ALLE PROVINCIALI DI PALERMO L'ASTENSIONISMO SI ATTESTA AL 46,6%
Cresce il "centro-destra" ma cresce anche l'astensionismo di sinistra
Dal nostro corrispondente di Palermo

Benché quest'anno nelle elezioni provinciali l'astensionismo sia diminuito di 3,8 punti percentuali rispetto al '98, comunque si conferma il primo "partito" nella provincia palermitana, attestandosi al 46,6% del corpo elettorale. Non era una dato scontato, considerati alcuni elementi importanti. Anzitutto la pressante campagna elettorale, condotta da tutti i partiti del "centro-destra" e del "centro-sinistra" di regime, quest'anno come mai preoccupati di convincere gli elettori a recarsi alle urne. In secondo luogo l'aumento delle liste che si sono presentate alle elezioni, passate dalle 14 del 1998 alle 22 di quest'anno. Avrà pesato sull'aumento del voto anche la presenza di ben cinque candidati che si contendevano la poltrona di presidente. E non da ultimo avrà pesato, specie nei quartieri popolari, la cosiddetta compravendita dei voti, praticata con tale disinvoltura dai partiti di regime, che a Palermo quasi tutti conoscevano i prezzi per i pacchetti di voti.
Che l'astensionismo abbia resistito altissimo a questa pressione, in alcuni casi anche banditesca, è una vittoria piena e mostra che, nella provincia palermitana, esso è un voto di protesta cosciente contro il malgoverno della provincia ed il malaffare in cui sguazzano i politici borghesi siciliani.
A prima vista il voto delle provinciali palermitane appare per niente lineare. Abbiamo già detto che il numero delle liste sia di "centro-destra" che di "centro-sinistra" sono aumentate. Alcune che nel '98 avevano raccolto ben 102.573 voti, adesso non esistono più. Questo ha determinato un consistente spostamento di voti, determinabile solo per sommi capi, da un partito all'altro. Il dato a cui si lega la diminuzione dell'astensionismo è quello dell'aumento dei votanti per il "centro-destra". Il Polo guadagna 349.670 voti, circa 75.000 voti in più rispetto al 1998. Forza Italia guadagna 18.978 voti ed aumenta dell'1,7% rispetto al corpo elettorale. L'Udc cresce di 3.648 voti e tallona Forza Italia. Cresce anche AN di 1.581 voti. Una consistente fetta di consensi al "centro-destra" va a Patto per la Sicilia e Nuova Sicilia, quest'ultimo il sempre forte partito "della sanatoria edilizia" dell'ex vicepresidente regionale, nonché assessore al territorio, Bartolo Pellegrino, costretto alle dimissioni dopo essere stato intercettato al telefono mentre usava termini offensivi nei confronti degli esponenti dell'antimafia.
La destra dunque cresce nella provincia palermitana. Abbiamo motivo di pensare che questa crescita possa, in parte, essere legata ai meccanismi clientelari, messi in moto dalle forze di governo in Sicilia, che spesso si sono manifestati come veri e propri ricatti nei confronti delle masse lavoratrici. Basti citare l'esempio di quei precari palermitani, riuniti nelle cooperative facenti capo ad alcuni politici di AN, che negli ultimi giorni della campagna elettorale avevano dichiarato che si sarebbero astenuti alle provinciali per protesta per la loro mancata stabilizzazione. AN li ha immediatamente richiamati all'ordine elettorale ed i precari hanno dovuto fare marcia indietro pubblica sulla decisione di astenersi.
La "sinistra" borghese invece perde voti, nonostante la diminuzione dell'astensionismo totale. Le liste del "centro-sinistra" prendono 192.995 voti a fronte dei 209.639 voti presi del 1998. Dunque perdono 16.644 voti.
Ma andiamo a vedere meglio cosa succede. La Margherita ingloba parte dei voti delle disgregate Rete e Lista Dini e cresce di 22.174 voti. Il resto di questi voti vanno a Primavera Siciliana, Lista di Pietro e Udeur. Il saldo tra i voti persi da Rete e Lista Dini e quelli acquistati da Margherita, Primavera Siciliana, Lista di Pietro e Udeur è comunque negativo di qualche migliaio di voti che potrebbero essersi spostati più a "sinistra" (DS, PRC, PdCI) o potrebbero avere alimentato il bacino dell'astensionismo. Quest'ultima ipotesi è la più probabile. Specie coloro che votavano Rete, essendo provenienti dal movimento e dall'associazionismo culturale ed antimafioso palermitano, devono essere stati influenzati dalle punte più avanzate dell'antimafia palermitana, le quali hanno indicato di astenersi e non votare il candidato del "centro-sinistra" Cocilovo.
L'appoggio a Cocilovo non è stato un grande affare per i DS che perdono ben 7.000 voti rispetto al '98. I Verdi perdono 4.000 voti, ovvero circa il 27% del loro elettorato del '98. è possibile che parte dei voti persi da DS e dai Verdi si siano spostati verso i Comunisti Italiani e Rifondazione. Quest'ultima ha aumentato i suoi voti di circa un migliaio. Ma, dal momento che tra l'elettorato di sinistra si è evidenziata una forte tendenza verso l'astensionismo e dal momento che nel movimento palermitano e nella base di Rifondazione ci sono state forti critiche verso la scelta del partito di appoggiare Cocilovo, supponiamo che Rifondazione stessa debba avere subito un forte ricambio elettorale, perdendo voti a sinistra e acquistandoli a destra con un saldo finale positivo.
C'è un altro fattore che bisogna tenere in considerazione per comprendere il comportamento dell'elettorato di sinistra: Cocilovo era appoggiato dai tre sindacati confederali. Bisogna dunque mettere in conto che su questo candidato e sulle liste a lui associate sono confluiti anche i voti di elettori legati a Cisl ed Uil, la cui maggioranza, tradizionalmente, non vota a "sinistra". Questa considerazione rende ancora più evidente la crisi del "centro-sinistra" palermitano, il quale, nonostante i voti "moderati", è crollato rovinosamente.