Alla cerimonia ufficiale al Quirinale
Napolitano ricorda le foibe. Come il fascista Fini
Studenti antifascisti caricati a Padova perché protestano contro la "giornata del ricordo" voluta dai fascisti. A Roma omaggio ai partigiani jugoslavi

"Foibe, adesso quei martiri sono di tutti. Finisce in archivio la stagione del silenzio. Napolitano: fu una tragedia che travolse migliaia di italiani senza colpe". Questo titolo trionfale del quotidiano fascista Secolo d'Italia dell'11 febbraio, con a fianco la foto di Napolitano che stringe la mano a Gianni Letta durante la cerimonia commemorativa al Quirinale, mostra spudoratamente qual è il significato della celebrazione annuale del "giorno del ricordo": una sporca operazione anticomunista di revisione della storia, programmata a tavolino allo scopo di criminalizzare e cancellare ogni memoria della Resistenza e dell'antifascismo, in nome dell'unità nazionalista e patriottarda tra la destra e la "sinistra" del regime neofascista e dell'imperialismo italiano.
Il "giorno del ricordo" del 10 febbraio in memoria delle "vittime delle foibe" e dell'"esodo dei profughi istriano-dalmati", fu istituito infatti con una legge del 2004 proposta dai fascisti e votata quasi all'unanimità dal parlamento nero, ricevendo subito il patrocinio di Ciampi, che dal 2006 dette il via alle celebrazioni solenni al Quirinale. Da parte sua Napolitano non solo ha proseguito tali celebrazioni nel solco di Ciampi, ma ne ha ulteriormente accentuato il carattere nazionalista e patriottardo, fino addirittura a sconfinare nel revanscismo e provocare le proteste ufficiali dei governi della Croazia e della Slovenia.
Memore di questo "incidente diplomatico" stavolta il rinnegato del Quirinale è stato più prudente, mettendo le mani avanti col negare ogni intento revisionista, nazionalista e revanscista del "giorno del ricordo" e cercando di coprirsi dietro un sottile quanto ipocrita velo di antifascismo: "Il Giorno del Ricordo voluto dal Parlamento - ha detto infatti Napolitano - ha corrisposto all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già per troppo tempo mancato e giustamente sollecitato. Esso non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo. La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra. E non c'è espressione più alta di questa nostra consapevolezza, di quella che è segnata nell'articolo 11 della nostra Costituzione, là dov'è sancito il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.
Non dimentichiamo e cancelliamo nulla: nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra".
Ma subito dopo questo frettoloso e generico accenno alle "responsabilità storiche" del fascismo (badando bene di non usare termini più appropriati e forti come "crimini", "genocidio" ed altri), egli ha ripetuto anche stavolta il suo attacco revisionista e anticomunista alla verità storica, sottolineando con enfasi: "Ma non possiamo certo dimenticare le sofferenze, fino a un'orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa. E non possiamo non sentirci vicini a quanti hanno sofferto comunque di uno sradicamento a cui è giusto che si ponga riparo attraverso un'obbiettiva ricognizione storica e una valorizzazione di identità culturali, di lingua, di tradizioni, che non possono essere cancellate".
Parole che hanno offerto una comoda sponda al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, intervenuto a nome del governo Berlusconi, per dichiarare trionfante che "la congiura del silenzio è terminata"; e per ripetere subito dopo il falso storico, ormai spacciato come oro colato tanto dalla destra quanto dalla "sinistra" di regime, che "furono decine di migliaia i morti nelle foibe e nei campi di concentramento". Una cifra questa fino a qualche anno fa sostenuta solo dai fascisti ma mai dimostrata, mentre di storicamente accertato si può parlare solo di alcune centinaia di infoibati, per la maggior parte fascisti e collaborazionisti dell'esercito nazista. Quanto ai campi di concentramento quelli ci furono veramente, ma furono quelli allestiti dall'esercito mussoliniano per attuare la pulizia etnica contro le popolazioni jugoslave.
Letta rovescia perciò la storia, scambiando truffaldinamente gli aggrediti con gli aggressori e i criminali di guerra con le loro vittime. E tutto questo con la complicità della "sinistra" borghese che gli regge il sacco, con il rinnegato Napolitano in prima fila. La stessa sporca operazione che ha fatto il caporione fascista Fini, presenziando nello stesso giorno a un'analoga cerimonia tenuta per la prima volta nella sala della Lupa di Montecitorio, in cui ha parlato di "crimine contro l'umanità" e di "pulizia etnica" attribuibili esclusivamente sia ai "meccanismi dell'ideologismo comunista", sia a "quelli del nazionalismo aggressivo panslavista". Ma in nessun caso alle responsabilità del fascismo mussoliniano, che nel suo discorso non è stato mai evocato, nemmeno per servirsene da foglia di fico come ha fatto Napolitano.
Per fortuna non tutti si lasciano ingannare dall'asfissiante propaganda revisionistica di regime sulle foibe. Molti i giovani, soprattutto dell'Onda studentesca e dei Centri sociali, che hanno coraggiosamente cercato di reagire alla poderosa macchina politico-mediatica messa in campo dal regime neofascista per il "giorno del ricordo". A Padova gli studenti medi e universitari dell'Onda hanno tenuto un presidio davanti alla sede storica dell'Università per contestare una manifestazione di giovani neofascisti legati a Forza nuova, Destra universitaria e Lotta studentesca, protetti da un ingente schieramento di polizia. Gli studenti antifascisti sono stati poi caricati violentemente dalle "forze dell'ordine", che si sono anche date ad una selvaggia caccia all'uomo per le vie del centro di Padova.
A Roma una delegazione dei collettivi studenteschi si è recata al cimitero di Prima Porta per rendere omaggio al monumento che ricorda il sacrificio dei partigiani jugoslavi. La coraggiosa iniziativa antifascista, come anche il successivo dibattito a La Sapienza sulla storia della Resistenza al confine orientale con la partecipazione dell'Anpi e dello storico Nicola Tranfaglia, è stata attaccata violentemente dai fascisti di Azione universitaria, Blocco studentesco e Casapound.
A sua volta il neopodestà fascista di Roma, Alemanno, lo stesso che quest'anno ha organizzato e partecipato ad un "viaggio della memoria" di studenti romani alle foibe triestine, con tanto di distribuzione di libello anticomunista con immagine di un uomo crocefisso a una falce e martello, ha suggerito alla gerarca Gelmini di fare "una verifica" su tutti i libri di storia in modo che siano adottati "solo i libri di storia completi di tutti gli aspetti, di tutte le vicende drammatiche del '900, che comprendano anche la tragedia delle foibe".

18 febbraio 2009