Si allunga in Campania il tragico bollettino di morti sul lavoro
Due operaie bruciate vive in fabbrica nel salernitano
Avevano 15 e 49 anni. Lavoravano in nero per 2 euro all'ora. Responsabili politici sono il governatore Bassolino e il governo del DC Prodi che perseguono la stessa politica ultraliberista e antioperaia di Berlusconi
Proclamare subito uno sciopero generale regionale di 8 ore per rivendicare occupazione, sviluppo e sicurezza sul lavoro!
Dal nostro corrispondente della Campania

Ancora due morti causate dal selvaggio sfruttamento capitalistico e dalla barbara ricerca del massimo profitto. Sono avvenute mercoledì 5 luglio in Campania, a Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno.
Giovanna Curcio, 15 anni, e Annamaria Mercadante, 49 anni, sono morte asfissiate e bruciate vive mentre lavoravano per 2 miseri euro all'ora nel garage di un palazzo adibito a vera e propria "fabbrica" killer che produceva materassi di lattice e spugna, materiale altamente infiammabile, andata a fuoco nella parte in cui lavoravano le due operaie, in un luogo senza aria né misure di sicurezza. Altre giovani operaie che stavano lavorando si sono salvate dal rogo solo perché erano più vicine alla porta d'uscita. Un vero e proprio budello quello dove hanno perso la vita le due operaie, i cui nomi allungano la lista di "morti bianche" che tristemente vede la Campania in cima alle classifiche, una regione dove la vita di chi cerca di rimediare un tozzo di pane vale poco o nulla di fronte agli sporchi lucri padronali.
La "fabbrica" di Montesano era un deposito (al piano terra di un edificio dove c'è una scuola elementare, per fortuna chiusa per le vacanze estive) trasformato in fabbrica di materassi per la ditta Bimal.tex. Stipate dentro per spremerle come limoni, a basso costo e senza alcun tipo di contratto, vi lavoravano diverse operaie, in maggior parte ragazze come Giovanna.
La procura della repubblica presso il tribunale di Sala Consilina ha avviato indagini per accertare le gravi responsabilità del pescecane capitalista Biagio Maceri, proprietario della fabbrichetta della morte, aiutato subdolamente dagli ispettorati del lavoro e dalle Asl di Salerno che non hanno mosso un dito per scongiurare che ciò avvenisse, e a cui va il nostro totale disprezzo.
Questa nuova strage dimostra ancora una volta che le istituzioni borghesi sono complici dei padroni che per arricchirsi non si fanno scrupolo a mettere in pericolo l'esistenza di chi, in disperate condizioni, cerca di sopravvivere lavorando in modo sottopagato e precario.
Non bastano dunque i fiumi di parole dei vari politicanti borghesi, con in testa il presidente della piovra di potere borghese che regna in Campania, il Bossi del Sud Antonio Bassolino, a placare la disperazione e la rabbia dei parenti e degli amici delle due operaie morte, che hanno puntato il dito sulle "responsabilità politiche dell'accaduto" e verso coloro "che permettono che queste tragedie avvengano con occasioni di lavoro a basso costo in luoghi di morte".
I signori che governano la nostra regione, insieme al governo nazionale del DC Prodi, sono responsabili politici di questi due ennesimi "omicidi bianchi" perché hanno accolto in pieno leggi antioperaie come il "pacchetto Treu", la legge 30 Biagi e tutte le forme di precarizzazione del lavoro ed esse legate, inoltre hanno sempre tollerato il lavoro nero, non facendo nulla per arginarlo e sconfiggerlo e dando mano libera ai capitalisti di sfruttare come meglio gli fa comodo le lavoratrici e i lavoratori, costringendoli a lavorare con norme di sicurezza zero.
Sono impressionanti i dati denunciati dalla Cgil Campania: nella nostra regione nel 2005 hanno perso la vita sul lavoro 79 operai e lavoratori e 3.245 sono state le vittime di infortunio grave. Se si considerano i dati relativi al periodo tra il 2002 e il 2005, i morti sul lavoro in Campania sono stati 300, quelli colpiti da infortunio 137.152. Una vera è propria "guerra" condotta nel silenzio e nella complicità di chi governa le istituzioni locali e nazionali.
Fa pertanto molta rabbia sentire le dichiarazioni di questi giorni sia del presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, sia dei ministri diessini per il lavoro e per le pari opportunità, rispettivamente Cesare Damiano e Barbara Pollastrini, che si dicono "esterrefatti" e ripetono che "tragedie di questo tipo non devono più avvenire". Brilla per maggiore ipocrisia e falsità il presidente del Consiglio Romano Prodi che ha mandato un messaggio ai familiari delle due operaie morte: "Vi esprimo la mia personale vicinanza in queste ore particolarmente dure per le vostre famiglie, ma vi garantisco il concreto e attuale impegno del Governo a rimuovere quelle cause che hanno permesso una simile e tragica vicenda".
Siamo veramente alla menzogna pura, in quanto questi imbroglioni politici borghesi sanno bene in quali condizioni disumane lavora chi sta a nero, perciò le loro parole restano vuote, pure lacrime di coccodrillo, con niente di concreto sul piano dell'agire per porre realmente un freno a questa mattanza. D'altronde, cosa ci possiamo aspettare da tali incalliti difensori del sistema di sfruttamento capitalistico, fedeli servitori di un sistema basato sul massimo profitto?
I marxisti-leninisti campani esprimono sentite condoglianze alle famiglie delle due operaie morte ribadendo la determinazione a lottare contro questo sistema putrefatto e ingiusto che lascia morire lavoratrici e lavoratori, a lottare per una società dove queste tragedie non avvengano più perché davvero verranno rimosse le cause che ne stanno alla base. Per noi l'unica vera alternativa resta quella della lotta di classe per il socialismo. Intanto, c'è bisogno che tutte le lavoratrici e i lavoratori impongano ai sindacati di fare realmente il loro dovere e quindi di difenderli dalle ingiustizie e dai soprusi dei padroni, mobilitando fin da subito tutte le categorie per proclamare uno sciopero generale di otto ore in tutta la Campania, per chiedere a gran voce piena occupazione, sviluppo e sicurezza sul lavoro.
In questo quadro le rivendicazioni del PMLI.Campania sono:
Abrogazione della legge 30 Biagi; - Lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori; - Riorganizzazione e potenziamento di una capillare ed efficace medicina preventiva, con adeguati strumenti di indagine e di controllo degli impianti e della produzione per individuare ed eliminare alle radici le cause degli infortuni e delle malattie professionali; - Obbligo per le aziende e le amministrazioni pubbliche di assicurare le condizioni ambientali di lavoro idonee a garantire l'integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori con l'adozione di misure e mezzi antinfortunistici; - Obbligo per le aziende di istituire corsi obbligatori, in orario di lavoro per tutto il personale, sui rischi specifici esistenti nelle lavorazioni e sul funzionamento e l'efficacia dei mezzi antifortunistici, ivi compresi quelli antincendio; - Piani di sicurezza antifortunistica e di igiene del lavoro dettagliati nei settori ad alto rischio quali le costruzioni, la cantieristica navale, il lavoro agricolo e quello nelle cave; - Obbligo per le aziende appaltatrici e subappaltatrici impegnate in lavori pubblici di presentare in via preliminare il piano per la sicurezza e di rispettare le norme antifortunistiche in corso d'opera e le normative previste dal Ccnl; - Lo Stato e le amministrazioni regionali, provinciali e comunali hanno l'obbligo di controllare e rievocare l'appalto alle aziende che non rispettano gli impegni presi per la sicurezza sul lavoro e che non applicano le normative previste dal Ccnl; - Adeguate sanzioni pecuniarie e penali per le aziende che violano le disposizioni di legge e contrattuali in materia di sicurezza sul lavoro; - Congrua indennità economica e agevolazioni sociali per i familiari e i figli delle lavoratrici e dei lavoratori deceduti, o gravemente infortunati, o colpiti da patologie professionali invalidanti per cause di lavoro; - Provvedimenti legislativi e di adeguamento delle forze ispettive per scovare (utilizzando anche i dati incrociati di Iva, Inps, Enel), e punire, anche con la carcerazione e la confisca dei beni per i casi più gravi, le aziende che ricorrono al lavoro nero e minorile; - Controlli rigorosi da parte di governo, regioni, province e enti locali sulle società e le aziende alle quali vengono assegnati gli appalti pubblici per impedire l'utilizzo di lavoro nero; - Estendere ai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti le norme di tutela dello "Statuto dei lavoratori"; - Abrogare le norme di legge finalizzate a privatizzare il collocamento, iniziando con lo smantellamento delle agenzie interinali; - Perseguire con sanzioni economiche e il carcere il "caporalato" nell'ingaggio di mano d'opera sottopagata e a nero, specie in agricoltura e in edilizia.

12 luglio 2006