A Partinico, in provincia di Palermo
13 OPERAI LICENZIATI IN TRONCO PER ESSERSI ISCRITTI ALLA CGIL
A "Il Bolscevico'' raccontano la loro esperienza di sfruttamento di tipo schiavistico: turni lunghi e senza pause, salari non pagati, al lavoro anche la notte e la domenica
Dal nostro corrispondente di Palermo
Alla fine di maggio il Tg3 ha diffuso la notizia che a Partinico, in provincia di Palermo, 13 operai della stessa azienda sono stati licenziati in tronco per essersi iscritti alla Cgil. Abbiamo cercato quei lavoratori e siamo riusciti a parlare con una sindacalista e una operaia, le quali ci hanno raccontato con precisione la vicenda.
La Mar, è una cooperativa, nata nel 2000 con i finanziamenti regionali, e si occupa di produzione e commercializzazione di funghi. Inizialmente i lavoratori erano una trentina, con contratti di braccianti agricoli. Tuttavia, ci racconta la sindacalista, il contratto non veniva rispettato e i lavoratori erano costretti a turni assurdi: "quando il padrone chiamava si doveva correre in fabbrica di giorno o di notte e persino la domenica''; le buste paga peraltro non arrivano da sei mesi; l'incolumità dei lavoratori veniva messa a rischio, poiché erano obbligati a svolgere mansioni per le quali non avevano specializzazione e ad operare con macchine delle quali non conoscevano bene il funzionamento.
Un'operaia ci racconta che i problemi più grossi hanno avuto inizio a dicembre scorso, quando il presidente-padrone della cooperativa ha iniziato a lasciare a casa, a turno, parte dei lavoratori, imponendo agli altri turni di lavoro per lo meno doppi: "il lavoro iniziava tra le otto e le nove del mattino e terminavamo, a volte, anche alle due di notte ed oltre'', si trattava dunque di lavorare normalmente 16 ore e a volte anche di più.
"Anche se finivamo di lavorare alle due di notte l'indomani mattina, al massimo alle nove, dovevamo essere in cooperativa''. Non esisteva pausa, neanche per pranzare o cenare o andare in bagno e se gli operai si fermavano erano continui rimproveri e minacce di licenziamento. Il padrone pagava 8mila lire all'ora, gli straordinari non venivano conteggiati, e "se ci lamentavamo lui rispondeva che eravamo liberi di andarcene''. In realtà i lavoratori, di cui molte donne con figli piccoli a carico, non erano per niente liberi di rinunciare a quel lavoro, sebbene svolto in condizioni veramente umilianti. Le donne avevano anche impegni familiari da portare avanti e "quando tornavamo a casa a mezzanotte, all'una, alle due, dopo una giornata di lavoro, dovevamo ancora occuparci dei bambini che dovevano mangiare o andare a dormire''.
"Ci trattavano da schiavi e ci volevano togliere anche la dignità'' racconta l'operaia, ad un certo punto "abbiamo deciso che così non poteva andare avanti''. In tredici, tra cui undici donne, si iscrivono alla Cgil. Non appena al presidente-padrone della cooperativa vengono notificate le iscrizioni al sindacato i tredici operai vengono licenziati in tronco.
Il padrone assume al loro posto altre persone che "molto probabilmente non hanno nessun contratto'' e, se è così, si ritroveranno in una condizione ancora peggiore rispetto a quella dei lavoratori licenziati, in quanto non potranno far valere nessuno dei diritti previsti dallo Statuto.
L'operaia ci rivela poi che con le colleghe ed i colleghi hanno deciso di portare fino in fondo la lotta per farsi riassumere "tutti e tredici e non soltanto tre di noi, come ci ha proposto il presidente della cooperativa''.
Questa storia dimostra che le masse lavoratrici hanno bisogno di maggiori protezioni e non certo del restringimento dei loro diritti, come invece propone il governo del neoduce Berlusconi. L'unico scopo della modifica dello "Statuto dei lavoratori'' proposta dal governo, è di metterli con le spalle al muro, piegarne la lotta per la conquista di sempre migliori condizioni di lavoro e ridurli a "lavorare come schiavi'', per adottare l'espressione usata dall'operaia della Mar di Partinico.

12 giugno 2002