Inaugurazione dell'anno giudiziario
Il pg Favara: "non toccate l'autonomia dei magistrati"
La mafia gode di "una sorta di convivenza con lo Stato"
Il procuratore generale della Corte di Cassazione, Francesco Favara non può essere certo considerato una pericolosa "toga rossa". Anzi, in Cassazione dove siede dal 1985 e dove nel 2000 è stato nominato procuratore generale, viene definito moderato, di centro, addirittura di chiara "simpatia per il centrodestra". Tuttavia, il suo discorso alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, avvenuta il 13 gennaio, è stato una pacata quanto ferma requisitoria contro la politica attuata dal governo del neoduce Berlusconi in materia di giustizia, contro leggi varate e in particolare contro la stagione di "riforme" che si annuncia e che mira a portare a compimento il progetto piduista di sottomettere la magistratura all'esecutivo.
L'alto magistrato, nelle 111 pagine della sua relazione, dice chiaro e tondo che la giustizia non funziona perché negli ultimi anni, il "centro-destra", ma anche il "centro-sinistra", ha licenziato leggi che a parole parlano di "efficienza" ma in concreto operano per il controllo della magistratura. è in nome del "giusto processo" che si è legiferato affinché il processo penale si trasformasse in una corsa ad ostacoli che ha disegnato, al contrario, un "diritto diseguale" e quindi ingiusto, che lascia pochi e ricchi imputati con tutte le garanzie e molti con nessuna garanzia. In proposito non è difficile leggere un implicito riferimento alla Cirami e al disegno di legge Pittelli (che prevede il ricorso immediato in Cassazione, con automatica sospensione del procedimento, contro qualsiasi ordinanza del giudice) quando Favara commenta che "è difficile immaginare come possa avere una ragionevole durata un processo in cui ogni atto può generare un microprocesso, che richiede avvisi, notifiche, discussioni, deliberazioni. In questa prospettiva prevedere sospensive del procedimento di cognizione in attesa della definizione del procedimento incidentale costituirebbe un colpo esiziale alla ragionevole durata del processo".
Nella sua relazione, Favara ha anche denunciato una "imminente presenza della mafia" che pur agendo a bassa visibilità ha una "struttura pervasiva" che gode di "una sorta di convivenza con lo Stato".
Ma è quando il pg punta il dito sul rispetto dei giudici e ammonisce a non toccare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, che il neoduce Berlusconi, seduto accanto a Ciampi, al ministro Castelli, e ai suoi fidi Pisanu e Letta, riesce a malapena a celare la sua insofferenza. "Desidero esprimere il forte auspicio che siano evitate riforme che sconvolgano l'attuale assetto dell'ordine giudiziario" fondato sulla Costituzione "e che pongano a rischio - se non ora, in un futuro più o meno prossimo - la sua autonomia e indipendenza". Se i magistrati "riconoscono il primato della legge e del Parlamento" allora tutti gli altri poteri devono rispettare "l'autonomia e l'indipendenza della magistratura" che, sia chiaro, aggiunge, "non costituiscono un privilegio dei magistrati ma una garanzia per il rispetto della legalità".
Solo conservando questi principi e ponendo fine a "contrasti e polemiche" si potrà ristabilire "il corretto e normale rapporto tra la magistratura e le altre istituzioni". Per il pg dunque è netto il no alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. "è importante che, pur nella distinzione delle rispettive funzioni, giudici e pm continuino a far parte di un unico ordine e di un'unica cultura della giurisdizione". Inoltre chiede rispetto per "la stragrande maggioranza dei magistrati, che lavorano con assoluto equilibrio e rigorosa imparzialità". E difende con altrettanta fermezza le toghe accusate di "parzialità", ree di far politica con i processi, accusando di "strumentalità" chi ha voluto dare "un'immagine, che è sbagliata, di una magistratura non parziale e affetta da protagonismo". Non ci vuol molto a leggere in ciò un implicito riferimento a quanto sta avvenendo nei processi che vedono coinvolto il neoduce e il suo fido Previti a Milano.
A conclusione della cerimonia, Berlusconi scivola via dal Palazzaccio assieme a Letta. Il suo pensiero è affidato poco dopo a un comunicato scritto, evidentemente studiato e soppesato a tavolino, che definisce la relazione di Favara "serena ed equilibrata" e assicura che "la Casa delle libertà in nessun modo metterà mai a rischio l'autonomia e l'indipendenza della magistratura" (sic!). Al neoduce la relazione di Favara non è piaciuta affatto, come confida Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera. Il perché Berlusconi abbia fatto "buon viso a cattiva sorte" può essere giustificato anche dal fatto che proprio il 26 gennaio le sezioni unite della Cassazione dovranno pronunciarsi sul trasferimento del suo processo da Milano a Brescia e forse non sarebbe stato saggio pestare i piedi al procuratore generale di quella stessa Cassazione.
E così il suo vero pensiero ha lasciato che lo esprimessero i suoi colonnelli. Costoro hanno sparato a zero contro la relazione del Pg, a partire dall'on. Gaetano Pecorella, legale del premier e presidente della Commissione giustizia della Camera, che già si era espresso per l'abolizione delle cerimonie di apertura dell'anno giudiziario, e che parla di "relazione sconfortante". "Una giaculatoria" l'ha invece definita il responsabile giustizia di FI, Giuseppe Gargani. "Poiché non è proprio il caso di dare alibi a nessuno", ha candidamente confessato Saponara, un altro dei deputati-avvocati di fiducia di Berlusconi, tutte queste cose si è ben guardato dal dichiararle.
Apprezzamenti sono invece venduti dall'Associazione nazionale magistrati e dal vicepresidente del Csm Virginio Rognoni.
Il tema della ferma difesa dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura è stato presente in quasi tutte le relazioni dei procuratori nelle città italiane, nelle cerimonie svoltesi sabato 18 gennaio. Molti, tra i quali Grasso a Palermo, hanno polemizzato con il governo per la commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli che si presenta come una commissione di indagine sui giudici, e dunque oggettivamente costituisce un attacco alla loro indipendenza.

22 gennaio 2003