Entusiasta la Confindustria
IL `PIANO DEI
100 GIORNI DEL NEODUCE BERLUSCONI: UNA MANOVRA PER I CAPITALISTI E I RICCHI
Sgravi alle
imprese, condono per il lavoro sommerso, abolizione della tassa di successione,
liberalizzazione dei contratti a termine, libertà di speculazione edilizia
LAVORATORI E PENSIONATI A BOCCA ASCIUTTA
"Oggi ci
occupiamo del denominatore, cioè del prodotto lordo; fra una quindicina di
giorni ci occuperemo del numeratore, cioè della spesa": con questa
dichiarazione compiaciuta e minacciosa al tempo stesso il neoduce Berlusconi ha
annunciato il "piano per i primi 100 giorni di governo", varato nella
riunione del Consiglio dei ministri del 28 giugno scorso.
Affiancato dal suo vice Fini e dal ministro dell'Economia Tremonti, Berlusconi
ha illustrato ai giornalisti un corposo pacchetto di misure dove per i
lavoratori c'è solo la "flessibilità" e la precarietà dei contratti
a termine, mentre per i capitalisti e i ricchi c'è tutta una serie di sontuosi
regali, dalla Tremonti bis agli incentivi per far emergere il sommerso,
dall'abolizione della tassa di successione alla legge per le grandi opere
pubbliche; misure che a suo dire dovrebbero "dare una scossa
all'economia" favorendo gli investimenti e attirando capitali dall'estero,
così da aumentare il prodotto interno lordo e migliorare il rapporto
deficit/Pil come richiesto dalle autorità della Ue. Per quanto riguarda l'altra
strada per concorrere allo stesso risultato, cioè appunto i tagli alla spesa,
se ne riparlerà col Dpef (documento di programmazione economica e finanziaria)
di metà luglio, dove si sa già che nel mirino ci saranno la sanità, le
pensioni e la scuola. Intanto Berlusconi taglia del 10% le spese di tutti i
ministeri del suo governo, e sono già in arrivo aumenti tariffari cospicui,
come sulle bollette telefoniche. Ma la dimensione vera della stangata dipenderà
dall'entità del "buco" nei conti pubblici che secondo l'attuale
governo gli è stato lasciato in eredità dalla precedente gestione, e che la
Confindustria già da tempo va proclamando essere di non meno di 30mila
miliardi.
Per il momento, dunque, via alla grande abbuffata solo per i ricchi. Il conto
sarà presentato ai lavoratori e alle masse popolari tra una quindicina di
giorni nel Dpef, da pagare in autunno con la prossima Finanziaria.
Il pacchetto dei 100 giorni, raccolto in tre disegni di legge, sarà presentato
subito in parlamento per l'approvazione di almeno una delle due Camere prima
della chiusura estiva, in modo che il governo possa attuarne le parti più
importanti tramite decreti delegati fin da subito: "è vitale che in
autunno il paese riprenda a correre. E per questo siamo disposti ad andare fino
in fondo: anche a giocare la carta del voto di fiducia", ha dichiarato
Berlusconi. Ciampi gli ha dato il suo autorevole assenso su questa procedura
d'urgenza di stampo presidenzialista e anticostituzionale.
ENTUSIASMO DA PARTE DEGLI INDUSTRIALI
Entusiasta la Confindustria, che con questa manovra incassa il primo dividendo
per l'investimento fatto in campagna elettorale sponsorizzando con decisione il
candidato Berlusconi. Il secondo arriverà subito dopo, con i tagli alla spesa e
la promessa riduzione dell'aliquota fiscale massima al 33%. Intanto il suo neo
presidente, Antonio D'Amato, uscendo dall'incontro con Berlusconi ha potuto
dichiarare soddisfatto che con queste misure "il governo mette un po' di
turbo ad una economia che ne ha bisogno". Dichiarazioni analoghe anche da
parte di Tronchetti Provera e di Romiti. Soddisfatti anche i vertici sindacali
di Cisl e Uil, sempre più avviati sulla strada neocorporativa della
collaborazione con la Confindustria e col governo del neoduce.
Cofferati è invece uscito scuro in volto dall'incontro col governo. Non ha
gradito che nel pacchetto sia stata recepita la direttiva europea sui contratti
a termine, su cui era già stata registrata la rottura con Cisl e Uil che su
questo punto avevano firmato un'intesa separata con la Confindustria: "è
una mela avvelenata messa sul tavolo da Confindustria e il governo l'ha
realizzata", ha dichiarato il leader della Cgil annunciando ricorsi alla
Corte europea e alla Corte costituzionale. Sull'insieme delle misure si è
limitato però a dire che "rappresentano un segnale esplicito alle imprese,
agli artigiani, ai professionisti. Il governo non ha proposto nulla per i
lavoratori, i pensionati e i consumatori", e a lamentarsi che quella di
Berlusconi "non ha nulla a che spartire con la pratica concertativa",
ma "si ispira semmai ad una logica neocorporativa". Come se le due
cose fossero in contraddizione, e non fossero invece le due facce della stessa
medaglia, su cui del resto non aveva mai trovato da ridire quando a valersene
sono stati volta a volta i governi Dini, Prodi, D'Alema 1 e 2 e Amato.
Cuore del provvedimento governativo è la cosiddetta "Tremonti bis"
(una legge analoga fu varata dal primo governo Berlusconi nel '94), che per il
biennio 2001-2002 prevede la detassazione degli utili di impresa reinvestiti in
beni strumentali, pari al 50% dell'imponibile degli investimenti che eccedono la
media degli ultimi 5 anni. Vale anche per autonomi, professionisti, banche ed
assicurazioni. Sarà estesa anche ai costi per la formazione del personale e per
la ricerca, e sostituirà la Dit (dual income tax), l'altra agevolazione sugli
investimenti d'impresa varata dal "centro-sinistra". Il risparmio per
le imprese è valutato in 3.000 miliardi l'anno, che secondo il governo saranno
recuperati grazie alle maggiori entrate fiscali derivate dal maggior sviluppo
economico indotto dalle misure governative.
Segue, in ordine di importanza, il condono per l'emersione delle attività
economiche in nero, il cosiddetto "sommerso", un provvedimento che
D'Amato aveva chiesto a gran voce fin dalla sua elezione al vertice
confindustriale. Entro il 30 novembre 2001 questo tipo di imprese possono venire
allo scoperto e sanare totalmente sia dal punto di vista penale che
amministrativo la loro posizione irregolare fiscale, contributiva e ambientale
con aliquote fiscali ridotte al 10, 15 e 20% e contributive dell'8, 10 e 12%
rispettivamente per il primo, secondo e terzo anno dalla dichiarazione. Ai
lavoratori spetterà di pagare una cifra forfettaria di 200 mila lire per anno.
Segue poi l'abolizione della tassa di successione per tutti i patrimoni, che il
"centro-sinistra" aveva già varato per le eredità fino a 350 milioni
per erede. Con la nuova normativa oltre questa quota si dovrà pagare solo
l'imposta di registro. Gli immobili saranno esentati dalla dichiarazione Ici. Il
provvedimento sarà esteso anche alle donazioni: un regalino personale che il
neoduce si è concesso nell'eventualità di dover essere costretto causa
conflitto d'interessi a disfarsi di parte del patrimonio in favore dei figli.
ANCORA REGALI
Ma la lista dei regali per i capitalisti non finisce qui. C'è per esempio la
legge obiettivo per le grandi opere pubbliche: entro il 30 giugno di ogni anno
il governo definirà un piano di grandi opere industriali e infrastrutturali
"strategiche" da realizzare con procedure accelerate e deroghe
legislative ai regolamenti ambientali adottate per decreto. In pratica una nuova
cementificazione selvaggia del territorio in barba ai limiti di salvaguardia
faticosamente conquistati dopo decenni di scempi e saccheggi ambientali: i primi
a beneficiarne saranno ovviamente i contestatissimi ponte sullo stretto di
Messina e Tav.
E c'è la liberalizzazione dei contratti a termine, che ha fatto inquietare
Cofferati ma è una direttiva della Comunità europea tanto osannata dal
"centro-sinistra" a cui il segretario Cgil ha retto il sacco negli
ultimi cinque anni. Furbescamente il governo si è limitato a
"recepirla", addossandone la responsabilità a chi lo ha preceduto e
negando ogni volontà di voler spaccare l'unità sindacale. La liberalizzazione
è completa per i lavoratori sopra i 55 anni. Per i giovani varranno solo limiti
di durata concordati a livello aziendale. Le quote massime di contratti a
termine e la loro durata saranno stabiliti dai contratti collettivi, fino a un
massimo di tre anni, con la possibilità di un rinnovo se non è stato consumato
tutto il tetto dei tre anni.
Il piano governativo prevede inoltre agevolazioni edilizie per le
ristrutturazioni e demolizioni interne di edifici che non comportino variazione
di volume e modifica dell'aspetto esteriore: invece dei permessi basterà una
semplice denuncia di inizio lavori. Il contrappeso dovrebbe essere rappresentato
da un'intensificazione dei controlli anti abusi. C'è da crederci? Vi è poi
tutta una varietà di semplificazioni ed agevolazioni burocratico-fiscali, come
sulle norme per la gestione dei rifiuti da parte delle aziende, l'abolizione
della vidimazione annuale dei libri contabili, l'unificazione dei registri Iva
acquisti e vendite, lo spostamento a fine mese della scadenza fiscale del 16, la
polizza assicurativa per evitare alle nuove imprese della new economy la
sottoscrizione del capitale: tutte cose pensate per dare al paese il segnale
che, come ha sentenziato Berlusconi, "al governo è arrivata una mentalità
imprenditoriale. è arrivata la cultura del fare". O per essere ancor più
chiari che l'attuale governo è totalmente dalla parte dei capitalisti e dei
ricchi e contro i lavoratori e le masse popolari.
Resta infine da denunciare un aspetto collegato al "piano dei 100
giorni" che non ha fatto molto rumore, ma che tuttavia è assai grave e
emblematico della volontà prevaricatrice del governo del neoduce: si tratta
della "riforma" del diritto societario, inserita al punto 6 del
pacchetto governativo, e che mira sostanzialmente a stabilire l'impunità per
gli amministratori coinvolti in falso in bilancio. Un obiettivo da sempre
perseguito dal plurinquisito Berlusconi per chiudere le sue pendenze con la
giustizia e liquidare per sempre l'epoca di tangentopoli. Da notare che il
governo non ha fatto altro che riprendere una proposta di legge della
commissione Mirone istituita a suo tempo da Ciampi e Flick, ministri del governo
di "centro-sinistra" Prodi, che proponeva di limitare il reato di
falso in bilancio solo ai casi di "effettivo danno" ai soci e ai
creditori e riguardanti cifre "rilevanti" rispetto al patrimonio
societario.
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