Il sindaco di Pollica assassinato dalla camorra
"Mio fratello tradito dalle forze dell'ordine"

Quella del sindaco di Pollica-Acciaroli, paesino della provincia di Salerno, è una vicenda che dà l'idea di quanto ormai il territorio del Mezzogiorno d'Italia sia nelle mani di una criminalità organizzata sempre più arrogante economicamente e forte militarmente, che gode di appoggi concreti e di una forte copertura dentro le istituzioni borghesi. Angelo Vassallo, 57 anni, esponente del PD, al secondo mandato di sindaco, eletto con la lista civica "Cilento pulito" ed ex-consigliere provinciale di Salerno, viene ucciso con almeno nove colpi di pistola la notte del 6 settembre in un vero e proprio agguato, mentre era alla guida della sua vettura.
Che l'agguato abbia origine nel mondo della criminalità organizzata, lo confermano le dichiarazioni dei familiari e dei conoscenti del sindaco: "Il mio caro amico Angelo è stato ucciso per un no di troppo - ha commentato il procuratore aggiunto di Torre Annunziata, Raffaele Marino - un no pronunciato a gente che non ammette risposte negative. Un no detto in faccia alla camorra. Non ho dubbi". Il sostituto procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo Greco afferma: "È un agguato in stile camorra con modalità brutte e pesanti, un'esecuzione cattiva con troppi colpi sparati".
Il movente della barbara esecuzione è al vaglio della magistratura. Era nota in paese l'attività di Vassallo per tenere sotto controllo i locali pubblici e per impedire la penetrazione sul territorio della malavita proveniente da altre località della regione. Vassallo potrebbe essersi fatto nemici negli ambienti dello spaccio per la sua contrarietà alla diffusione della droga in zona. Claudio Vassallo, fratello della vittima non ha dubbi e indica due piste riconducibili alla criminalità organizzata: "penso o a interessi sul porto oppure a certi problemi di droga che ci sono stati ad Acciaroli questa estate". Fatto sta che senza alcun dubbio, i cospicui investimenti pubblici che da alcuni anni sono concentrati su Pollica e sul Cilento hanno generato gli interessi della camorra e delle imprese ad essa legate. In particolare i lavori di ristrutturazione, non ancora partiti, del porto turistico di Acciaroli e il risanamento del litorale cilentano potrebbero aver suscitato attività illecite nel territorio. Su questo punto sono stati ascoltati i tecnici comunali per acquisire elementi più dettagliati in ordine a progetti e gare d'appalto. Il procuratore Raffaele Marino, conferma: "In Cilento è in atto, grazie alle speculazioni, una trasformazione urbanistica e sociale. La situazione ideale per i clan della camorra, con i quali forse Vassallo si è scontrato. C'è in vista un importante appalto per il porto: chissà che non si tratti di quello. Ma i boss sono interessati anche alla costruzione di nuovi alberghi". E sullo sfondo dell'efferato omicidio del sindaco di Pollica emerge anche un concreto problema politico: il federalismo, con i trasferimenti di risorse e competenze alla gestione delle istituzioni locali aiuta le mafie. A dirlo è il magistrato Raffaele Cantone, giudice di Cassazione e per anni in prima linea nella lotta al clan dei casalesi: "Il federalismo - afferma Cantone - può essere un aiuto alle mafie. Più si avvicinano i centri di spesa al territorio, più clan hanno interesse a fare pressione. Con il federalismo spinto, trasferisci risorse agli enti di prossimità. E così ingolosisci le mafie".
Il corpo crivellato di proiettili del sindaco è stato ritrovato dal fratello, il quale non solo sostiene che il movente va ricercato negli interessi della criminalità organizzata, ma con le sue interviste apre anche uno scenaro molto inquietante: "Ci sono delle lettere scritte - ha affermato Claudio Vassallo - sia al comando provinciale che a quello generale di Roma senza nessuna risposta. Lo hanno lasciato solo e abbandonato", ma la cosa più grave che emerge dall'intervista è che il sindaco di Pollica sarebbe stato isolato, non per negligenza ma per connivenza di alcuni esponenti delle "forze dell'ordine" con la criminalità organizzata: "Due, tre giorni prima di essere ammazzato - continua il fratello del sindaco - mi aveva detto che esponenti delle forze dell'ordine erano in combutta con personaggi poco raccomandabili".
Le reazioni delle istituzioni borghesi sull'assassinio di Vassallo e le rivelazioni della famiglia sono state estremamente deboli. Nel suo "cordoglio" Vittorio Emanuele III, Napolitano, arrivato a diversi giorni dall'assassinio, si limita ad affermare: "Desidero far giungere ai cittadini di Pollica l'espressione della mia profonda commozione e solidarietà per il barbaro crimine dell'assassinio di Angelo Vassallo che da sindaco aveva dedicato le sue energie e il suo impegno alla tutela della legalità in difesa degli interessi della popolazione". Silenzio sul possibile movente camorristico e sulla possibile compromissione di esponenti delle forze dell'ordine in tutta la storia. Lo stesso ministro dell'Interno Maroni tenta di svicolare: "Ho sentito il procuratore di Salerno per le prime valutazioni e parlerò con Manganelli per capire cosa ci sia dietro", quando il quadro sarà più chiaro, ha aggiunto "decideremo le eventuali iniziative da mettere in campo" "Siamo in attesa di informazioni - ha concluso - e le indagini sono in corso". All'evidenza, sembra che tra le massime cariche delle istituzioni borghesi vi sia un conclamato negazionismo sul movente camorristico dell'agguato, che valutato alla luce del totale silenzio del neoduce diventa un grosso regalo ai mandanti dell'omicidio e ai possibili infiltrati della camorra dentro le "forze dell'ordine".

29 settembre 2010