Una stangata da 35,4 miliardi di euro
No alla finanziaria liberista, padronale e antipopolare della "sinistra" borghese
Tagli alla spesa sociale. Tagli all'Università. Scippato il Tfr ai lavoratori. Ticket per il pronto soccorso. Soldi alle imprese. Aumentate le spese militari. Irrisori gli sgravi fiscali per i lavoratori. Nessuna sanatoria per i precari della P.A. Colpo di spugna sui reati amministrativi. Finanziamento per chi inquina. Scomparsa la tassazione sulle rendite finanziarie. Nessun contributo al fondo contro l'Aids. Su pressione del Vaticano il governo ha ritirato l'emendamento che concedeva i benefici della successione anche alle coppie di fatto
Sviluppiamo l'opposizione di sinistra al governo Prodi
In un clima di crescente sfiducia, sconforto e rabbia tra gli operai e i lavoratori, i pensionati, i precari, il mondo della scuola e dell'università, i pacifisti, gli stessi elettori di "centro-sinistra", il governo Prodi ha portato (quasi) a compimento l'approvazione della legge finanziaria 2007. Infatti, dopo il varo del testo originario da parte del consiglio dei ministri il 30 settembre scorso, dopo il primo passaggio il 20 novembre alla Camera, il 15 dicembre il Senato ha approvato, con 162 voti a favore e 157 contrari, il cosiddetto maxiemendamento, consistente in un unico articolo, ben 1.365 commi e oltre 350 pagine, scritto per i più in modo totalmente incomprensibile, che contiene tutta la manovra economica, comprese le novità. Hanno votato a favore i senatori dell'Unione che fanno capo a DS, Margherita, Udeur, PRC, Verdi, PdCI, Italia dei valori e Rosa nel Pugno, più cinque senatori a vita: Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini e Oscar Luigi Scalfaro. Hanno votato contro i partiti di "centro-destra" di Berlusconi, Bossi, Fini e Casini. Entro la fine dell'anno è previsto l'ultimo passaggio alla Camera per il licenziamento definitivo.
Prima di un giudizio sui contenuti un'annotazione sul metodo. Raramente si era assistito a un iter così caotico e così confusionario. Raramente si era visto riscrivere l'intero testo della legge di bilancio e di programmazione economica sotto la veste di maxiemendamento. Per loro stessa ammissione molti parlamentari hanno conosciuto il testo definitivo solo al momento del voto. Gli emendamenti sono stati gestiti quasi esclusivamente dal governo Prodi.
Come al tempo del governo del neoduce Berlusconi, anche il governo della "sinistra" borghese è andato avanti a colpi di voti di fiducia. Ma la riscrittura di parti del testo, la cancellatura di alcuni articoli, la rettifica di alcuni e l'introduzione di altri, spesso per accontentare le varie lobby legate a questo o quel partito, a questo o quel parlamentare, non ha cambiato l'impostazione di fondo, non ha cambiato gli obiettivi e le finalità della manovra elaborata dal governo a settembre. Lo dice apertamente il suo principale autore, il ministro per l'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, lo dice il presidente del Consiglio, Romano Prodi che ha diretto l'intera operazione. Ciò a partire dalle dimensioni di 35,4 miliardi di euro, ossia 15,2 tra tagli e tasse e 20,2 miliardi di investimenti. Il che conferma l'osservazione secondo cui la Finanziaria di lacrime e sangue è tra le più pesanti del dopoguerra.
Dalla lettura dei quotidiani borghesi, che hanno fatto un resoconto schematico e limitato alle sole novità introdotte nell'ultimo passaggio, non si coglie, anzi si perde l'insieme dei provvedimenti della Finanziaria. A parte il giornale del partito della rifondazione trotzkista, di Bertinotti, Liberazione, che invece ne fa uno stomachevole panegirico, cianciando di direzione giusta, di criteri di equità, giustizia sociale, redistribuzione del reddito, stabilizzazione dei precari, fondi a università e ricerca, servizi pubblici efficienti. È proprio dalla valutazione complessiva della manovra, è proprio dall'analisi dei suoi assi portanti che emerge la sua natura liberista e stangatrice, padronale e antipopolare. Tanto più se si tiene presente che la Finanziaria appena approvata rappresenta il viatico per sei controriforme che il governo intende affrontare subito a gennaio prossimo, che persegue i seguenti obiettivi: "più concorrenza nei settori finora protetti", leggi liberalizzazioni e privatizzazioni; "più produttività nel pubblico impiego"; la "riforma delle pensioni" con l'innalzamento dell'età pensionabile; "l'assestamento del federalismo fiscale"; "la riscrittura" dei contratti e del "patto del '93" a sostegno della competitività.

Le cose che non vanno
E allora bisogna ricordare e denunciare i tagli pesanti operati agli enti locali, alle province e alle regioni le quali dovranno ridurre importanti servizi sociali e pubblici, oppure aumentare le tasse locali; come suggerisce il governo dando loro la possibilità di incrementare le addizionali Irpef o di inserirne di nuove come la tassa di scopo. Bisogna stigmatizzare i tagli all'università e alla ricerca che hanno fatto infuriare rettori, docenti e studenti. "Il contenuto del maxiemendamento alla finanziaria - si legge in una nota della Conferenza dei rettori - dimostra la chiusura e la sordità del governo nei confronti delle esigenze di sola sopravvivenza delle università. Un milione e 800 mila studenti e migliaia di ricercatori - continua - rischiano i pagare sulla loro pelle il peso delle decisioni assunte". "Il maxiemendamento - rincara la dose l'Unione degli universitari - non accoglie nessuna delle richieste di correzione avanzate. Il prossimo anno potremmo ritrovarci con aumenti del 50% delle tasse universitarie". Bisogna denunciare lo scippo del Tfr dei lavoratori, punto portante dell'accordo con i sindacalisti collaborazionisti e del successivo decreto legge a sostegno dei fondi di pensione privati.
Di porcherie, come confessa il senatore diessino Cesare Salvi, ce ne sono tante nella manovra del governo. Partiamo dai soldi, e tanti, che in vario modo vengono dati alle imprese; vuoi attraverso la riduzione di cinque punti del "cuneo fiscale", vuoi attraverso finanziamenti per l'innovazione e altro ancora. Conta poco che la Confindustria di Montezemolo si lamenti e faccia finta di alzare barricate. È solo tattica per spingere il governo a realizzare subito e senza tentennamenti le controriforme liberiste e antioperaie sopra accennate, per impedire l'abrogazione della legge 30, per strappare il più possibile nella trattativa che si aprirà a gennaio con i sindacati su contrattazione, "politica dei redditi" e flessibilità. Aggiungiamo l'aumento vertiginoso delle spese militari (4 miliardi e 450 milioni nei prossimi tre anni) non solo per sostenere i contingenti militari all'estero, ma anche per acquistare armamenti adatti a un esercito interventista e imperialista.
A proposito delle "autentiche porcherie" di cui parla Salvi, di cosa si tratta? "I tetti agli stipendi dei manager di Stato. Con i meccanismi di deroga introdotti , il risultato - dice - è che non ci sarà alcun tetto perché si prevedono 500 mila euro elevabili a 750 mila", senza considerare che "i manager pubblici sono oggi gli unici lavoratori in Italia a godere della scala mobile". Scandaloso poi "il rimborso per i viaggi aerei in prima classe, per i dirigenti ministeriali". Quanto alla riduzione degli stipendi dei parlamentari non si è fatto quasi nulla, giacché "la riduzione del 30% dello stipendio dei ministri vale solo per i ministri-parlamentari" (con due stipendi). Inoltre, i tagli annunciati agli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali sono stati cancellati adducendo motivazioni costituzionali.
Di sconcezze ne troviamo altre. Come la cancellazione del "contributo di solidarietà" del 3% per le "pensioni d'oro" superiori ai 5 mila euro al mese. Come la scomparsa dal testo dell'aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 12 al 20%, che è l'aliquota in vigore da molto tempo negli altri paesi europei. Come l'assenza del promesso contributo italiano per il Fondo globale alla lotta all'Aids, pari a 130 milioni all'anno. Altra perla: l'osservatorio nazionale contro la violenza sessuale non tutelerà più i gay. È saltato, infatti, il riferimento all'orientamento sessuale. E che dire dell'emendamento, ritirato dal governo su pressione del Vaticano, che concedeva i benefici della successione anche alle coppie di fatto?
Particolarmente grave è il colpo di spugna sui reati amministrativi introdotto all'ultimo minuto con l'emendamento del senatore Fuda. Norma che di fatto accorcia i tempi di prescrizione per i procedimenti amministrativi per danno all'erario, rendendoli in gran parte vani e impedendo il recupero dei soldi dovuti allo Stato. Secondo il procuratore generale della Corte dei conti, Claudio De Rose, il colpo di spugna sarà totale se la norma sarà applicata ai processi in corso. Si tratta di centinaia di milioni di risarcimenti dovuti alla pubblica amministrazione per reati come le consulenze e gli incarichi esterni irregolari, ma anche per responsabilità degli amministratori delle società con capitale pubblico che sfumano. Della stessa gravità il capitolo del finanziamento ai produttori di energia da fonti rinnovabili che con un trucchetto è stato esteso ai produttori di fonti assimilabili, cioè di natura fossile, carbone, metano, petrolio, rifiuti bruciati. In pratica un incentivo all'inquinamento.
Quanto ai cosiddetti fiori all'occhiello riguardanti le redistribuzione del reddito e la stabilizzazione dei precari c'è tanto fumo e poco arrosto. Va precisato che della riduzione del "cuneo fiscale" al lavoro dipendente non tocca nulla. È vero che è stato riformulato il sistema dell'Irpef in cinque scaglioni di reddito e cinque aliquote di prelievo. È vero che è stato reintrodotto un prelievo fiscale sul reddito con una progressione maggiore rispetto alla "riforma" Tremonti. È vero che è stato aumentato (di poco) il tetto del reddito esente di lavoratori e pensionati. Va però precisato che: lo sgravio fiscale che ne deriva risulta irrisorio; la quota esente (7.500 euro per i pensionati, 8.000 euro per i lavoratori) è insufficiente; l'aliquota del 27% per il reddito che va dai 15 mila ai 28 mila euro, dove si trova il grosso degli operai e dei lavoratori con salario medio-basso, è troppo alta; ai cosiddetti incapienti, in pratica i poveri già esenti, non tocca nulla di concreto. Solo le famiglie numerose, con almeno tre figli prendono qualcosina in più dal lato degli assegni familiari, in una concezione sfacciatamente familista.
Circa la sventolata stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione che, secondo i dati della Cgil ammontano a 150 mila nella scuola, 90 mila nella sanità e oltre 300 mila nel pubblico impiego, altro che sanatoria. Lo apprendiamo dal ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, che afferma: "Non sono previste 350 mila assunzioni di precari nella pubblica amministrazione. In effetti avremo 8.000 assunzioni nella Pubblica amministrazione quest'anno con i fondi disponibili per il 2007 e avvieremo nei prossimi tre anni l'assunzione di 150 mila precari della scuola, che però sono già pagati dalla Pubblica amministrazione perché sono tutti supplenti annuali che stanno in graduatoria. Dopo di che avvieremo un piano di stabilizzazione dei precari che sarà legato al turn-over delle persone che andranno in pensione: su 10 nuovi pensionati saranno riassorbite sei persone e di queste una parte sarà di precari". Manca da aggiungere a questo quadretto nient'affatto esaltante, l'aumento del rapporto alunni/classe dello 0,4% con la conseguente cancellazione di 7.682 classi e un taglio di 19 mila docenti e 7 mila Ata, la riduzione delle ore settimanali di insegnamento tecnico, senza sapere che fine faranno i relativi insegnanti, in più saranno messi in mobilità 6/7 mila docenti fuori ruolo.
In conclusione, la Finanziaria di Prodi, Fassino, Mastella, Giordano, Diliberto, Pecoraro Scanio, Boselli e Bonino è da bocciare risolutamente. Ma, visto che il PRC e il PdCI sono conniventi, visto che i vertici sindacali confederali sono in una posizione filogovernativa, la protesta non può che partire dal basso, dai luoghi di lavoro e di studio, dai comitati e dalle associazioni, da un movimento che si autorganizza e si sviluppa. Non va lasciata la piazza alla destra ma occorre sviluppare nelle piazze l'opposizione di sinistra al governo Prodi.

20 dicembre 2006