Contro la "riforma" Gelmini
Una nuova ondata di lotte studentesche
Occupazioni di scuole e università, blocchi ferroviari, aerei e stradali, proteste sui tetti, manifestazioni al Colosseo, sul duomo di Firenze, sulla torre di Pisa, alla Mole Antonelliana, sulla basilica di San Marco. Occupati il Cern di Ginevra e l'Arco di Trionfo a Parigi. Diluvio di minacce, calunnie e cariche selvagge delle "forze dell'ordine". Il 30 novembre la capitale blindata per impedire agli studenti di arrivare a Montecitorio. In 50.000 bloccano Palermo. Gli studenti marxisti-leninisti presenti nella capitale e in diverse altre città
Assaltato il senato
Mentre il parlamento stava concludendo l'approvazione della famigerata "riforma" Gelmini, mercoledì 24 con l'assalto al Senato gli studenti davano vita a una protesta clamorosa in difesa del diritto fondamentale all'istruzione pubblica. Si sono presentati con finti grandi libri, tra questi anche il "Che Fare?" di Lenin, montati su una struttura di gommapiuma che serviva loro da scudo. Quando è riuscito a irrompere davanti a palazzo Madama un fiume di studenti universitari e medi, dopo un fitto lancio di uova, si è lanciato contro il grande portone di legno del Senato per impedirne la chiusura e ha occupato l'atrio del palazzo. Intanto altri studenti sbattevano i pugni contro i vetri del secondo ingresso. I giovani venivano violentemente costretti dalla polizia ad uscire all'esterno e nella piazza antistante, al grido di "Dimissioni, dimissioni!", continuavano a lanciare uova e fumogeni. Il bilancio finale dell'azione simbolo della protesta studentesta degli ultimi giorni è stato di due manifestanti arrestati, 27 denunciati e sette contusi a causa delle manganellate contro quegli studenti che, successivamente l'occupazione di Palazzo Madama, si stavano dirigendo verso la sede del PDL.
Con una fulminante risposta alle dichiarazioni provocatorie e forcaiole del presidente del Senato Schifani il comunicato dell'Ufficio Stampa del PMLI, che pubblichiamo a parte, avverte: "È legittimo anche l'assalto al Senato. Esso esprime la collera delle masse contro la distruzione dell'istruzione pubblica. Quando le masse non sono ascoltate dai governanti non ci sono tabù invalicabili per farsi sentire. Questa è democrazia di massa".
Le proteste con gli enormi libri portati in piazza, le occupazioni di scuole e università le assemblee, sono continuate senza sosta nei giorni successivi. Giovedì 25 ottobre, giorno previsto dal governo del neoduce Berlusconi per l'approvazione definitiva alla Camera è riesplosa in tutta la penisola la rivolta contro il famigerato Disegno di Legge (DDL) Gelmini sull'università. A Bologna, dopo il blocco ferroviario disperso da violente cariche della polizia, è stata occupata la sede del Comune. A Torino dopo un lungo e riuscito blocco ferroviario la protesta è andata in scena dinanzi alla Sede dell'Edisu, il sedicente ente per il diritto allo studio, poi dinanzi alla sede della Regione Piemonte in mano ai fascio-leghisti che hanno dato ordine ai carabinieri di disperdere i manifestanti con cariche selvagge, infine gli studenti si sono ricompattati in corteo per raggiungere la sede del "Torino film festival". Ripetute cariche delle "forze dell'ordine" dirette dal Ministro Roberto Maroni anche a Milano dove è stato occupato il tetto della facoltà di Fisica, a cui è seguito un blitz dinanzi alla sede distaccata del Ministero dell'Economia. A Genova la rivolta del mondo dell'università, della scuola e della ricerca pubbliche ha portato all'occupazione del Rettorato e della Stazione Genova Principe. Nelle trenta scuole occupate è stato esposto il medesimo striscione inneggiante alle dimissioni del Ministro della d-istruzione Mariastella Gelmini. A Firenze il presidio organizzato per contestare il gerarca De Corato e il sottosegretario Daniela Santanché, arcinota provocatrice fascista, è stato selvaggiamente caricato dalle "forze dell'ordine", alcune decine gli studenti feriti. "È una vergogna - spiega uno studente sanguinante dinanzi alle telecamere di Sky - Ci impediscono di entrare nella nostra università per difendere un convegno organizzato contro di noi e per giunta con i nostri soldi". L'iniziativa promossa dal Collettivo politico di Scienze Politiche del Polo universitario di Novoli ha avuto anche una forte connotazione anti-razzista: "Dentro le nostre aule - spiegano gli studenti in un Comunicato stampa - non c'è posto per chi costruisce le proprie fortune elettorali sulle spalle degli sfruttati né per strette di mano grondanti di sangue tra il PDL e la Regione Toscana, dopo che quest'ultima ha 'finalmente' accettato di costruire un CIE (lager per migranti) sul nostro territorio".
Sempre nel capoluogo toscano un corteo di studenti universitari e precari della ricerca, dopo avere invaso il Ponte Vecchio, ha quindi raggiunto e bloccato il traffico prima a ponte Santa Trinita e poi a ponte alla Carraia. Una parte di loro si è spostata verso il Duomo e dopo essersi fermata sotto il campanile di Giotto ha occupato la  cupola del Brunelleschi. Alcuni studenti sono saliti sul 'cupolone', attirando l'attenzione di turisti e cronisti e hanno srotolato lo striscione "l'università non è in vendita". Una iniziativa dal forte valore simbolico coordinata tra i comitati studenteschi di diverse città "in solidarietà alla mobilitazione contro i tagli devastanti e la svendita dei beni architettonici" e che si è concretizzata nell'occupazione dei monumenti simbolo delle città d'arte: grandi striscioni sono stati calati dalla Mole Antonelliana, dalla Torre di Pisa e dagli spalti del Colosseo. A Catania gli studenti universitari e medi hanno dato vita all'occupazione simbolica del teatro Bellini. A Venezia sulla terrazza della basilica di San Marco gli studenti hanno srotolato striscioni contro la "riforma" Gelmini.
A L'Aquila è stata occupata la sede della Guardia di finanza, studenti e precari della ricerca sono saliti sui tetti delle facoltà "in macerie". Nel capoluogo fantasma degli Abruzzi la lotta studentesca per tenere in vita le attività universitarie si intreccia con quella per la rinascita del Centro storico. A Perugia gli studenti hanno occupato palazzo dei Priori, nel centro storico della città. Hanno calato uno striscione con la scritta "No Gelmini. Ricostruiamo il futuro" dalla scalinata della sala dei Notari, un'altro dal ponte dell'acquedotto, nella zona universitaria, un terzo campeggia sul passaggio pedonale di Via Mario Angeloni, con la scritta "Sveglia l'Università crolla!". A Roma è stato caricato vigliaccamente dalla polizia in assetto antisommossa il presidio con ceste di frutta e verdura che stazionava dinanzi a Palazzo Grazioli. Un partecipato presidio intorno all'Arco di Costantino è stato organizzato dagli studenti della facoltà di archeologia. Intanto un grande corteo partito da Montecitorio, occupava il lungotevere mandando in tilt il traffico. Gli studenti puntavano al Colosseo e un gruppo di circa duecento di loro riusciva a entrare nello storico edificio, nonostante le manganellate della polizia, meritandosi l'appoggio e la protezione dei turisti. A Napoli è stata occupata l'università Orientale nel centro storico, da cui è stata coordinata l'occupazione del Maschio Angioino mentre alcune centinaia di studenti occupavano simbolicamente il tetto della facoltà di Giurisprudenza 5 della Federico II in via Marina. Una grande manifestazione è prevista per martedì nel capoluogo campano. La mobilitazione è alta anche all'università di Parma dove sventola uno striscione che recita "Io resto perché difendo l'università pubblica" facendo da eco alla trasmissione "Vieni via con me", mentre a Livorno un corteo di oltre mille studenti, in prevalenza medi, ha bloccato la Via Aurelia per poi occupare il provveditorato agli studi.
Sabato 27 anche a Lecce è scattata l'occupazione dell'intero complesso universitario. A Palermo, dove è stata occupata la facoltà di Scienze politiche e bloccati per ore i binari della Stazione, oltre 15 mila manifestanti sono scesi i piazza. Infine Pisa, storico epicentro del movimento: dopo l'occupazione della stazione, dell'aeroporto Galilei, della Facoltà di Medicina e del tetto del Rettorato per "ottenere dalle autorità accademiche il blocco della didattica per martedì 30", sono state lanciate uova contro la sede locale della Confindustria. Anche la Normale di Pisa successivamente è occupata facendo salire a 51 le facoltà e i Rettorati occupati, mentre salgono a 20 le sedi dove la mobilitazione si organizza sui tetti.
Sempre sabato 27, decine di migliaia di studenti provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla combattiva manifestazione nazionale della CGIL, mentre un corteo di oltre 4mila studenti medi romani, dopo aver tentato un blitz a Palazzo Grazioli, si è ricongiunto al corteo sindacale. Al canto di "Bella Ciao" gli studenti hanno bruciato in piazza un fantoccio del neoduce.
E se è impossibile, per adesso, fare un quadro preciso dell'ondata di occupazioni e autogestioni delle scuole lungo tutta la penisola (fino alla giornata di domenica solo nel centro di Napoli si contavano 8, tra licei e istituti tecnici, nelle mani degli studenti), quel che è certo è che mai come in questa occasione esse sono caratterizzate quasi ovunque dalla forte e attiva solidarietà degli insegnanti e dei ricercatori nonchè dall'ammirazione e dal sostegno della classe operaia e delle masse popolari.
Lunedì 29 novembre la protesta per affossare il ddl Gelmini ha valicato le Alpi con l'occupazione da parte dei ricercatori del tetto del Cern di Ginevra.
L'ira dei gerarchi, come era prevedibile, è salita alla stelle e nel giro di poche ore è stato profuso un diluvio di calunnie e di minacce: il ministro Gelmini ha definito gli studenti dell'Onda "servi dei baroni", il capogruppo del PDL Fabrizio Cicchitto: "una pericolosa minoranza estremista", il fascista ripulito Gianfranco Fini ha garantito il voto favorevole del suo gruppo: "alla riforma più importante della legislatura"; mentre il segretario del PD Pierluigi Bersani, dopo una passeggiata elettoralistica sul tetto di una facoltà di Architettura si è affrettato a sferrare una pugnalata alle spalle all'intero Movimento antigovernativo ed antiberlusconiano: "Non siamo degli agitatori. Il ministro ritiri il provvedimento e noi siamo pronti a discutere". Di cosa? Ma ovviamente di come imporre definitivamente al Paese, per una via meno traumatica, l'università di classe del regime neofascista!
Martedì 30, mentre scriviamo, in occasione della votazione sul DDL, una nuova ondata di proteste studentesche ha attraversato tutta la penisola da Sud a Nord, estendendosi persino oltre confine. Infatti a Parigi un gruppo di studenti italiani, impegnati nel progetto Erasmus, sono riusciti a salire all'Arco di Trionfo e a esporre, prima di essere sgomberati dalla polizia, uno striscione lungo 12 metri con su scritto "No al ddl. Riprendiamoci il futuro".
"Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso". Così il neoduce Silvio Berlusconi ha commentato le manifestazioni del 30, non riuscendo, tuttavia, a nascondere quello che è sotto gli occhi di tutti gli italiani: nelle piazze di tutta la penisola masse di decine di migliaia di studenti occupano, bloccano il traffico, le stazioni e i porti. Siamo a un livello di mobilitazione che non si vedeva da anni. Altro che a casa a studiare gli studenti italiani! In migliaia stanno bloccando tutto. Non si spiegherebbe, altrimenti, la massiccia e violenta reazione da stato di guerra imposta dal neoduce contro la mobilitazione studentesca romana. Il ministro di polizia del regime neofascista, il leghista Roberto Maroni, ha disposto la blindatura della capitale nel giorno del voto del DDL Gelmini. Nel vero senso della parola, perché gli studenti romani, partiti in migliaia da piazzale Aldo Moro per raggiungere Montecitorio e presidiare la piazza in attesa della votazione, hanno trovato a bloccarli i blindati della polizia che proteggono il parlamento nero, ancora a sera inoltrata. La manifestazione degli studenti è stata bloccata in via del Corso. I manifestanti hanno risposto con un fitto lancio di uova, verdura, petardi e carta igienica diretto contro i blindati tentando, esasperati di ribaltarne uno. La polizia ha sparato lacrimogeni contro gli studenti, scatenando all'improvviso una carica proditoria da una strada laterale di via del Corso. Scontri tra studenti e "forze dell'ordine" si sono poi verificati in vari punti della capitale. Da sottolineare la solidarietà dei romani e dei pendolari della capitale che hanno espresso in più occasioni il loro appoggio alla lotta di massa degli studenti.
Invece di condurre coerentemente un'opposizione decisa e ostruzionistica anche in parlamento, l'imbelle "sinistra" borghese si "impressiona" nel vedere la capitale militarizzata: "mai vista Roma così", dichiara il leader del PD Bersani, mentre Vendola, ricorre al paragone "Roma come il Cile", da par sua il sindaco PD di Torino Chiamparino ha solo parole di condanna verso le combattive manifestazioni studentesche. È mai possibile che neanche dinanzi a uno schieramento poliziesco e repressivo del genere questi rinnegati riescano a chiamare col suo vero nome il nuovo Mussolini-Berlusconi? Cosa aspettano a prendere le difese dei manifestanti e a dire "NO ai manganelli! NO ai blindati! NO ai lacrimogeni!" contro gli studenti!?
Intanto, nello stesso giorno, in 50.000 hanno paralizzato Palermo, con una manovra a tenaglia. Venti i cortei non autorizzati partiti da vari punti della città, hanno bloccato il centro storico, la circonvallazione, la via Crispi, nei pressi del porto. Presidiati e bloccati anche i luoghi istituzionali, come la Presidenza della Regione e il Parlamento siciliano. A Trieste gli studenti hanno occupato i binari, scandendo slogan di protesta contro il Ddl Gelmini. Ciò ha impedito la partenza e l'arrivo dei convogli. Ben 17, in tutto, le stazioni ferroviarie occupate in Italia, da Milano a Pisa centrale, da Torino a Venezia. A Milano, inoltre, migliaia di studenti hanno bloccato contemporaneamente le arterie principali della città, cercando di entrare anche a Palazzo Marino, sede del Comune. A Torino, gli studenti hanno effettuato un blitz nella sede del ministero del'Istruzione. A Genova, ci sono stati scontri con le forze dell'ordine davanti alla Prefettura e uno studente è stato colpito al volto da una manganellata. A Bologna la protesta anti Gelmini ha bloccato l'autostrada, con un corteo di diverse migliaia tra universitari e studenti delle superiori. Gli studenti marxisti-leninisti hanno partecipato in prima linea alle combattive manifestazioni nella capitale e in diverse altre città, tra cui Bologna, come risulta dalle corrispondenze pubblicate.
In tarda serata la Camera ha approvato definitivamente la controriforma Gelmini, confermando che la democrazia borghese e le sue istituzioni rappresentative non rappresentano in alcun modo il popolo, la sua volontà e le sue aspettative, ma unicamente gli interessi della classe dominante borghese, oggi in camicia nera.

1 dicembre 2010