Varato il piano sanitario regionale per la Campania
ALL'INSEGNA DEL FEDERALISMO, DELLA PRIVATIZZAZIONE E DEI TAGLI ALLA SANITA'
Fuoco su Bassolino, Tufano, Berlusconi e Sirchia affossatori del Ssn
Redazione di Napoli
Il federalismo, sancito dalle modifiche costituzionali volute da entrambi i poli del regime neofascista, si sta dimostrando sempre di più una svolta disastrosa soprattutto per le regioni più povere del Sud come la Campania poiché indirizza sempre di più le scelte politiche delle istituzioni locali in camicia nera verso la privatizzazione dei servizi, l'estensione generalizzata della sanità privata e a pagamento, il ridimensionamento qualitativo e quantitativo di quel che resta della sanità pubblica. Il 20 giugno scorso il consiglio regionale della Campania ha varato il piano sanitario regionale (PSR) 2002-2004. Partendo dalla premessa che "la svolta federalista in campo tributario ed amministrativo e la conseguente nuova modalità di determinazione e riparto delle risorse destinate a finanziare il Ssn tende a vincolare maggiormente il livello di spesa a quello effettivamente sostenibile da ciascuna regione in funzione del reddito ivi prodotto e della conseguente base imponibile da questo determinata'' si tracciano le linee guida della riorganizzazione federalista del settore sanitario e socio-sanitario e del conseguente spezzettamento e distruzione del "sistema sanitario nazionale''. Per i redattori del Piano i cardini del nuovo "sistema sanitario regionale'' sono il "libero mercato'' e la "legge della domanda e dell'offerta'', "la competizione'' e la "parità tra pubblico e privato''. Da queste concezioni thatcheriane, liberiste e federaliste esce fuori una sanità supermarket di servizi entro la quale la salute è una merce come le altre dalla quale è legittimo trarre il massimo profitto al minimo costo. Il Bossi del Sud Bassolino e l'assessore alla sanità, la ex democristiana Rosalba Tufano, in alcuni passaggi superano i loro maestri di ultraliberismo Berlusconi, Sirchia, Formigoni, affermando che "il Sistema sanitario regionale è una holding con a capo la regione come impresa capogruppo''.
Tornando al contenuto del PSR esso intende portare a compimento e sviluppare la controriforma sanitaria Bindi e quelle ed essa collegata dei governi D'Alema, Amato e Berlusconi nello specifico tramite principamente: l'ingresso nel "sistema misto'' di un numero sempre maggiore di soggetti privati, no-profit e di volontariato. Il testo regionale chiarisce l'orientamento della giunta: "l'ingresso nel mercato di nuovi operatori privati è un evento positivo in quanto vivacizza ed arricchisce l'offerta favorendo l'innovazione dei processi ed una maggiore qualificazione delle prestazioni rese soprattutto all'interno di un sistema che contenga elementi di competitività'' e ancora "il comparto privato è maggiormente efficiente poiché a parità di valore prodotto, assorbe relativamente meno risorse''.
Accanto ad una sanità "pubblica'' in macerie e ad un "privato'' che acquista sempre più spazio, risorse e leggittimazione (tanto che Il Mattino di Napoli non perde occasione per pubblicità a tutta pagina di strutture e centri privati) la Regione reintroduce in nuove forme il sistema caritatevole attraverso lo sfruttamento a costo zero di un esercito di volontari a cui affidare in via sussidiaria i servizi meno produttivi come ad esempio l'assistenza agli anziani.

LA PRIVATIZZAZIONE-SMANTELLAMENTO-RICONVERSIONE DELLE ASL E DEI DISTRETTI
Le Asl saranno sempre più managerializzate e vincolate al pareggio di bilancio e potranno anche, per fare fronte al prosciugamento dei finanziamenti statali e regionali, estendere i servizi a pagamento ed anche "affidare a terzi i propri servizi e le proprie attività'', ossia svendere a pezzi. I distretti sanitari invece si trasformano come in Inghilterra in delle agenzie "pubbliche'' autonome (in termini economici, finanziari, gestionali, organizzativi e tecnici) dotate di un "budget aziendale'' con il quale si trasformeranno da erogatori in intermediari tra "la domanda e l'offerta di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie'': il compito del distretto si legge è "favorire ed organizzare l'accesso dei cittadini residenti alle strutture e presidi, sia pubblici che privati'' per garantire i "livelli essenziali e uniformi'' di assistenza. Insomma sia a livello di Asl che di distretto, tramite accordi, contratti e "piani attuativi'', l'esercito degli speculatori privati della sanità potranno accedere ai finanziamenti pubblici, e tramite quel perverso e scandaloso intreccio di interessi pubblici e privati orientare decisamente "la domanda'' verso "l'offerta'' privata e a pagamento. Anche i medici di base e i pediatri avranno "un budget'' se si aggregheranno in gruppi in competizione tra loro.
A questa riorganizzazione in senso privatistico si aggiunge una decisa volontà di tagliare drasticamente i piccoli ospedali, i posti letto pubblici e la durata delle degenze tramite l'utilizzo indiscriminato del day-hospital e del day-surgery: né più e né meno quindi di ciò che sta facendo tra la rabbiosa protesta popolare il governatore della casa del fascio Fitto in Puglia che il diessino Cozzolino (Ds vicepresidente della commissione bilancio della Regione Campania) così ha invitato ad andare avanti: "Voglio ricordare che quando si è trattato di difendere scelte sacrosante, Bassolino il polso fermo con la piazza lo ha tenuto. Un esempio per tutti, la vicenda delle liste dei disoccupati'' (Il Mattino del 22 agosto 2002).
C'è poi il capitolo del personale sanitario cui si dedica un paragrafo dal titolo inequivocabile: "indirizzi strategici: flessibilità'' per "allineare le aziende pubbliche ai principi informatori della gestione delle risorse umane proprie del settore privato tramite la riconversione del personale, la stipula di contratti a tempo determinato in alternativa a quelli a tempo indeterminato, la mobilità orizzontale interna e la mobilità nell'ambito del Ssr''. Non si esclude quindi il dirottamento del personale pubblico in esubero verso le strutture private. Non potevano mancare infine alcuni passaggi sugli incentivi alla creazione fondi privati e mutue corporative integrative rispetto ai "livelli essenziali'' di assistenza.
Si tratta quindi di un piano sanitario da seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista che va respinto in toto e affossato poiché funzionale alla privatizzazione totale e selvaggia della sanità. Con esso le difficili condizioni sanitarie del proletariato e delle masse popolari campane non potranno che ulteriormente e drammaticamente peggiorare.

La salute e la sanità in Campania

4 settembre 2002