È lui l'ideatore della legge Gasparri
Pilati, uomo di Berlusconi, destinato all'antitrust


Con l'avvicinarsi della resa dei conti in parlamento si son fatte sempre più frenetiche le manovre del neoduceBerlusconi per stringere il controllo sulle cosiddette "Autorità di garanzia", controllo che sopravviverebbe anche alla temuta caduta del suo governo e al quale perciò non intende rinunciare. È così che si è aperta a novembre la complessa partita del rinnovo delle cariche delle Authority che è tuttora in corso.
Questi organismi, proprio perché di "garanzia", dovrebbero essere indipendenti, mentre in realtà, come dimostra la pratica, sono lottizzati dai partiti del regime neofascista e rispondono alle varie cosche politiche, tra cui naturalmente il governo fa la parte del leone. Clamoroso è il caso emerso con l'inchiesta di Trani secondo cui i vertici dell'Agenzia per le comunicazioni (Agcom) tramavano con il direttore della Rai Masi e Berlusconi per trovare il pretesto per chiudere Annozero e altri programmi invisi al premier.
Dopo aver sistemato un suo uomo alla presidenza della Consob (l'Autorità preposta al controllo delle società quotate in Borsa), andata al sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas, Berlusconi ha messo gli occhi addosso all'Antitrust, attualmente presieduta da Antonio Catricalà. La ghiotta occasione si è presentata con la scadenza dell'Authority per l'Energia presieduta da Alessandro Ortis. Il piano del neoduce era di spostare Catricalà al posto di Ortis, liberando in tal modo il posto di presidente dell'Antitrust al membro più anziano in lista, rappresentato guarda caso da un suo fedelissimo, Antonio Pilati, considerato il vero ideatore della legge Gasparri e molto vicino a Mediaset.
E così ha deciso il Consiglio dei ministri, senza bisogno di nessun atto formale, essendo previsto dalla legge che il membro più anziano subentri alla reggenza nel caso di dimissioni del presidente prima della scadenza naturale. Ma il colpacciò è riuscito solo a metà perché si è messo di traverso il fascista ripulito Fini, stoppando il trasferimento di Catricalà all'Energia. Per essere effettiva, infatti, la sua nomina deve essere approvata dai presidenti di Camera e Senato, ed è a questo che si è attaccato Fini per bloccare l'intera operazione: se non se ne va Catricalà, infatti, non può subentrargli Pilati. E il capo di FLI lo tiene in ostaggio in attesa che si decida la ben più cruciale partita della sfiducia al governo. Inoltre nella partita si è insinuato anche il PD, perché la nomina di Catricalà deve essere approvata con maggioranza qualificata di due terzi nelle Commissioni parlamentari competenti, e anche il partito liberale di Bersani vuole ricavare la sua fetta di potere dal giro di nomine. Alla fine lo stesso Catricalà, per non rischiare di restare impallinato dal fuoco incrociato dei vari schieramenti, ha deciso per il momento di rinunciare alla presidenza dell'Energia e rimanere più prudentemente al suo posto in attesa dell'esito di uno scontro che appare ancora incerto.
Pilati è un tirapiedi del neoduce fin dagli anni '80, quando dirigeva un istituto di economia dei media, lo IEM, facente capo alla Fondazione Rosselli, ma era anche in stretti rapporti con la Fininvest di Berlusconi e la sua concessionaria Publitalia, diretta da Dell'Utri. Si diceva che avesse addirittura un suo ufficio nella sede del gruppo. È lui il vero ideatore della legge attribuita a Gasparri, che ha permesso al neoduce non solo di aggirare le normative europee contro le concentrazioni televisive mantenendo il possesso di tutte le sue reti, ma addirittura di espandersi ulteriormente grazie al digitale terrestre e ai meccanismi ad hoc della Gasparri pensati apposta per lui da Pilati. Che ora, se andrà all'Antitrust, avrà chiuso il cerchio: chi dovrebbe vigilare sul conflitto di interessi e la posizione monopolistica del nuovo Mussolini è proprio colui che gli ha permesso di conservare e rafforzare questa posizione di dominio assoluto dell'industria dei media.

15 dicembre 2010