Lo afferma il capo dello Stato nella prefazione di un libro
Napolitano: Una stagione costituente per rivedere la Costituzione
Un altro bel servizio del nuovo Vittorio Emanuele III reso al nuovo Mussolini

Nella sua prefazione al libro "L'esercizio della democrazia" del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, Giorgio Napolitano coglie l'occasione per un'ennesima esortazione a tutti i partiti del regime neofascista a mettere finalmente mano alla controriforma della Costituzione.
Il suo intervento parte come al solito con un formale quanto sbrigativo omaggio alla Carta del 1948 e con un ipocrita richiamo al suo rispetto, ma dopo poche frasi di circostanza va subito al nocciolo della questione che gli preme pontificando che tutto ciò premesso "questo richiamo ad essenziali caratteristiche della democrazia costituzionale non ha nulla a che vedere con una visione statica della nostra Carta, con una sua celebrazione fine a se stessa o con l'affermazione della sua intoccabilità". E giù, da qui in poi e per tutto il resto dell'intervento, una serie di ragionamenti e argomentazioni per dimostrare che i tempi sono ormai stramaturi per mandarla in pensione e sostituirla con un'altra più consona alla terza repubblica già instaurata e operante di fatto ma non ancora pienamente sancita e ufficializzata a livello istituzionale.
A supporto di questa sua sporca operazione il rinnegato del Quirinale si avvale come sgabello delle modifiche alla Carta già effettuate in passato sia dalla destra che dalla "sinistra" del regime neofascista, insieme o separatamente, e in particolare nel 2001 con l'introduzione del federalismo da parte del "centro-sinistra", cosa che gli permette di sostenere a buon diritto: "Il testo entrato in vigore il 1° gennaio 1948 è stato d'altronde già toccato, già riveduto in decine di articoli, qualcuno dei quali in anni recenti, di notevole rilievo, e in un intero Titolo della seconda parte (il V, sulla devoluzione alle regioni di molte materie che erano di competenza dello Stato, ndr). E su ulteriori revisioni il discorso è non solo pienamente legittimo, ma per generale riconoscimento obiettivamente fondato".
Dopo aver passato poi in rassegna altri tentativi di manomissione della Costituzione, tra cui la Bicamerale golpista di D'Alema e Berlusconi, ed essersi rammaricato che nessuno di essi è andato a buon fine, ultima la controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Casa del fascio bocciata dal referendum popolare confermativo, Napolitano sottolinea che ciononostante "le forze politiche presenti in parlamento convergono largamente sulla necessità che quell'ordinamento richieda di essere riveduto e adeguato in più punti". "Non si può solo denunciare il rischio che esso sia stravolto", conclude velenosamente l'inquilino del Quirinale tirando le orecchie agli oppositori della controriforma costituzionale da terza repubblica, compresi tanti costituzionalisti come lo stesso autore del libro che sta recensendo.
Non è mio compito entrare in merito a tale revisione, "ma - aggiunge il nuovo Vittorio Emanuele III avviandosi a concludere il suo intervento con un appello finale - ritengo che sia mia responsabilità esortare le forze presenti in parlamento a uno sforzo di realismo e di saggezza per avviare il confronto su essenziali proposte di riforma della seconda parte della Costituzione, per le quali sia possibile giungere alla più ampia condivisione. Lo spirito dovrebbe essere quello, come si è di recente autorevolmente detto, di una rinnovata stagione costituente". Che poi è una proposta che piace a molti nei partiti della destra e della "sinistra" borghese, e sostenuta da leader del calibro di Calderoli, D'Alema, Casini e Fini.
Non c'è che dire: come recensione a un libro scritto non certo per arare il terreno alla controriforma della Costituzione, ma semmai per contestarla in punta di diritto, è un bel servizio reso coscientemente al nuovo Mussolini, Berlusconi, che un giorno sì e l'altro pure spara sulla Carta del '48 e giura che non avrà pace finché non l'avrà finita di stracciare e sostituita con quella pienamente neofascista, presidenzialista, e federalista con il marchio della P2.

14 luglio 2010