Per i rimborsi elettorali
I partiti del regime si spartiscono una torta da 450 milioni di euro
Le fette più grosse all'Ulivo e a Forza fascisti. Al PRC 31.257.417 euro
Cinque euro per ciascun iscritto nelle liste elettorali di Camera e Senato

Appena chiuse le urne i tesorieri dei partiti del regime neofascista si sono già messi alacremente a lavoro per spartirsi la golosa torta di ben 451.111.320 euro che lo Stato verserà nelle casse dei partiti e movimenti politici parlamentari a titolo di rimborso spese per la campagna elettorale delle politiche del 9 e 10 aprile scorsi nei prossimi 5 anni di legislatura.
In base alla legge n. 157 del 3 giugno 1999 varata dai governi del "centro-sinistra" (che di fatto ha reintrodotto l'odioso finanziamento pubblico dei partiti parlamentari contro cui al referendum del 1993 si erano schierati oltre 31 milioni di elettori, pari al 90,3 per cento dei votanti e al 65,8 per cento degli aventi diritto al voto) e alla legge n. 156 varata nel 2002 dal neoduce Berlusconi, al banchetto per la spartizione del lauto malloppo sono invitati tutti i partiti parlamentari che hanno ottenuto almeno l'1% dei voti validi. La fetta di finanziamento spettante a ogni singolo partito o movimento politico rappresentato in Parlamento viene calcolata in misura proporzionale al totale dei consensi ottenuti e viene elargita ogni anno anche nel caso in cui la legislatura dovesse interrompersi anticipatamente. Infatti, grazie al decreto "milleproroghe" varato a fine legislatura dal governo Berlusconi, la nuova normativa prescrive che il rimborso elettorale dovrà essere "comunque effettuato" anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere. Dunque d'ora in avanti in caso di uno o più scioglimenti anticipati delle Camere, i partiti parlamentari riceveranno il doppio o il triplo di quanto incassano oggi a titolo di rimborso spese per le campagne elettorali.
Ma la cosa più odiosa è che nella formazione del fondo per il finanziamento vengono conteggiati anche gli astensionisti, cioè tutti quelle elettrici ed elettori, oltre 10,5 milioni alla Camera e 9,641 milioni al Senato, che non andando a votare, annullando la scheda o lasciandola in bianco hanno espresso un forte e netto dissenso proprio nei confronti di tutti i partiti parlamentari che compongono le due coalizioni borghesi capeggiate dal democristiano Prodi e dal neoduce Berlusconi. Infatti il fondo viene calcolato sulla base di 5 euro per ciascun iscritto nelle liste elettorali della Camera e del Senato. Gli elettori della Camera sono 47.160.244 e quelli del Senato 43.062.020: moltiplicando dunque per cinque le due cifre si ha il complesso dei rimborsi elettorali dei due rami del parlamento: 235.801.220 per Montecitorio e 215.310.100 per Palazzo Madama.
Ma non è tutto. Perché quest'anno c'è la novità degli italiani all'estero, che sono 2.623.382. La legge non ne parla esplicitamente, ma una interpretazione estensiva delle norme in essa contenute potrebbe aggiungere altri 13.116.919 euro di finanziamento ai 450 milioni già stanziati.
A far la parte del leone nei due poli saranno, da una parte, l'Ulivo che, fra Camera e Senato introiterà 141.596.168 milioni, e, dall'altra, Forza fascisti che, con i suoi oltre 115 milioni di finanziamento risulta essere il partito più foraggiato dallo Stato.
Ad AN andranno invece quasi 59 milioni, ai DS poco meno di 40 milioni; all'UDC, forte del suo 6,76% oltre 32 milioni mentre al partito della Rifondazione trotzkista andranno 31.257.417 euro pari a circa 60 miliardi di lire.
Seguono: Margherita con 24,5; Lega Nord 21,5; Rosa nel Pugno 12,7; Italia dei Valori 12,2 e Udeur 6,6. chiudono PdCI e Verdi rispettivamente a quota 5,7 e 5 milioni.
A bocca asciutta rimangono il Partito dei pensionati e altre formazioni minori che non ce l'hanno fatta a superare la fatidica soglia dell'1% dei consensi.

26 aprile 2006