Napolitano, Prodi e Bertinotti si inchinano al papa e alla Cei sui Pacs
PRC e Verdi ritirano le proprie mozioni e appoggiano quella dell'Ulivo in tema di famiglia

Mentre la crociata del papa e della Conferenza episcopale italiana (CEI), con alla testa Ruini, in difesa della famiglia cattolica e contro il riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali assume toni sempre più violenti e perentori, Napolitano è intervenuto per riconoscere il ruolo della Chiesa cattolica e per invitare a trovare l'accordo su una legge che rispetti il volere del papa.
Il 29 gennaio, nel corso di una conferenza stampa a margine del suo viaggio in Spagna, infatti, il capo dello Stato si è così espresso a proposito del disegno di legge sulle unioni di fatto che il governo dovrebbe presentare nei prossimi giorni: "Ci sono sensibilità diverse, c'è sicuramente anche una componente storica di ispirazione cattolica sul piano politico all'interno della maggioranza di centrosinistra, e non ho dubbi che si potrà trovare una sintesi nel dialogo, anche con la Chiesa cattolica tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa cattolica. Comunque mi pare che nella storia italiana, a cominciare da quando fu scritta la Costituzione, si è trovato il modo di arrivare a questa combinazione di diverse sensibilità già quando si scrisse l'articolo 7 della Costituzione. E noi ci ispiriamo ai principi della Costituzione anche per dare soluzione ai problemi aperti".
Così il rinnegato Napolitano, invece di respingere al mittente le inammissibili ingerenze del papa e dei vescovi italiani sulla vita politica e istituzionale del nostro Paese e rivendicare l'indipendenza e il diritto dello Stato italiano a legiferare senza alcun condizionamento religioso e dogmatico, rassicura le gerarchie vaticane perorandone la causa e raccomandando al governo e al parlamento italiano di tener conto delle loro pretese.
Messaggio immediatamente recepito dal presidente del consiglio, il democristiano Prodi che da Addis Abeba, commentando le parole di Napolitano, ricorda di essersi sempre posto "fino in fondo, il problema di dialogare con la Chiesa e di tener conto dei suoi timori sulla vicenda delle coppie di fatto" assicurando che sulla questione dei Pacs (Patti civili di solidarietà) ascolterà il papa.
E se il presidente del Senato, il democristiano Marini, non poteva che sottoscrivere le parole del capo dello Stato, da Santiago del Cile anche il guardiano della Camera, Fausto Bertinotti, ha fatto arrivare il proprio sostegno e dichiara: "Non posso che essere d'accordo con Napolitano".
Queste ampie aperture da parte delle più alte cariche dello Stato e del governo hanno tutt'altro che indotto le gerarchie ecclesiastiche ad abbassare i toni e ad aprire il dialogo su questo tema. Al contrario, sono state interpretate proprio come la legittimazione a intervenire in modo ancor più duro e pesante.
All'indomani delle dichiarazioni di Napolitano, Prodi e Bertinotti, il segretario generale della CEI, Giuseppe Betori, parlando alla stampa a conclusione dei lavori del Consiglio episcopale permanente ha infatti rincarato la dose: "Non si può chiedere ai cattolici di riconoscere che può esserci una 'simil-famiglia'. Riteniamo superflua una legge specifica sulle unioni: si possono estendere i diritti eventualmente ancora da riconoscere attraverso il diritto comune". E ha spiegato: "La convivenza non deve avere rilievo pubblico, questo vale sia per le convivenze fra persone dello stesso sesso che per quelle eterosessuali". "Il rischio è quello di imboccare un piano di scivolo a cui si aggiungeranno poi diritti su diritti, come è accaduto in Olanda, con la possibilità di adozione, di fecondazione artificiale e utero in affitto alle coppie gay, con l'argomento della non discriminazione".
La Chiesa cattolica non starà dunque a guardare quanto e ancor più di quanto abbia fatto sul tema della fecondazione assistita e minaccia che "Se la legge passa non potremo restare inerti. Bisogna fare diga, lo si può fare in molti modi" anche con un referendum abrogativo, ha ammesso candidamente Betori. La CEI ritiene decisiva la battaglia sui Pacs per il futuro dell'istituto della famiglia e non intende affatto demordere dall'imporre la propria concezione dogmatica, oscurantista e medievale. Forte anche del sostegno del papa nero Ratzinger che ha indicato perentoriamente come "non negoziabili" i temi che riguardano la famiglia e ha condannato sistematicamente il riconoscimento delle unioni di fatto e fra omosessuali.
Betori ha parlato anche tenendo presente che all'indomani vi sarebbe stato il voto alla Camera sulle mozioni in tema di famiglia e unioni di fatto, mirando chiaramente a influenzarne l'esito.
Le mozioni
La Camera il 31 gennaio ha approvato a maggioranza la mozione presentata dall'Ulivo che impegna il governo a presentare in parlamento un disegno di legge sulle unioni di fatto entro la data del 15 febbraio. Una mozione che non ha ricevuto i voti favorevoli dell'Udeur di Mastella, che è rimasto fermo su una propria mozione che ricalca la linea della CEI, e di altri deputati che hanno preferito defilarsi.
La mozione, che ha ricevuto 301 voti a favore rispetto ai 349 su cui avrebbe dovuto contare, è passata grazie all'apporto decisivo del PRC e dei Verdi che hanno ritirato le rispettive mozioni per far convergere i propri voti su quella assai più moderata dell'Ulivo. Una mozione che ricalca pari pari il programma elettorale dell'Ulivo, fortemente incentrata sulla difesa della famiglia borghese tradizionale e sull'impegno a portare avanti una vera e propria politica sociale familista e che non contempla affatto il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto etero o omosessuali limitandosi a chiedere il riconoscimento di alcuni diritti e garanzie individuali. Nella mozione infatti si legge che il disegno di legge del governo dovrà prevedere "il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi, né il loro orientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali e di solidarietà), la loro stabilità e volontarietà".
In sostanza, una formulazione che lascia aperte le porte a qualsiasi soluzione a ribasso che potrebbe anche soddisfare le pretese del papa e dei vescovi italiani come di fatto si va già profilando. Prodi aveva già avuto modo di ribadire che i Pacs non sono contemplati nel programma dell'Ulivo. Lo stesso Marini ha ammesso che "L'ipotesi a cui si lavora è lontana dai Pacs o da simil-matrimoni". Insomma, lontani dal riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e dall'equiparazione dei loro diritti sociali, economici e fiscali a quelli delle coppie sposate.
Non ci resta che attendere il testo del disegno di legge per capire fino a che punto il governo si è calato le brache di fronte alle pretese delle gerarchie cattoliche più reazionarie e oscurantiste che non rispecchiano certo la volontà della maggioranza dei cattolici democratici e progressisti.

7 febbraio 2007