Un'unità da guerra che non aveva neppure Mussolini
L'ITALIA DEL "CENTRO SINISTRA" SI DOTA DI UNA PORTAEREI DA 4.000 MILIARDI
L'IMPERIALISMO ITALIANO ENTRA NEL CLUB DELLE SETTE-OTTO FLOTTE DA GUERRA

Dopo 4 anni di studi e la spesa di decine di miliardi in progetti di studio ai primi d'ottobre sono arrivate le ultime autorizzazioni, tra cui il via libera della Nato: l'imperialismo italiano potrà coronare il sogno che accarezzava da qualche decennio di dotarsi della prima vera e propria portaerei della sua storia. Infatti nemmeno Mussolini poteva contare su un'analoga unità da guerra per le sue imprese coloniali e le sue mire imperialiste e espansioniste. Poi, all'indomani della seconda guerra mondiale, tali velleità furono obbligatoriamente accantonate perché il Trattato di pace impediva all'Italia di dotarsi di portaerei. Un divieto che però non aveva impedito ai governi del dopoguerra, con l'ingresso nella Nato, di ricominciare a riorganizzare e riammodernare la flotta navale.
E' con i governi Craxi che le rinate ambizioni colonialiste e espansioniste dell'imperialismo italiano nel Mediterraneo e in Africa, tornano a battere con insistenza il "chiodo fisso'' di dotare la Marina di una portaerei, tant'è che nell'ottobre 1987, il consiglio dei ministri del governo Craxi, approvò a tempo di record la legge per riconvertire e dotare l'incrociatore a tutto ponte Garibaldi (l'ammiraglia della Marina varata nel 1983 come portaelicotteri) di aerei a decollo verticale.
Ora però alla politica estera sempre più caratterizzata dall'interventismo imperialista e guerrafondaio portata avanti dai governi della seconda repubblica, e le ambizioni di "mostrare i muscoli'' a 360 gradi, ossia sull'intero scacchiere internazionali, vedi ad esempio la guerra del Golfo, la Somalia, i Balcani, hanno reso insufficiente e limitativo il possesso della sola Garibaldi, che per di più non può vantare il titolo di vera e propria portaerei.
Ma quello che è veramente inaudito è che a esaudire i desideri e ad armare il braccio dell'imperialismo italiano di questa unità di guerra per "intervenire ovunque gli interessi nazionali siano messi in discussione'' sono stati i governi di "centro sinistra''. Infatti si deve ai governi Prodi, D'Alema e quindi Amato, se il progetto di affiancare una seconda portaerei alla Garibaldi ha potuto nascere e concretizzarsi, e rendere possibile l'ingresso dell'imperialismo italiano nel ristretto club delle sette-otto grandi potenze, ovvero quel ristretto circolo di nazioni, che sentendosi le padrone del mondo, si arrogano il diritto di tutelare i propri interessi economici e strategici nel "cortile di casa'' come nei grandi oceani. Già la Finanziaria del '96 stanziò nel bilancio della Difesa 50 miliardi per gli studi di progettazione.
Decine e decine di miliardi che però rischiano di diventare pochi spiccioli a confronto del costo com-plessivo del "gioiello'' della tecnologia militare che sta per andare in cantiere, e che ammonta, per il momento, a ben 4 mila miliardi, di cui 1.700 solo per lo scafo.
Per capire le dimensioni di questa nuova unità da guerra, basta dire che la nuova portaerei avrà 30 mila tonnellate di stazza, tre volte la Garibaldi, un ponte lungo 240 metri e largo 40, e sarà dotata di sofisticatissimi sistemi di attacco e di difesa navale e area, compresi una decina di Harrier Av-8b a decollo verticale ed una dozzina di elicotteri antisommergibili EH-101. Inoltre potrà caricare nei propri hangar 100 veicoli, se leggeri, oppure 50, se anfibi e mezzi corazzati, oppure 24, se pesanti (MBT Ariete). I lavori della supernave, che potrà ospitare fino a 1.300 uomini e avrà una autonomia fino a 10 mila chilometri (che è come andare da La Spezia a New York e ritorno senza fare rifornimento) inizieranno nei primi mesi dell'anno prossimo negli stabilimenti della Fincantieri di Riva Trigoso e dovrebbero concludersi addirittura entro il 2003, allorché sarà varata e ci sarà il collaudo motori.
Ma come ha spiegato il presidente della commissione Difesa, Valdo Spini, la costruzione della "nuova unità maggiore'' della Marina è solo l'atto più rilevante del pacchetto di decisioni con cui il governo e il parlamento del regime neofascista hanno deciso di accelerare il riarmo della flotta tricolore. Si parla di una spesa entro il 2006-2008 di non meno di diecimila miliardi. Una montagna di denaro pubblico che servirà a finanziare gli astronomici costi della portaerei "ma anche - spiega Spini - di due fregate Horizon da 600 tonnellate con un costo di 3 mila miliardi. A queste unità poi si dovranno aggiungere tre pattugliatori da mille tonnellate per altri 3 mila miliardi e due sommergibili per complessivi 1.600 miliardi che realizzeremo con la Marina tedesca''.
Il "pacchetto'' comunque è solo il primo passo di un progetto più ampio. "Si comincia dall'emergenza - continua Spini -. Non avevamo alternative. La Marina rischiava di non poter più garantire quel ruolo e quella presenza sugli scacchieri internazionali ed internazionali che le strategie impongono al nostro Paese''. E già prospetta che dovranno essere trovati non meno di altri 3.000 miliardi in dieci anni a partire dal 2005, da destinare alla costruzione di nuove macchine da guerra.