A un anno dalla spaventosa tragedia
La popolazione de L'Aquila ricorda in piazza le 308 vittime del terremoto
Fischiato il messaggio di Berlusconi
Il nuovo Vittorio Emanuele III elogia il governo

A un anno dallo spaventoso terremoto che ha seminato morte e distruzione in tutto l'aquilano, a partire dalla sera del 5 aprile oltre 25 mila abruzzesi hanno preso parte ai due giorni di lutto cittadino proclamati dall'amministrazione comunale in ricordo delle 308 vittime.
Quattro cortei notturni, illuminati da migliaia di fiaccole, sono partiti da altrettanti quartieri per raggiungere piazza del Duomo nella "zona rossa" del centro storico dove si è tenuta la commemorazione ufficiale con la lettura dei nomi di tutti i defunti seguita da 308 rintocchi di campana.
Un gesto commemorativo ma anche di grande valore simbolico per ribadire la volontà di tutta la popolazione di tornare al più presto a occupare il cuore della città ancora invasa dalle macerie e in gran parte puntellata da enormi travi di legno e disseminata da gabbie di tubi innocenti. Segno evidente di una ricostruzione ancora ben lungi anche dall'essere avviata e che, come ha ammesso lo stesso Bertolaso, nella migliore delle ipotesi sarà completata fra non meno di 8 anni.
Alla testa di ognuno dei quattro cortei, a cui hanno partecipato giovani, anziani, alcuni con le stampelle, giovani coppie con i bambini nelle carrozzine, un gruppo di parenti delle vittime affiancati dai vari comitati cittadini che da un anno si battono contro le false promesse del governo e delle istituzioni e protestano per essere stati completamente esclusi dai problemi inerenti la ricostruzione. Infatti, molti dei manifestanti che poche ore prima avevano preso parte alla seduta del consiglio comunale straordinario svoltosi nella chiesa delle Anime Sante, hanno rifiutato la visita di Bertolaso e hanno sonoramente fischiato la lettura del "messaggio di cordoglio" del neoduce Berlusconi in cui fra l'altro con piglio ducesco elogia Bertolaso definendolo: "un uomo limpido, capace, esperto, determinato, un leader di grande valore, cui dobbiamo affetto e riconoscenza" e sottolinea che, nonostante qualcuno abbia provato "ad infangare il lavoro di Governo e soccorritori", la realtà è che "abbiamo gestito con assoluta efficienza la fase dell'emergenza e abbiamo impostato la ricostruzione nel migliore dei modi".
Qualche fischio in meno ma molti mugugni anche nei confronti del nuovo Vittorio Emanuele III Giorgio Napolitano che nel suo "messaggio agli abruzzesi" ha elogiato l'operato del governo e invocato lo stesso "spirito di forte coesione istituzionale e sociale" che si manifestò allora per le sfide che attendono il Paese. Viene applaudito solo quando ringrazia i pompieri.
A scatenare il sacrosanto risentimento della popolazione aquilana è stata soprattutto la presenza del neopodestà di Roma, Gianni Alemanno, della nuova presidentessa della regione Lazio, Renata Polverini, coadiuvati dal commissario straordinario per la ricostruzione e presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, e dai parlamentari Piccone, Lolli e Legnini che senza alcun ritegno hanno trasformato la commemorazione in un vero e proprio podio per festeggiare sotto una compiacente vetrina mediatica la recente vittoria alle elezioni regionali.
Sprezzante e immediata la reazione del prefetto Franco Gabrielli che ha parlato di "dissenso di quattro cialtroni" e del sindaco Pd, Massimo Cialente, che si è scagliato con particolare veemenza contro i manifestanti e servilmente ha mandato un "caloroso ringraziamento al presidente della Repubblica, a quello del Consiglio, alla Protezione civile per l'attenzione avuta nei confronti della città".
In precedenza, invano, il presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti, aveva chiesto alle persone intervenute, tra i cittadini, di lasciare le sedie per far posto alle autorità. Nessuno ha voluto rinunciare al proprio posto. Vani anche i richiami alla "sicurezza" da parte delle "forze dell'ordine". "Alla sicurezza - hanno gridato alcuni manifestanti - dovevate pensarci il 31 marzo dell'anno scorso", in riferimento alla Commissione grandi rischi, convocata a 7 giorni dal sisma e chiusa in meno di un'ora senza nemmeno dichiarare lo stato di emergenza.


14 aprile 2010