Legalizzata la guerra di aggressione e l'occupazione
L'ONU CONSEGNA AGLI IMPERIALISTI AGGRESSORI L'IRAQ E IL SUO PETROLIO
Esultano Powell e Blair. La Francia si piega agli Usa. Cancellate le sanzioni economiche
Nella seduta del 22 maggio il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato con 14 voti a favore, mentre il rappresentante della Siria è uscito al momento del voto, la risoluzione numero 1483 che consegna agli imperialisti aggressori l'Iraq e il suo petrolio. La bozza di risoluzione presentata da Usa, Gran Bretagna e Spagna nelle settimane precedenti è stata ritoccata in alcune parti secondarie, su richiesta di Francia, Germania e Russia per salvare la faccia e una parte dei contratti petroliferi stipulati col governo di Saddam, ma resta sostanzialmente un documento che legalizza la guerra di aggressione e l'occupazione imperialista. Usa e Gran Bretagna si vedono riconosciuto il ruolo di "potenze occupanti", il compito di gestire a loro piacimento la ricostruzione istituzionale e economica del paese nonché il controllo del rubinetto del petrolio e dei proventi della vendita.
La risoluzione inizia con la riaffermazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Iraq, dell'importanza del disarmo iracheno per quanto riguarda la distruzione delle armi di massa e della conferma di tale disarmo, del diritto del popolo iracheno a "determinare il proprio futuro politico e controllare le risorse naturali" del paese. Le armi di distruzione di massa la cui esistenza certa in Iraq per Washington era stata il pretesto principale per aggredire il paese non sono state trovate; l'Onu fa finta di nulla. Come fa finta di garantire il diritto del popolo iracheno a scegliersi il proprio governo e determinare il proprio futuro. Infatti la risoluzione affida a Usa e Gran Bretagna tale compito in quanto "potenze occupanti", le legalizza come tali e affida ad esse responsabilità e obblighi nell'applicazione del diritto internazionale. O meglio fornisce pieni poteri al governatore americano dell'Iraq finché non ci sarà "un governo iracheno internazionalmente riconosciuto", vale a dire finché Washington lo riterrà opportuno. Il prossimo appuntamento di verifica è tra un anno quando il Consiglio di sicurezza "riesaminerà" la situazione per valutare quali altri passi saranno necessari.
Nel frattempo è decretata la fine dell'embargo all'Iraq e la fine del programma "petrolio in cambio di cibo", il contingentamento alla vendita del greggio iracheno applicato criminalmente dagli Usa. Il greggio iracheno adesso sarà "venduto dall'Iraq", cioè dagli Usa che controllano militarmente pozzi, raffinerie e petroleodotti nelle quantità e al prezzo fissato da Washington. I proventi della vendita del greggio, assieme ai beni iracheni scongelati all'estero per la fine dell'embargo, confluiranno nel Fondo per lo sviluppo iracheno costituito e controllato da Usa e Gran Bretagna presso la Banca centrale di Baghdad. Da tale fondo saranno presi i soldi per la ricostruzione del paese. In teoria alla gestione del Fondo partecipano anche Fondo monetario internazionale, Banca Mondiale e Fondo arabo per lo sviluppo sociale ma è controllato dagli anglo-americani.
Le modifiche apportate al testo originale proposto dagli aggressori imperialisti riguardano un maggiore spazio per l'Onu che nominerà non più un "osservatore" ma un vero rappresentante speciale del segretario generale che "lavorerà intensamente" assieme al governatore americano: il 23 maggio Kofi Annan ha nominato alla carica il brasiliano Sergio Vieira de Mello, attualmente alto commissario Onu per i profughi. Nella sostanza i compiti del rappresentante Onu sono quelli di osservatore, all'Onu spetta solo il compito di occuparsi degli aiuti umanitari. Altro contentino per l'Onu, e la Francia che l'aveva richiesto, è il ritorno degli ispettori in Iraq a cercare gli arsenali proibiti. Gli Usa hanno dato il via libera alla missione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica; molto incerto il ritorno degli ispettori alla ricerca di armi chimiche e batteriologiche dopo che il loro capo Blix aveva, seppur a posteriori, sbugiardato le "prove certe" sbandierate da Powell all'Onu.
Il contentino per Francia e Russia in particolare è stata la promessa americana di soddisfare i crediti vantati da Mosca nei confronti di Baghdad e la possibilità per le conpagnie petrolifere dei due paesi di partecipare anche se in minima parte ai lauti appalti per lo sfruttamento dei giacimenti iracheni. Il testo della risoluzione è stato modificato con un compromesso necessario, hanno affermato i rappresentati di Francia, Germania e Russia, per permettere alla "comunità internazionale di dare il suo aiuto al popolo iracheno", cioé per rimettere in gioco i tre paesi nel raccogliere le poche briciole lasciate dagli Usa mentre fino al giorno prima rischiavano di essere tagliati fuori del tutto dagli affari in Iraq. La resa di Putin era registrata anche in un messaggio personale inviato a Bush nel quale il nuovo zar russo dichiarava che "il nostro governo è disposto a sviluppare la cooperazione con gli Stati Uniti in tutti i campi. Le cose che ci uniscono sono più numerose di quelle che ci dividono".
Logica l'esultanza di Usa e Gran Bretagna. Il segretario di Stato Powell appena arrivato a Parigi esclamava che "il voto dell'Onu è un passo nella giusta direzione. Questo è un giorno magnifico per il popolo iracheno, perché segna l'inizio della ricostruzione. Abbiamo dimostrato che Stati Uniti e Europa possono andare avanti insieme. Tra noi e la Francia ci sono alti e bassi, ci sono intralci e disaccordi ma vi sono un solido legame e valori in comune". Ha comunque avvertito che in seguito ai contrasti sull'aggressione all'Iraq "qualcosa cambierà" nel rapporto tra i due paesi. Per Tony Blair "questa risoluzione consente alla comunità internazionale di essere di nuovo unita. Dà nuova speranza al popolo iracheno ed è l'occasione per gettare alle spalle tutte le divisioni del passato e metterci a lavorare per la ricostruzione del paese". Powell e Blair ipocriti, come la risoluzione dell'Onu, parlano del futuro del popolo iracheno ma pensano al petrolio iracheno e alla nuova testa di ponte imperialista che vogliono consolidare nell'Iraq occupato.