Grandi opere
In Lombardia il regime neofascista inaugura la Pedemontana
Sbloccata da Prodi, battezzata dal neoduce Berlusconi. Un affare miliardario per padroni che in cambio distruggeranno gli ultimi polmoni verdi della Pianura padana
I contestatori tenuti lontani dall'inaugurazione

Dal nostro corrispondente della Lombardia
Il 6 febbraio scorso il regime neofascista ha inaugurato a Cassano Magnago (Varese) l'ennesima "grande opera" antipopolare: la Pedemontana, la nuova autostrada che soffocherà ulteriormente l'inquinatissima Lombardia con altri 156 km di colate di cemento, attraversando 95 comuni e 5 province.
La Pedemontana dovrebbe essere completata entro il 2015, l'anno dell'Expo a Milano. Grande opera, grandi costi: cinque miliardi di euro, di cui oltre quattro destinati alla costruzione e solo 100 milioni per opere compensative. I tempi e i budget indicati vanno presi con le molle, perché con la borghesia italiana non si sa mai: le infrastrutture costano sempre il triplo di quelle europee e sui tempi si nutrono sempre incertezze.

Le voci della protesta: "Ci avete rotto i polmoni"
Questa nuova strada non farà altro che peggiorare la qualità della vita, già compromessa, di tutta l'area. "Siamo qui a sperare che nevichi, piova o tiri vento per poter respirare e invece si spendono altri 5 miliardi di euro per fare una nuova strada che andrà a distruggere gli ultimi polmoni verdi della pianura padana", hanno ricordato i manifestanti all'ingresso di Malpensafiere, da dove partivano le navette che portavano all'inaugurazione. "Se per Malpensa vennero deportate (o delocalizzate, come ci hanno sempre detto) 470 famiglie qui si parla di oltre 20 mila espropri. È la fine delle nostre città così come le abbiamo sempre viste e l'inizio dell'era della città infinita. Noi questo non lo vogliamo". L'allarme riguarda anche la cementificazione che seguirà alla costruzione della strada, con capannoni che spunteranno come funghi ad ogni svincolo: "Solo nella nostra zona ne faranno due nel giro di tre km".
"Per costruirla - ha denunciato Damiano Di Simine, responsabile di Legambiente Lombardia - al momento c'è solo un miliardo dei quattro necessari e temiamo che si stia tentando di portare in Lombardia il sistema Salerno-Reggio Calabria. Basti pensare che per arrivare in tempo per le elezioni regionali si è avallato un progetto che fa acqua da tutte le parti con oltre 280 prescrizioni del Cipe, ovvero una riprogettazione quasi totale del tracciato".
"Pedemontana è il più grosso regalo fatto alla 'ndrangheta - ha denunciato l'Osvo, Osservatorio ecologico sulla valle Olona - sappiamo bene che la malavita organizzata ha piantato le radici anche qui da noi e un'opera del genere si presta agli appetiti delle cosche che operano principalmente nel settore edile".

Destra e "sinistra" borghese ai piedi dei padroni
Alla posa della prima pietra c'erano tutti i capibastone del regime, dai due principali candidati presidente di Regione alle elezioni di marzo, Roberto Formigoni (Pdl) e Filippo Penati (Pd), entrambi alla spasmodica ricerca della massima visibilità pre-elettorale, al gerarca delle Infrastrutture Altero Matteoli, al leader della Lega razzista, xenofoba e secessionista Umberto Bossi (nativo proprio di Cassano Magnago). A mezzogiorno, è arrivata persino la telefonata del neoduce Berlusconi.
Per l'occasione, ovviamente, erano presenti anche gran parte delle associazioni padronali della Lombardia. Del resto la festa era riservata ai padroni: sia perché gli azionisti di Autostrade Pedemontana Spa sono la Serravalle, longa manus della lobby del cemento sotto il controllo della provincia di Milano (68%), Equiter (20%), Banca infrastrutture innovazione sviluppo (6%) - queste ultime due controllate dal gruppo Intesa Sanpaolo - e Ubi Banca (5%); sia perché ai contestatori non è stato nemmeno concesso avvicinarsi all'inaugurazione, sono stati tenuti a una distanza di 500 metri. Le strade sono state bloccate dalle camionette di carabinieri e polizia, l'uscita della statale 336 è stata chiusa, carabinieri a cavallo facevano la guardia nei boschi circostanti e un cordone sanitario di forze dell'ordine monitorava ogni altro accesso. Entrava solo chi aveva il pass, i politici borghesi e i padroni.
Non è stata per nulla quella festa di popolo millantata da entrambi i poli del regime neofascista. L'inaugurazione è stata criticata anche per i soldi spesi (300mila euro in tempi in cui la cassa integrazione è alle stelle tra i lavoratori lombardi), peraltro serviti esclusivamente ad orchestrare lo spot elettorale di Formigoni e che ha costretto il "povero" Penati, relegato in quinta fila, ad abbandonare l'inaugurazione e a piagnucolare davanti a microfoni e telecamere: "non posso accettare di veder nascosto tutto il mio lavoro e la mia persona. Buon lavoro a tutti". E pensare, poi, che era stato proprio il governo di "centro-sinistra", con l'allora ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro e con un miliardo di euro di finanziamenti, a sbloccare la sciagurata Pedemontana attesa dalla borghesia lombarda da ben 40 anni. "E nessuno ce l'ha riconosciuto". La "sinistra" borghese evidentemente ha messo definitivamente il cervello al macero: si era illusa che i padroni nel momento della loro festa avrebbero ringraziato la servitù.

17 febbraio 2010