Un passaggio fondamentale del familismo neofascista
IL PARLAMENTO NERO ISTITUZIONALIZZA LA SCHIAVITU' DOMESTICA
Rifondazione avalla questa linea antifemminile votando assieme ai due Poli
UNA TRUFFA LA POLIZZA OBBLIGATORIA ANTINFORTUNI PER LE CASALINGHE

Il 16 novembre la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva le "Norme per la tutela della salute nelle abitazioni e istituzione dell'assicurazione contro gli infortuni domestici", la cosiddetta polizza antinfortuni per le casalinghe. La legge è passata sostanzialmente col voto unanime del parlamento, dal momento che l'unico voto contrario è stato quello di Ramon Mantovani (PRC) che in seguito ha precisato di aver semplicemente sbagliato a votare e di appoggiare senza riserve la suddetta legge.
Soprattutto il governo D'Alema e il "centro sinistra", che ne sono stati i maggiori artefici e sostenitori, hanno esaltato questa legge per il suo "alto e innovativo valore civile" perché "finalmente" viene riconosciuto e tutelato il lavoro domestico. In realtà, ciò che essi esaltano è un grave passo indietro per le masse femminili e il loro processo di emancipazione poiché questa legge, istituzionalizzando la schiavitù domestica delle donne, rappresenta un passaggio fondamentale del familismo neofascista.
Il suo significato più profondo sta tutto racchiuso nel primo comma dell'articolo 6 che così recita: "Lo Stato riconosce e tutela il lavoro svolto in ambito domestico, affermandone il valore sociale ed economico connesso agli indiscutibili vantaggi che da tale attività trae l'intera collettività". In sostanza, per la prima volta il lavoro domestico viene equiparato al lavoro sociale come da sempre invocano la destra fascista e cattolica al fine di spingere le donne a rinunciare al lavoro fuori casa e ad accollarsi senza fiatare l'intero peso del lavoro familiare e domestico.
Sia chiaro che le casalinghe svolgono un'enorme mole di lavoro massacrante e senza orario e che la loro salute e la loro sicurezza, come di tutto il nostro popolo, vanno salvaguardate e tutelate. Ma non possiamo accettare che questa vera e propria schiavitù domestica che priva le donne di autonomia e indipendenza economica, le subordina alla famiglia, ai mariti e ai figli, le isola e le emargina socialmente, venga legalizzata, istituzionalizzata, tutelata e incentivata invece che combattuta e abolita per tutti, donne e uomini. Non possiamo accettare che nove milioni di donne vengano rinchiuse per 365 giorni l'anno dentro le mura domestiche fra montagne di panni da lavare, pannolini da cambiare, pranzi e cene da cucinare.
Non possiamo accettare che un lavoro, di cui peraltro la stessa legge riconosce il "valore sociale ed economico" per l'intera collettività, sia scaricato interamente e individualmente sulle donne quando esso può essere in larghissima parte socializzato e assolto attraverso servizi sociali e assistenziali adeguati.
è particolarmente grave che questa linea antifemminile sia stata avallata anche dal gruppo dirigente del PRC che nel votarla insieme ai due poli ha dimostrato per l'ennesima volta di non essere affatto interessato alle strategiche battaglie per il lavoro a tutte le donne e per la socializzazione del lavoro domestico e di essersi ormai omologato alla politica familista e cattolica del regime neofascista.
Questa legge peraltro non tutela affatto le casalinghe ma rappresenta una vera e propria truffa ai loro danni.
La legge prevede l'assicurazione obbligatoria di tutti coloro che svolgono a titolo gratuito e in via esclusiva attività di lavoro in ambito domestico ma solo fra i 18 e i 65 anni. Come se le casalinghe dopo i 65 anni potessero ritirarsi dall'attività.
Ancor più grave è che l'assicurazione non copre i casi di decesso, ma solo i casi di infortunio da cui sia derivata una invalidità permanente non inferiore al 33%. In sostanza, potranno godere di un indennizzo solo le vittime di incidenti molto gravi che comportino, per esempio, la perdita totale dell'udito da entrambe le orecchie, la perdita di una mano o di una gamba, la perdita di un occhio e così via. Si calcola che attualmente, su 2 milioni e 600 mila casi annui di infortuni in ambito domestico, solo 1.200 comportino una invalidità permanente superiore al 33%. Mentre ben 8.400 l'anno sono gli incidenti mortali dovuti a cause domestiche e per i quali la legge non prevede nessun indennizzo perché troppo costoso.
Così formulata la legge rappresenta quindi un vero e proprio affare per lo Stato e per l'Inail, che è l'ente a cui viene affidata la gestione di detta "assicurazione".
Infatti, le casalinghe in Italia sono circa 9 milioni. Di queste 7 milioni e 300 mila saranno obbligate a pagare un premio assicurativo di 25 mila lire l'anno. Per le restanti (1 milione e 700 mila) che non superano un reddito individuale di 9 milioni e un reddito familiare di 18 milioni l'anno, la legge prevede invece che sia lo Stato a pagare il premio dovuto. Si calcola che lo Stato dovrebbe incassare oltre 182 miliardi l'anno. Sottraendo a questa cifra i circa 30 miliardi necessari a coprire le assicurazioni per le casalinghe esenti per reddito, e altri 23 miliardi annui che saranno spesi per le rendite (circa 19 milioni per 1200 invalidità permanenti), rimangono ancora nelle casse dell'Inail circa 130 miliardi. Ovviamente ogni anno si aggiungeranno nuove rendite che comporteranno ulteriori uscite, ma c'è da giurarci che in tal caso verrà adeguato anche il premio assicurativo che le casalinghe saranno costrette a versare.
Insomma, attraverso questa legge non solo il governo e il parlamento fanno passare il principio basilare dell'istituzionalizzazione della schiavitù domestica, ma riescono persino a rimpinguare le casse dello Stato e a lasciare ampio spazio al mercato delle assicurazioni private chiamate a coprire gli infortuni minori al 33% di invalidità e il decesso delle casalinghe.
Altro che "parlamento amico delle casalinghe", come l'ha definito la coordinatrice dell'Ulivo, Anna Serafini (DS), commentando l'approvazione della legge. Questo parlamento nero e il governo D'Alema sono nemici giurati delle donne e della loro emancipazione.