuovo Mussolini di cambiare improvvisamente faccia, da fattore di divisione e di crisi a fattore di responsabilità e di stabilità, tanto che partecipando il giorno dopo alla cerimonia al Quirinale per i nuovi "cavalieri del lavoro" ha definito le elezioni anticipate "una iattura per il Paese" e "irresponsabili" coloro che hanno "messo a rischio un governo che fino a qualche tempo fa era il più solido e meglio piazzato in Europa, con 100 deputati di maggioranza, tre anni di legislatura ancora davanti e un presidente del Consiglio primo in Europa per considerazione". In parole povere, senza di lui e dopo di lui ci può essere solo il caos. E Napolitano è sembrato addirittura confermarlo, dichiarando che "avremo bisogno di altri segni di senso di responsabilità da parte di tutte le forze rappresentative nel prossimo avvenire". Come dire che è meglio evitare la crisi e lasciar vivere questo governo attraverso compromessi come quello raggiunto il giorno prima.
In ogni caso Berlusconi ne è stato rafforzato quantomeno di qui a un mese, il che non è poco, considerando che con ciò è sicuro di aver seppellito in anticipo un eventuale "governo tecnico" perché ormai non ci sarebbero più i tempi tecnici necessari. Anche ammesso infatti che non riesca a ribaltare i conti alla Camera e venga sfiduciato, cosa nient'affatto scontata visto come sta andando la sua campagna acquisti tra le stesse file dei finiani, si andrebbe probabilmente alle elezioni in primavera e nel frattempo, come ha osservato Bossi, almeno per l'ordinaria amministrazione, il governo durerà fino al 27 marzo e lui incasserà il federalismo fiscale promesso dal neoduce. Un altro scenario non esiste per quest'ultimo: "Sono convinto - ha dichiarato sempre durante la cerimonia al Quirinale - che in parlamento il governo ce la farà. Ma o la fiducia o le elezioni. Non credo che ci sarà un Berlusconi-bis, perché non possiamo fidarci di forze che non garantiscono il massimo della lealtà".

Marcia indietro di Fini e Casini?
E a giudicare dagli ultimi avvenimenti sembra che la strategia di restare abbarbicato alla poltrona lavorando sottobanco per disgregare le file avversarie stia effettivamente pagando. L'intervento in video di Fini sul sito di FLI, in cui ha fatto un appello a Berlusconi a onorare le sue responsabilità di governo "nel grave momento che stiamo attraversando", è sembrato una marcia indietro quantomeno nuovamente verso un governo Berlusconi-bis, e interpretato dal neoduce e i suoi gerarchi come chiaro segnale dell'efficacia della pressante campagna acquisti condotta tra i più incerti del suo gruppo parlamentare. Per non parlare dell'indecente apertura di Casini al governo Berlusconi lanciata domenica scorsa all'Assemblea nazionale dell'UDC, in cui ha fatto capire di essere pronto a trattare il suo ingresso nella maggioranza per un "governo di armistizio" e senza più chiedere a Berlusconi di farsi da parte. Un'ennesima giravolta, questa del leader centrista democristiano, che ha spiazzato i finiani e provocato ammiccamenti compiaciuti tra i gerarchi del neoduce, il quale per ora non si sbilancia, ma che da tempo avrebbe già aperto le porte a Casini per rimpiazzare i voti di FLI se non fosse stato per il veto della Lega.
Che il vento sia cambiato dopo l'entrata in campo di Napolitano che ha ridato fiato a Berlusconi lo dimostra anche il fatto che ora non si parla più della mozione di sfiducia congiunta annunciata da Fini e Casini da presentare alla Camera in caso di mancate dimissioni da parte del premier. Costui non si è dimesso affatto, anzi li sfida mostrandosi sicuro di incassare la fiducia anche alla Camera, eppure della mozione di sfiducia di FLI e UDC, su cui la "sinistra" borghese faceva affidamento per sperare di cacciarlo facendo convergere anche i suoi voti, si sono perse attualmente le tracce.
Intanto il nuovo Mussolini continua a blindarsi, corrompendo e comprando parlamentari a destra e a manca, e perfino l'anticomunista, ultraliberista e presidenzialista Pannella ha ventilato un salto della quaglia dei suoi sei parlamentari eletti nelle liste del PD verso le truppe cammellate al servizio di Berlusconi.
Noi marxisti-leninisti rinnoviamo l'invito a tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose antifasciste a un nuovo 25 Aprile per liberarci dal nuovo Mussolini.

24 novembre 2010