All'inaugurazione dell'anno giudiziario
Il pg della Cassazione Favara critica la controriforma giudiziaria e la legge "salva-Previti"
Denunciate presunte "Infiltrazioni eversive nel mondo del lavoro"
Il clima di stato d'assedio permanente in cui vive ormai la magistratura, impegnata in una lotta impari contro il governo Berlusconi che vuole ad ogni costo assoggettarla con la controriforma neofascista della giustizia già approvata dalla Camera e ora in discussione al Senato, si è fatto sentire perfino alla paludata cerimonia annuale di inaugurazione dell'anno giudiziario, trovando un'eco nella stessa relazione del procuratore generale della Cassazione Francesco Favara.
Nella relazione, letta l'11 gennaio davanti al capo dello Stato Ciampi, al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro della Giustizia Castelli, il pg Favara ha tracciato infatti un quadro dello stato della giustizia in Italia a dir poco disastroso, puntando in particolare il dito sull'intollerabile lunghezza dei processi (arrivata a 5 anni di media per quelli penali e 8 anni per quelli civili), dovuta soprattutto allo spaventoso accumulo dei procedimenti arretrati, giunti a quasi 9 milioni tra civili e penali al 30 giugno scorso, che ci colloca all'ultimo posto in Europa, tanto che l'Italia si è già meritata ben 103 sanzioni per violazione dei diritti umani. Affrontare questa situazione costituisce quindi per Favara "l'obiettivo strategico da perseguire in via prioritaria... il che comporta la necessità non solo di una appropriata riorganizzazione del servizio giustizia, ma anche di una semplificazione delle procedure e di una razionalizzazione dell'impianto processuale".
Dove Castelli abbia visto nel quadro allarmante tracciato dal pg "più luci che ombre", come il Guardasigilli si è affrettato a dichiarare al termine della cerimonia, è un mistero che si può spiegare solo con la ben nota faccia tosta del ministro fascioleghista. Visto oltretutto che egli stesso e il governo che rappresenta sono i diretti responsabili dello sfascio della giustizia, sia negando i fondi e il personale necessari al suo funzionamento, perfino per i servizi più elementari e indispensabili come le fotocopie, sia con le continue leggi ad hoc per sabotare i processi al neoduce e ai suoi amici, ma anche a mafiosi e imputati "eccellenti" in generale, come quelle sulle rogatorie e il falso in bilancio, la Cirami, la Schifani e la "salva-Previti".

Critiche alla "salva-Previti"
E difatti, approfondendo la sua analisi, pur senza nominare apertamente tali provvedimenti, Favara ha fatto un chiaro riferimento polemico alla "salva-Previti" in discussione in parlamento, quando tra i motivi che già oggi rallentano i processi ha citato l'estensione "oltre ogni ragionevole misura" delle "garanzie processuali (sovente prive di effettivo contenuto sostanziale), senza tener conto del progressivo allungamento del processo, con la conseguenza che si assiste ad una sostanziale vanificazione del processo penale, il quale, quando non è fulminato dalla prescrizione, produce o una pena che può apparire come una tardiva vendetta dello Stato nei confronti di una persona ormai mutata negli anni, oppure una assoluzione che non ripaga dei danni economici ed esistenziali sofferti in conseguenza del processo".
Per Favara sarebbe anzi necessario, pur senza incidere sulle garanzie per il cittadino, "un più rigoroso controllo sulla ammissibilità dei ricorsi", poiché il regime attuale "crea un circolo vizioso: la prospettiva della prescrizione invoglia a tattiche dilatorie". E di conseguenza il rischio è che "vengano nella prassi a crearsi due tipi empirici di processo: quello più garantito per chi può permetterselo e quello meno garantito per chi non può permetterselo". Se poi "lo scopo perseguito è la prescrizione - ha insistito Favara con una critica implicita alla `salva-Previti' - il suo perseguimento rischia addirittura di essere agevolato se i relativi termini saranno ridotti, con ulteriore incremento delle impugnazioni e vanificazione del lavoro delle forze dell'ordine e dei magistrati"
Quanto più in generale alla controriforma Castelli, Favara non l'ha attaccata apertamente, però lo ha fatto sostanzialmente, sia criticandone alcuni punti fondamentali, come "precludere al giudice la facoltà di interpretare la legge" e il meccanismo dei concorsi ("eventuali strutture gerarchiche di stampo burocratico - ha detto - non sarebbero coerenti con i principi costituzionali ed è assai dubbio che risultino adeguate allo scopo perseguito"); sia raccogliendo e rilanciando quella che lui ha definito "la forte apprensione suscitata tra i magistrati" dalla "riforma" giudiziaria del governo, sottolineando con enfasi che "l'autonomia e l'indipendenza di cui gode, secondo la Costituzione, la magistratura, deve essere sempre rispettata come ha più volte ribadito il capo dello Stato".

Accenti retrivi e reazionari
Parole che hanno urtato la Casa del fascio, come per esempio dimostra la reazione rabbiosa del forzista Vitali, padrino della "salva-Previti", che riguardo all'accusa di legge "fulmina-processi" implicitamente lanciata da Favara ha ribattuto: "Chiaramente questa è una visione autoritaria dello Stato che non può coincidere con la nostra". Eppure il pg della Cassazione non è certo tacciabile di appartenere alle cosiddette "toghe rosse" sempre evocate dal neoduce e dai suoi tirapiedi per atteggiarsi a "vittime" della giustizia "politicizzata". Il pg è anzi accreditato per essere un "moderato", di centro, addirittura di chiara "simpatia per il centrodestra". Tant'è vero che nella sua relazione non mancano accenti marcatamente retrivi, se non reazionari, come l'accusa ad alcune moschee, non nominate, di essere "centri di reclutamento" di terroristi islamici; e come l'accusa al mondo del lavoro di essere soggetto a un "forte tentativo di infiltrazione eversiva", attuato "mediante una rinnovata e radicalizzata conflittualità nei luoghi di lavoro, che passa attraverso il superamento della tradizionale attività del sindacato, che si tenta di isolare e scavalcare e la contrapposizione, forte e pregiudiziale, ad ogni forma di mediazione". Come anche, per Favara, che in questo dimostra evidentemente di aver sposato pari pari le tesi fasciste e provocatorie di Pisanu e del Sisde, tentativi di infiltrazione terroristica vi sarebbero "in ogni altro conflitto sociale su temi prioritari quali ambiente, immigrazione, opere pubbliche, caro vita, casa".
Pochi giorni dopo, il 15 gennaio, sono stati gli stessi magistrati a manifestare in massa contro la controriforma del governo, attuando forme di protesta pubbliche durante le cerimonie di apertura dell'anno giudiziario in tutti i 26 distretti del Paese. è il quarto anno di fila che lo fanno ad ogni inizio anno. Dappertutto si sono presentati in toga stringendo ben visibile in mano una copia della Costituzione.
A Palermo, dove presenziava il ministro Castelli, hanno invece disertato la cerimonia e manifestato in piazza davanti al palazzo di giustizia. A Napoli il procuratore generale Vincenzo Galgano ha mosso nella sua relazione dure accuse alla controriforma. I magistrati sono usciti dall'aula quando ha preso la parola il vice capo di gabinetto del ministro Castelli. A Bologna sono stati innalzati cartelli con la scritta "La Costituzione non si prescrive". A Venezia hanno sfilato con la Costituzione in mano anche i giudici in toga rossa delle corti d'Appello. Il pg di Brescia Aniello Lamonica ha accusato esplicitamente la controriforma Castelli di ricordare "il contenuto del piano di rinascita della loggia P2".

19 gennaio 2005