Al vertice di Lussemburgo
I ministri delle finanze europei varano il "patto di stabilità e di crescita" della Ue
Differite di sei mesi le sanzioni ai paesi che sforano i parametri di stabilità. Nel frattempo devono rientrare nei parametri facendo delle manovre correttive

Il vertice dei ministri delle Finanze dei paesi dell'Unione europea (Ue) che si è tenuto in Lussemburgo il 18 ottobre ha dato il via al cosiddetto "patto di stabilità e di crescita", il piano che comprende le linee della riforma dei meccanismi di controllo sul rispetto dei parametri di stabilità, quelli che prevedono il limite del 3% di deficit pubblico annuo rispetto al prodotto interno lordo (pil) e il limite del 60% del rapporto tra debito complessivo e pil.
Finora, in base alle regole definite a Dublino alla fine del 1996 e inserite nel trattato di Maastricht, i paesi che eccedevano il limite del 3% del deficit pubblico potevano essere sanzionati sulla base di un voto a maggioranza da parte del consiglio dell'Unione europea. Un passaggio che non è stato messo in pratica soprattutto perchè tra i primi a sfondare il limite previsto, nel 2003, sono stati i due paesi più forti, Francia e Germania poco dopo l'adozione dell'euro.
Con l'esplosione delle crisi economica e la conseguente caduta del pil i conti pubblici dei paesi europei sono andati in fibrillazione e nel momento in cui anche gli speculatori finanziari hanno cominciato a prendere di mira i titoli dei paesi con i conti in rosso si sono create situazioni molto critiche financo nella zona euro, dalla Spagna al Portogallo, all'Irlanda fino alla Grecia finita sull'orlo della bancarotta. L'intervento di emergenza per salvare la Grecia, e l'euro, è servito a tamponare la falla, la riforma del patto di stabilità dovrebbe servire a prevenire nuovi pericolosi scivoloni sui bilanci pubblici che saranno raddrizzati a colpi di stangate sulle masse popolari.
Il documento varato a Lussemburgo prevede che contro i paesi che superano il limite del 3% di deficit rispetto al pil venga aperta una procedura per deficit eccessivo e avranno sei mesi di tempo per adottare manovre correttive e rientrare nei parametri. Se entro la scadenza dei sei mesi l'obiettivo non è raggiunto, scatteranno le sanzioni previste ovvero una multa pari allo 0,2% del pil. Se l'infrazione resta, parte un'altra multa.
Le sanzioni che saranno praticamente automatiche, verranno proposte dalla Commissione europea e potranno essere bloccate solo da una maggioranza qualificata di voti al Consiglio, il che mette nelle mani di Berlino il controllo dei bilanci dei paesi Ue dato che il quorum necessario può essere praticamente raggiunto solo col consenso della Germania. Che al tavolo della discussione voleva che le multe scattassero automaticamente senza nemmeno l'esame di riparazione dopo sei mesi.
Le procedure previste in caso di sforamento del deficit rispetto al pil potranno essere aperte con le stesse modalità anche in caso di debito eccessivo; i paesi il cui debito eccede il 60% dovranno impegnarsi a ridurre la quota eccedente di una percentuale che dovrebbe essere decisa caso per caso dalla Commissione e dal Consiglio.
La proposta della Commissione era per una riduzione delle eccedenze del 5% all'anno, una misura che sarebbe stata un colpo durissimo all'Italia che ha un deficit al 118% del pil, il doppio del parametro previsto da Maastricht. Tradotto in soldoni voleva dire tagli per oltre 75 miliardi di euro al bilancio pubblico solo per ridurre il deficit. Non sarà così, ha giurato il ministro Tremonti, che ha detto di aver convinto i partner europei a tener di conto nelle valutazioni sul fardello del debito anche dei risparmi ricavati dalle riforme del sistema pensionistico già adottate o dall'entità del debito privato che per l'Italia è prossima allo zero. Vedremo come andrà a finire, in ogni caso è certo che hanno pagato e pagheranno i lavoratori e le masse popolari. D'altra parte, se lo "impone" la Ue.
Parigi e Berlino hanno raggiunto un'intesa anche per chiedere una modifica dei Trattati in modo da introdurre non solo le sanzioni finanziarie ma anche quelle politiche contro i paesi che violassero il nuovo patto a partire dal congelamento del diritto di voto in Consiglio.
L'accordo raggiunto a Lussemburgo sarà sottoposto all'approvazione nel vertice dei capi di governo in programma il 28 ottobre e una volta approvate, le nuove regole dovebbero diventare operative entro tre anni, nel 2013 quando dovebbe essere rinnovato e istituzionalizzato anche il meccanismo di salvataggio, concordato in estate per la Grecia, dei paesi i cui bilanci si trovassero sotto attacco da parte dei mercati.

27 ottobre 2010