Votata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza la risoluzione anglo-americana
L'Onu legittima l'occupazione dell'Iraq e il governo fantoccio
Baghdad non avrà il diritto di veto. Francia, Germania e Putin si piegano al nuovo Hitler. Prodi e l'Ue plaudono alla risoluzione dell'Onu
Bush e Berlusconi esultano
L'Onu ha salutato "l'inizio di una nuova fase" nella transizione dell'Iraq verso la democrazia poiché entro il 30 giugno 2004 "terminerà l'occupazione dell'Iraq e l'Autorità provvisoria della coalizione cesserà di esistere". Ha espresso inoltre il suo appoggio "al sovrano governo ad interim dell'Iraq, come presentato l'1 giugno 2004, che assumerà piena responsabilità e autorità a partire dal 30 giugno". A leggere l'inizio della risoluzione 1546 approvata l'8 giugno all'unanimità dal Consiglio di sicurezza sembra di essere arrivati a una svolta nella situazione irachena e invece non cambierà un bel nulla; le forze di occupazione sotto comando americano resteranno nel paese col nome di Forza multinazionale sotto comando unificato, cioè Usa, e l'Autorità provvisoria passerà solo formalmente il potere al governo ad interim, nominato dagli Usa. In altre parole l'Onu ha legittimato l'occupazione imperialista dell'Iraq e il governo fantoccio.

Cancellati i diritti del popolo iracheno
Il testo della risoluzione preparata dagli occupanti anglo-americani gronda di ipocrisia imperialista in molte sue parti come quando ribadisce "il diritto del popolo iracheno a definire liberamente il proprio futuro politico e il controllo sulle risorse naturali". Il diritto a determinare il futuro politico del paese è quantomeno rimandato alle elezioni in programma alla fine del prossimo anno e comunque dipende dalle decisioni del governo fantoccio e soprattutto dalle condizioni di "sicurezza" garantite dalle forze di occupazione; in altre parole se i 160 mila soldati occupanti saranno riusciti a liquidare la resistenza. Quanto al controllo delle risorse naturali, la risoluzione attribuisce al governo iracheno ad interim il controllo sugli introiti della vendita del petrolio ma per tutta la fase di transizione questi soldi devono essere versati nel Fondo per lo sviluppo, il Fondo istituito nel maggio 2003 che agisce sotto l'egida di un Comitato internazionale di consiglio e monitoraggio controllato dagli Stati Uniti. Il nuovo governo fantoccio non ha quindi pieni poteri nemmeno sui proventi della vendita del petrolio.
La risoluzione saluta l'impegno del governo ad interim a lavorare "verso un Iraq federale, democratico, pluralista e unificato". I caratteri del "nuovo" Iraq sono già stabiliti dagli imperialisti, all'esecutivo il compito di metterli in pratica. Un lavoro che comunque non si presenta facile poiché per tenere assieme le varie componenti sotto la guida dei propri fidatissimi, come il premier Allawi che organizzava attentati terroristici in Iraq per conto della Cia nei primi anni '90, la Casa Bianca cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: per non scontentare la componente sciita dell'esecutivo non ha inserito nel testo di risoluzione un richiamo alla Costituzione provvisoria, quella scritta dagli occupanti lo scorso marzo che tra l'altro assegna un potere di veto ai rappresentanti delle regioni curde. I rappresentanti curdi nel nuovo governo hanno per questa ragione minacciato le dimissioni.

Legalizzata l'occupazione
La parte principale della risoluzione 1546 che legittima l'occupazione imperialista, anzi la legalizza, è quella che riguarda il mandato della Forza multinazionale (Mnf). Con un colpo di bacchetta magica i 160 mila uomini sotto il comando Usa che hanno invaso e occupato l'Iraq si vedono assegnato il compito di garantire "la sicurezza e la stabilità" del paese. Gli occupanti restano nel paese su richiesta del governo fantoccio, la richiesta è stata il primo atto ufficiale dell'esecutivo Allawi appena nominato l'1 giugno, e la risoluzione sottolinea l'importanza "del consenso del governo sovrano"; un altro episodio della farsa imperialista. La Mnf avrà "l'autorità di prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e stabilità in Iraq in accordo con le lettere annesse a questa risoluzione"; il proprio mandato sarà "rivisto su richiesta del governo iracheno o a 12 mesi dalla data di questa risoluzione" e terminerà entro la fine del processo politico prevista per il 31 dicembre 2005 "o in anticipo, se richiesto dal governo dell'Iraq". Una formulazione ambigua che sembrerebbe stabilire per la Mnf un mandato di 12 mesi con una proroga garantita di altri sei, secondo il calendario delle scadenze politiche stabilito non certo dall'Onu ma dalle potenze occupanti, o per un tempo più o meno lungo a seconda della eventuale richiesta del governo iracheno. Nella pratica il governo fantoccio si muoverà a seconda dei voleri di Washington e in ogni caso la decisione dovrà ripassare dal Consiglio di sicurezza che se non asseconderà ancora una volta gli Usa può essere bloccato dal loro potere di veto.
Il governo "sovrano" non avrà alcun potere sulle operazioni militari
Tra l'altro gli Usa si sono garantiti anche il comando di "una distinta entità con il compito di fornire sicurezza alla presenza delle Nazioni Unite in Iraq". E hanno di fatto il comando delle forze irachene che formalmente dipendono dal governo fantoccio. La risoluzione afferma che "il governo iracheno ha l'autorità per impegnare le forze di sicurezza irachene a fianco della forza multinazionale per prendere parte a operazioni con essa e che le strutture delle forze di sicurezza serviranno come `forum' alla forza multinazionale e al governo per trovare un accordo su tutte le questioni fondamentali, su questioni politiche e di sicurezza comprese le misure sulle operazioni offensive più delicate". Il coordinamento, o meglio il comando di tutte le forze in Iraq è nelle mani del Pentagono mentre il "governo sovrano" iracheno non ha alcun potere, né tantomeno un diritto di veto neanche sulle "offensive più delicate". Il passaggio della risoluzione fa riferimento alle due lettere, considerate allegati al documento, scritte dal premier Allawi e dal segretario di Stato americano Colin Powell che appunto hanno risolto il problema di chi comanda assegnandolo alla "piena partnership tra le forze della sicurezza irachena e la forza multinazionale, attraverso lo stretto coordinamento e la consultazione"; lo strumento è indicato da Allawi nel Comitato ministeriale per la sicurezza nazionale, il "forum" costruito dal governo fantoccio nel quale il comando americano della Mnf avrà un posto fisso, quello del direttore d'orchestra. Powell ha scritto al Consiglio di sicurezza per "confermare che la Forza multinazionale sotto comando unificato (cioè Usa, ndr) è pronta a contribuire ancora al mantenimento della sicurezza in Iraq, comprese la prevenzione e deterrenza del terrorismo". Forte del passaggio della risoluzione che "condanna tutti gli atti di terrorismo in Iraq" la Casa Bianca può definire terroristi anche gli attacchi della resistenza e prendersi carta bianca per tentare di liquidarla.

Francia, Germania e Russia si piegano al nuovo Hitler
La questione del diritto di veto del governo fantoccio sulle operazioni militari degli imperialisti occupanti, "risolta" con le due lettere di Powell e Allawi, era stata l'ultimo scoglio al varo della risoluzione posto dalla Francia. Le altre "obiezioni" sostenute anche da Germania e Russia, fra le quali la definizione di una data precisa per la durata del mandato alla forza di occupazione, erano già cadute prima della riscrittura della quinta versione del testo. Dopo il via libera alla risoluzione dato dal presidente Chirac nelle cerimonie dei giorni precedenti per l'anniversario dello sbarco in Normandia anche l'ultimo ostacolo francese era spianato il 7 giugno dall'ambasciatore americano all'Onu Negroponte, al suo ultimo atto nella carica che lascerà per prendere il posto del proconsole Paul Bremer a Baghdad.
Francia, Germania e Russia hanno ripetuto la farsa dello scorso ottobre prima del varo della risoluzione 1511 quando senza chiedere la condanna dell'illegale occupazione né tantomeno rimettere in discussione il comando militare in mano agli Usa, puntarono i piedi chiedendo tempi certi per il passaggio di pieni poteri a un governo iracheno regolarmente eletto e un ruolo più importante della gestione degli aiuti umanitari in Iraq per l'Onu. Richieste respinte da Usa e Gran Bretagna ma la risoluzione fu votata il 16 ottobre all'unanimità "per preservare l'unità del Consiglio di sicurezza", affermarono Chirac e Schroeder. Questa volta il ministro degli Esteri francese Michel Barnier ha invece motivato la capitolazione al nuovo Hitler Bush affermando che la risoluzione non soddisfa del tutto Parigi ma che comunque segna il "ritorno al diritto internazionale". Piegato alla legalizzazione dell'occupazione imperialista dell'Iraq.

Prodi e l'Ue plaudono alla risoluzione
Una motivazione ripresa anche dal presidente della Commissione europea Romano Prodi che ha contrabbandato la risoluzione Onu come una svolta e si è unito all'ipocrita coro imperialista nel definire la risoluzione "l'inizio di un processo che rafforzerà il ruolo delle Nazioni Unite e porterà al pieno trasferimento di poteri nelle mani di un governo democratico iracheno in un Iraq sovrano". La resa degli imperialisti europei a Bush è presentata dal presidente della Commissione come la chiusura "per sempre della fase di unilateralismo esasperato dell'amministrazione Usa", una farsa che gli serve per reclamare all'Unione europea uno spazio nella gestione dell'Iraq e nello sfruttamento delle sue risorse attraverso un accordo bilaterale Ue e Iraq. "Quel che serve - ha affermato Prodi - è un impegno di lungo termine, con gli Stati Uniti che lavorano mano nella mano col popolo iracheno e la comunità internazionale insieme ai paesi della regione". La Ue si è impegnata ad accompagnare la reintegrazione dell'Iraq nella comunità internazionale, per tentare di sottrarlo al dominio della rivale Usa, e a svolgere un ruolo significativo nella preparazione delle future elezioni. Al più presto vorrebbe aprire un ufficio della Commissione a Baghdad e in tempi più lunghi definire un accordo bilaterale per la cooperazione e il commercio.
Scontato il giudizio del nuovo presidente ad interim iracheno nominato dagli Usa, Ghazi Al Yawar, per il quale la risoluzione "significa la piena sovranità per l'Iraq". Altrettanto soddisfatto Tony Blair: "è una pietra miliare per il nuovo Iraq. Adesso noi tutti vogliamo mettere da parte le divisioni del passato e compattarci dietro la visione di un Iraq moderno, democratico, stabile".

L'entusiasmo di Bush e Berlusconi
Bush che voleva e ha ottenuto la risoluzione varata entro le giornate del vertice del G8 a Sea Island in Georgia si è detto "deliziato" dall'accordo raggiunto all'Onu. Nella conferenza stampa dell'8 giugno ha sottolineato che "il messaggio alla comunità internazionale è che i paesi membri del Consiglio di sicurezza sono interessati a lavorare insieme perché l'Iraq diventi un paese pacifico e democratico. Queste nazioni comprendono che un Iraq libero serve da catalizzatore per un vasto e generale cambiamento in tutto il Medio Oriente, che è una parte importante nella vittoria della guerra contro il terrorismo". La riaffermazione che il modello imperialista di "democratizzazione" dell'Iraq sarà imposto con le buone o con la forza a tutto il Medio Oriente. Ha quindi chiesto agli altri paesi di "lavorare tutti insieme per addestrare le truppe irachene" al compito di mantenere la sicurezza a lungo termine in Iraq; alla sicurezza a breve ci pensa il Pentagono.
Un appello prontamente raccolto da Berlusconi, altrettanto entusiasta della risoluzione Onu, che appena arrivato al G8 ha comunicato la disponibilità del governo italiano ad aumentare la presenza dei carabinieri in Iraq a protezione dei funzionari Onu che arriveranno a Baghdad.
A quanto reso noto, la richiesta di aumentare il numero dei carabinieri in Iraq, e probabilmente anche in Afghanistan, è stata rivolta specificatamente al governo italiano dalla Coalizione, alla faccia del "sovrano" governo iracheno. Il neoduce non ha perso tempo per rafforzare la presenza dell'imperialismo italiano nel "posto al sole" conquistato con la partecipazione alla guerra in Iraq.