Il corteo voleva abbattere il muro del razzismo a Padova
La polizia di Prodi e Amato manganella i noglobal
Quando c'è da difendere l'ordine capitalistico non c'è distinzione tra i manganelli della destra e della "sinistra" borghese
Il PRC condanna "la violenza di tutte e due le parti"

Domenica 24 settembre a Padova i giovani dei centri sociali del nord-est, assieme agli esponenti di Razzismo-stop, di altre associazioni che lavorano sul territorio, dei Verdi e dei migranti residenti nel quartiere, erano scesi in piazza per manifestare tutta la loro rabbia e avversione contro il "muro del proibizionismo della vergogna" eretto in un solo pomeriggio in via Anelli dalla giunta di "centro-sinistra" che include anche il PRC e guidata dal diessino Flavio Zanonato.
L'aberrante decisione di stampo fascista e razzista era stata presa e subito resa esecutiva dalla giunta padovana ai primi di agosto prendendo a pretesto una grave rissa tra spacciatori svoltasi alla fine di luglio. Il complesso residenziale "la Serenissima", 3 palazzine fatiscenti composte da monolocali affittati a prezzi speculativi in prevalenza a immigrati, veniva così circondato da una barriera metallica, alta 3 metri e lunga 80 e poi ulteriormente allungata di altri 20 metri. A completare l'opera di segregazione dell'isolato venivano aggiunte delle telecamere e due check point presidiati dalla polizia. Un ghetto vero e proprio. Un immenso "nuovo Cpt".
Immediate erano state le proteste degli abitanti e delle associazioni antirazziste che insistevano sul fatto che non è creando ghetti e con la militarizzazione che si risolvono i problemi reali, come lo spaccio e la microcriminalità, che invece si acuiscono. "Quel muro è assurto a simbolo di tutto ciò che non possiamo accettare. Quindi: o se ne sbarazza il Comune o lo faremo noi", promettava una esponente di Razzismo-stop.
È, dunque, con l'intenzione di "smontarlo" "culturalmente" che i giovani no global avevano organizzato la manifestazione di domenica. Una manifestazione che voleva essere un forte segnale e una ferma condanna della "strategia autoritaria e razzista" scelleratamente perseguita dal neopodestà Zanonato, e invece che la polizia di Prodi e Amato ha stroncato con selvagge e preordinate cariche poliziesche.
II bilancio è pesante: quattro giovani arrestati, di cui due in ospedale e decine di feriti.
Cariche preventive e, come ha denunciato anche Luca Casarini, concordate direttamente con Roma. Infatti la polizia non ha atteso neppure che il corteo giungesse davanti a via Anelli (decretata "zona rossa" dal questore) per far partire le prime violentissime cariche. La selvaggia repressione è scattata a freddo in via Grassi, zona autorizzata al passaggio del corteo. Decine i lacrimogeni, i famigerati gas "cs", sparati tra la folla, decine le persone finite per terra e colpite con violenza alla testa e alla schiena dai manganelli.
Cariche difese e di fatto rivendicate dalla giunta che in consiglio comunale ha rivolto un unanime plauso alle "forze dell'ordine" per come hanno gestito la giornata e dal neopodestà Zanonato che ha dichiarato di essere "indignato" per il "modo in cui queste persone (i no global, ndr) sfruttano della povera gente cui stiamo cercando di dare risposte sul piano abitativo, dell'integrazione e della legalità" (sic!). Nella vicenda, risalta il ruolo squallido e vergognoso del PRC che, per bocca dell'assessore alla casa, Daniela Ruffini, non solo continua a difendere strenuamente il "muro" di via Anelli, tentando di farlo passare per "un artifizio mediatico". Ma anche riguardo alle cariche poliziesche l'esponente del PRC non ha trovato nulla da dire, se non condannare ipocritamente "la violenza da tutte e due le parti", ossia difendere di fatto l'operato della polizia.
Se qualcuno ancora aveva dei dubbi, i gravi fatti di Padova, sono una oggettiva riprova che quando c'è da difendere l'ordine capitalistico non c'è distinzione tra i manganelli della destra e della "sinistra" borghese.

27 settembre 2006