Per tenere legati i noglobal e i giovani di sinistra alle istituzioni rappresentative borghesi
Nuovi municipi: una trappola della 'sinistra' borghese
I trotzkisti si accodano
In vista delle prossime elezioni amministrative parziali del 12-13 giugno, settori della "sinistra" borghese, ivi compresi i dirigenti trotzkisti di Rifondazione, come rileva l'Ufficio politico del PMLI nel documento del 1° Maggio 2004, "propongono parole d'ordine riformiste tipo `democrazia partecipata', 'bilancio partecipato', `nuovo municipio' al solo scopo di tenere legato l'elettorato di sinistra alle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera". In alcune città, come è il caso di Firenze con la lista "Un'altra città-un altro mondo", sono nate liste elettorali che hanno posto al centro dei loro programmi proprio la linea del "nuovo municipio".
Questa linea sarebbe secondo loro non solo la soluzione al "deficit" di democrazia esistente nel Paese, ma addirittura lo strumento per iniziare a costruire "un nuovo mondo".

La nascita del nuovo municipio
Dopo il primo Forum sociale mondiale di Porto Allegre del gennaio 2001, e in particolare il primo "Forum delle autorità locali per l'inclusione sociale" che si tenne in quell'ambito e a cui presero parte centinaia di governanti e rappresentanti di città e regioni di tutto il mondo, un gruppo di intellettuali italiani si è riunito per elaborare una proposta che estendesse anche alla realtà italiana l'esperienza del "bilancio partecipativo", già sperimentato dal 1988 dalla città brasiliana di Porto Alegre e da altre 200 città brasiliane, oltreché da vari comuni francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi. Fin da subito questo gruppo ha avuto la pretesa di elaborare una strategia globale di "trasformazione della società".
Nasce così la "Carta del nuovo municipio" presentata al secondo social forum mondiale di Porto Allegre nel gennaio 2002. Questa "Carta" è stata elaborata dal Laboratorio di progettazione ecologica degli insediamenti (LAPEI) coordinato dall'architetto e docente universitario Alberto Magnaghi presso l'Università di Firenze e sottoscritta da numerosi amministratori locali fra cui, come primo firmatario, il presidente della Regione toscana, il diessino Claudio Martini, e il sindaco di Roma, il diessino kennediano Walter Veltroni.
Nel maggio 2002 viene poi costituito il "Cantiere del nuovo municipio" a indicare una rete permanente di amministratori, associazioni e quant'altro aveva aderito alla "Carta". Infine, l'8 novembre 2003, a Empoli, nasce l"Associazione rete del nuovo municipio", con tanto di statuto, promossa da amministratori locali, associazioni, movimenti, intellettuali che ispirandosi ai principi della "Carta" e di una propria "Carta d'intenti" intende "promuovere il coordinamento dell'azione delle amministrazioni locali con associazioni e movimenti; definire, anche su scala sovracomunale, strategie unitarie di intervento; promuovere laboratori sperimentali e istituti di Democrazia partecipativa sullo sviluppo locale autosostenibile".

Il nuovo municipio, le sue funzioni e i suoi scopi
"Nuovo municipio" sta a indicare "un diverso sistema di relazioni tra governo locale, territorio e società", come si legge nella "Carta di intenti" dell'Associazione. Secondo i suoi sostenitori va attribuito "valore strategico", di "alternativa", allo sviluppo locale. Tale sviluppo sarebbe infatti l'unico in grado di assicurare "ecosviluppo e autosostenibilità", ossia gli elementi fondanti di "un altro mondo possibile".
Questa "autosostenibilità" sarebbe possibile solo attraverso un "nuovo processo partecipativo" nella direzione di "una rigenerazione radicale della democrazia, tra rappresentanza eletta ed espressione sociale diretta".
In questa prospettiva il Comune (e la rete dei comuni) assumerebbe il ruolo fondamentale come istituzione di base attorno alla quale "ricomporre la relazione con i soggetti sociali, abitanti/produttori"; rappresenterebbe lo snodo del rapporto tra "democrazia delegata e democrazia diretta e luogo privilegiato dei processi costituenti di nuove Municipalità".
In sostanza, il "nuovo mondo possibile" si costruirebbe "valorizzando le risorse e le differenze locali", "promuovendo processi di autonomia cosciente e responsabile, di rifiuto della eterodirezione del mercato". E tutto questo fermo restando questo sistema economico, sociale e istituzionale capitalistico.
"Gli enti pubblici territoriali - si legge sempre nella `Carta' - debbono assumere funzioni dirette nel governo dell'economia e quindi devono essere attivate nuove forme di esercizio della democrazia". "Il nuovo Municipio si costruisce attraverso questo percorso, finalizzato a trasformare gli enti locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno".
Spiega il coordinatore della "Associazione rete del nuovo municipio", Alberto Magnaghi: "La partecipazione non può essere riferita agli effetti dello sviluppo, ai processi produttivi, ad alcune questioni relative ai trasporti, al verde, agli asili, alle discariche, alle fabbriche nocive, ecc.: deve mettere pesantemente in gioco cosa produrre come, quando, dove e perché". (In "La democrazia possibile", edizioni Intra Moeria). Sembra di risentire Togliatti.
In questo senso, secondo i suoi sostenitori, il "Nuovo municipio", pur inglobandolo, va oltre il "bilancio partecipativo" in quanto non si limiterebbe a far partecipare la cosiddetta "società civile" alla decisione di come distribuire le risorse pubbliche, ma a disegnare nientedimeno che il "futuro socioeconomico dei luoghi". Queste forme di autogoverno (da realizzare attraverso l'attuazione di "nuovi istituti di decisione che affiancano gli istituti di democrazia delegata") fra l'altro hanno come soggetto determinante il "produttore-abitante" che si "prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva". Per cui i soggetti centrali sono "il lavoro autonomo, le microimprese, le associazioni di volontariato, le imprese a finalità etica, solidale, ambientale, ecc.", ai quali è affidato il compito di produrre "scenari di futuro socialmente condivisi", mentre risulta completamente assente il ruolo della classe operaia e delle masse popolari.
Il "bilancio partecipativo" resta comunque uno degli strumenti fondamentali del "Nuovo municipio". Uno strumento che da anni con scarsi o nulli risultati viene sperimentato anche in grandi città amministrate dal "centro-sinistra" come Roma, Napoli, Venezia. C'è da ricordare che il "bilancio partecipativo" in genere riguarda solo piccole porzioni dei bilanci comunali. Nella città simbolo di questo istituto, Porto Alegre, esso riguarda solo il 20% dell'intero bilancio municipale. La stessa Banca mondiale ha dichiarato che il sistema del "bilancio partecipativo" è uno "strumento efficace di gestione pubblica".

La strategia del nuovo municipio
La verità è che il "Nuovo municipio", così come il "bilancio partecipato", non sono affatto un'alternativa alla globalizzazione neoliberista, né all'"autoritarismo" (non hanno il coraggio di definirlo nuovo fascismo qual è) che dilaga nei governi e nelle istituzioni centrali e locali.
Si tratta solo di una "nuova" strategia riformista tutta interna al sistema capitalistico e imperialistico dominanti. La premessa di questa strategia già la dice lunga sulla sua reale natura borghese e riformista. Essa infatti viene presentata dai suoi sostenitori come la risposta alla crisi di legittimità e credibilità della democrazia parlamentare borghese, da una parte, e al tramonto, a loro dire definitivo, dell'ipotesi della conquista del potere politico da parte del proletariato, dall'altra.
Così infatti la spiega Pierluigi Sullo (ex "il manifesto" e attuale direttore di "Carta", simpatizzante, per sua ammissione, nel '70 di "Avanguardia operaia" e oggi fra i maggiori sostenitori del "Nuovo municipio"): "Il filo di pensiero parte da una constatazione semplice, di cui siamo debitori agli indigeni zapatisti del Chiapas e al loro portavoce, il subcomandante Marcos: ovvero, che l'organizzazione militaresca dei movimenti socialisti e comunisti, utile a conquistare il potere, aveva perduto senso. E lo aveva perduto sia perché i mezzi debbono corrispondere ai fini, se si vogliono evitare i fallimenti delle rivoluzioni del Novecento, sia perché nel frattempo il potere conquistabile, che era essenzialmente nazionale o internazionale, si è in epoca neoliberista, spostato altrove". (Introduzione a "La democrazia possibile").
Liquidate così le categorie classiche dell'analisi marxista-leninista del capitalismo e dell'imperialismo, negata l'esistenza delle contraddizioni di classe e la lotta di classe, la lotta per abbattere il capitalismo e l'imperialismo, conquistare il potere politico da parte della classe operaia e realizzare una società socialista, non resterebbe quindi che puntare sull'ennesima "terza via", ossia quella di "una diversa e più avanzata forma della democrazia" (borghese) che si sostanzia appunto nel progetto del "Nuovo municipio".
"Il Nuovo Municipio - sostiene ancora Sullo - è un'ulteriore tappa della strategia di ricostruzione della democrazia contro il neoliberismo, che tratta le città come prodotti da collocare sul mercato globale, e oltre i due antagonismi del Novecento, la democrazia di tipo liberale e quella di tipo sovietico".
Lo scopo recondito in verità è la "ricostruzione" di un rapporto non conflittuale, dialogante, collaborativo dei no global, dei giovani di sinistra e delle masse in genere con la "democrazia di tipo liberale" che nel frattempo ha pure indossato la camicia nera.
In particolare il nuovo municipio si fa carico di recuperare la forte crisi di consensi e di credibilità delle istituzioni rappresentative borghesi fra l'elettorato di sinistra. Svanita l'illusione degli anni trascorsi del "buon governo" delle cosiddette "giunte rosse", verificato nella pratica il "centro-sinistra" nel governo di migliaia di città, province e regioni, nonché al governo centrale, la scollatura fra l'elettorato di sinistra e le istituzioni borghesi è divenuta così profonda da provocare terremoti politici quali percentuali altissime di astensionismo e perdita di governi persino nelle roccaforti della sinistra borghese. Valga per tutti l'esempio di Bologna. E non è un caso che anche Sergio Cofferati, candidato a sindaco nel capoluogo emiliano, abbia proprio recentemente incontrato l'"Associazione rete dei nuovi municipi" e si sia dichiarato pronto ad assumere nel suo programma i principi ispiratori del "Nuovo municipio".
Il "Nuovo municipio" infatti rafforza le istituzioni rappresentative borghesi, le rilegittima e offre loro una nuova credibilità spargendo l'illusione che attraverso una pseudo democrazia diretta da esercitare attraverso i "nuovi istituti decisionali" (la cui premessa comunque è la partecipazione elettorale) si possa condizionare in modo determinante l'operato delle istituzioni rappresentative borghesi locali, peraltro già svuotate dai loro poteri democratici borghesi concentrati ormai, grazie al presidenzialismo dilagante ad ogni livello, nelle mani dei neopodestà comunali e dei governatori regionali.
Questa strategia inoltre si fa carico di ricondurre e ingabbiare su un terreno istituzionale borghese i movimenti noglobal, per la pace, antiberlusconiani che sono esplosi in questi anni, disperderli in mille rivoli localistici, impedirne lo sviluppo su un terreno anticapitalista e antimperialista e per il socialismo che rimane l'unico vero "altro mondo possibile" per la classe operaia e le masse sfruttate e oppresse.