Non ci può essere una "memoria condivisa"

Quella della "memoria condivisa'' è la parola d'ordine più ricorrente e dominante nell'operazione politica neofascista che ha portato il parlamento nero all'approvazione plebiscitaria del "giorno del ricordo''. Una parola d'ordine che proviene direttamente dall'armamentario retorico di Ciampi, che ne ha fatto il tema conduttore del suo mandato fin da quando è salito al Quirinale, non stancandosi mai di andare a ripescare e riproporre episodi e simboli che possano cementare il Paese attorno ai valori del nazionalismo, del patriottismo, del militarismo e dell'imperialismo italiano, europeo e occidentale. Questo è quel che emerge infatti nel suo messaggio al gerarca Storace, nel quale considera ormai acquisito che "la tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani''.
In piena sintonia con l'inquilino del Quirinale, anche il caporione fascista Fini, intervenendo a Padova a una cerimonia in memoria degli "esuli istriani, fiumani e dalmati e dei martiri delle foibe'', ha auspicato "che gli italiani abbiano una memoria della storia recente non più di parte ma condivisa'', dicendosi certo che se il parlamento avesse approvato a larghissima maggioranza la legge per l'istituzione del "giorno del ricordo'', allora "in quel momento l'Italia potrà dire che il passato è passato e che finalmente c'è una memoria condivisa''. Sulla stessa lunghezza d'onda, a dimostrazione che il La viene direttamente dal colle più alto di Roma, anche il rinnegato Fassino, che nel suo intervento alla Camera, dopo aver rivendicato a sé stesso, a Violante e ad altri rinnegati del suo partito il merito di misurarsi non da oggi su questi temi, ha detto: "Quindi, oggi, nel momento in cui votiamo il provvedimento che riconosce il giorno del ricordo per l'esodo e per gli infoibati, noi non compiamo nessuna abiura, non siamo in contrasto con la nostra identità di partito e di forza politica che crede nei valori della libertà, della democrazia, del rispetto della persona umana come valori supremi, che devono essere anteposti ad ogni altra ragione di partito o di Stato.
Noi siamo coerenti nel riconoscere che questi valori sono quelli che fondano la convivenza civile di questo paese. Noi qui siamo consapevoli di compiere un atto che consente di riconoscere una pagina tragica della nostra storia in modo comune e condiviso''.
Ma quali sono questi "valori'', qual è questa "memoria'' che tanto la destra quanto la "sinistra'' del regime neofascista dicono ormai di condividere, raccogliendo anche gli inviti insistenti di Ciampi? Nel caso in questione si tratta sostanzialmente di tre concetti specifici, e precisamente: 1) Le foibe furono un genocidio, una pulizia etnica, in quanto chi vi finì dentro lo fu solo per il fatto di essere italiano. 2) L'"esodo'' degli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia fu parimenti una pulizia etnica perpetrata dal nazionalismo del regime comunista jugoslavo. 3) le due vicende, l'"esodo'' e le foibe sono collegate, e l'una è conseguenza dell'altra.
Cercando di non lasciarsi assordare dall'univoca e falsa campana neofascista, e leggendo senza pregiudizi le ricostruzioni storiche basate sui fatti pubblicate su questo numero, non è difficile capire che le suddette tesi, sposate ormai anche dalla "sinistra'' borghese, sono tutte completamente false e funzionali a un disegno neofascista di criminalizzazione della Resistenza e del socialismo.
è evidente allora che questa "memoria condivisa'' tra la destra e la "sinistra'' del regime neofascista, stringi stringi, non è altro che la versione fascista della storia, quella che da sempre il fascismo porta avanti e che passo dopo passo si sta affermando nel Paese, grazie a Ciampi, a Fini, a Violante e Fassino, ma anche grazie a schiere di pennivendoli rinnegati - i vari De Felice (ieri), Pansa, Mieli, Pirani e chi più ne ha più ne metta (oggi) - occupati a tempo pieno a riscrivere la storia in chiave antiresistenziale, antipartigiana e anticomunista.
L'obiettivo finale è quello di cancellare l'"anomalia italiana'', cioè la contrapposizione ancora viva nel nostro Paese - a causa della sua storia peculiare caratterizzata dal fascismo e dalla Resistenza - tra fascismo e antifascismo, tra proletariato e borghesia . è quello di sradicare dalla storia del nostro Paese e dalla memoria delle masse le idee stesse della Resistenza e del socialismo, impedire che vengano trasmesse alle giovani generazioni e far sì che queste sentano negli anni futuri soltanto la campana della borghesia e del regime neofascista. Che poi è lo stesso obiettivo che da un altro versante si propone il neoduce Berlusconi, con la sua campagna anticomunista viscerale con toni da dopoguerra.
Non ci può essere una "memoria condivisa'' tra fascisti e antifascisti, tra comunisti e anticomunisti, tra borghesi e proletari. Ci può essere solo tra fascisti e rinnegati, perché l'unica "memoria condivisa'' è inevitabilmente quella della borghesia e del fascismo.