Il partito di Bertinotti e Giordano finalmente ha gettato la maschera
Il Prc al governo per creare una nuova borghesia sfruttatrice
Lo ha detto il volpone d'oro Alfonso Gianni alla festa di "Liberazione" in provincia di Bergamo. Per i lavoratori lacrime e sangue, per il movimento il bastone e per lui un lauto stipendio di cui si vanta senza vergogna
Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo
Finalmente i comunisti bergamaschi sanno cosa è andata a fare Rifondazione comunista, in realtà trotzkista, al governo: dopo la fine del capitalismo famigliare alla Agnelli, ricordato "come un figlio di puttana che però aveva un'idea di politica industriale che faceva crescere il Paese", creare una nuova borghesia industriale guidata da sfruttatori delle masse popolari come Marchionni e il gruppo dirigente di Finmeccanica, il cui merito è di "non puntare sulla speculazione finanziaria". A spiegarlo, con una sfacciataggine senza pari, ci ha pensato l'ex "marxista-leninista" pentito Alfonso Gianni, sottosegretario allo sviluppo economico, intervenuto l'11 agosto alla festa di Liberazione di Torre Boldone, in provincia di Bergamo, al dibattito "Salario, diritti, economia: le lotte sociali e sindacali nel tempo del governo dell'Unione", confrontandosi con Piergiorgio Tiboni della Cub, Carlo Carelli della Cgil-Rete 28 Aprile e Fabio Sebastiani, giornalista di Liberazione.

Ai padroni miliardi in regalo
E' stato proprio quest'ultimo a invitare Alfonso Gianni a spiegare come il governo, a settembre, intende affrontare la politica dei redditi e la precarietà, un problema, secondo lo stesso giornalista di Liberazione, che "non può essere risolto da un momento all'altro". Ponzio Pilato-Alfonso Gianni, pur riconoscendo bontà sua che in Italia c'è una questione salariale drammatica, con livelli di retribuzione per operai e impiegati notevolmente inferiori alla media europea, ha blaterato che "la questione salariale non è di pertinenza del governo, se non nel pubblico impiego, ma delle parti sociali. Il governo non deve fare altro che le cose scritte nel programma dell'Unione: fare una grande riforma fiscale per redistribuire il reddito, restituire il fiscal drag e abbassare il cuneo fiscale, oggettivamente alto".
Incalzato da Tiboni della Cub, che ha ricordato che con il cuneo fiscale si regalano 10 miliardi di euro ai padroni e si alimenta la falsa campagna sul "costo del lavoro" ("lo stesso Marchionni - ha sottolineato Tiboni - ha detto che il costo del lavoro incide solo del 6% su una macchina Fiat"), Alfonso Gianni ha risposto che "in Italia non c'è solo la Fiat, ci sono 6 milioni di imprese e 21 milioni di lavoratori dipendenti. C'è un problema del costo del lavoro e il cuneo fiscale nell'industria manifatturiera non può essere selettivo. O si fa o non si fa, i sindacati lo devono capire. Noi lo vogliamo fare, assicurandoci che il 50+1% vada nelle tasche degli operai. E poi i padroni hanno tanto rotto i coglioni con questo costo del lavoro che noi glielo abbassiamo e gli diciamo: toh, vediamo ora cosa sai fare!".
Senza conoscere la vergogna, da vero volpone d'oro, visto lo stipendio che prende e di cui ha avuto l'indelicatezza di vantarsi, per tutta la serata Alfonso Gianni ha sciorinato dati e termini tecnici per fare capire che lui ovviamente ne sa di più e al tempo stesso qua e là gli scappava qualche parolaccia per rendere più colorito il suo intervento, per indorare la pillola e far passare questo ridicolo messaggio: in fondo, compagni, anche se ora faccio il parlamentare e il viceministro, come ha sbandierato lui stesso in faccia ai militanti, "faccio un bel mestiere, gratificante e in più mi pagano anche molto bene per farlo", resto uno di voi. Che ipocrisia!

Agli operai via la pelle
La sua cinica insensibilità per le condizioni di vita di operai e lavoratori l'ha mostrata anche spiegando come il governo intende superare le crisi industriali. "Col Bersani tris - ha proseguito il volpone d'oro costretto a parlare sempre più forte a causa della pioggia che martellava il tendone dello spazio dibattiti e che puntualmente riprendeva più forte ogni volta che Gianni interveniva, tanto che anche il giornalista di Liberazione gli ha ricordato la battuta 'Piove, governo ladro' - individueremo delle filiere (energetiche, agro-alimentare, medicale) dove porteremo una politica di incentivi non a pioggia. Premieremo anche chi punta sull'innovazione nel settore della mobilità, costruendo motori a idrogeno. Lo Stato avrà un ruolo importante, faremo come in Finlandia. Lì la Nokia da produttore di legno, quando questo settore è entrato in crisi, è diventato leader dei telefonini con l'aiuto dello Stato. Attraverso questa conversione, qualche operaio c'ha rimesso la pelle, ma sono stati pochi". Ma il cinico delirio non s'è fermato qui. Dato che Gianni sa bene che in Italia non c'è una borghesia industriale sensibile ai temi dell'innovazione, ha allora spiegato che "dobbiamo crearla noi". Ecco cos'è andato a fare il PRC al governo: a creare la borghesia che sfrutti i lavoratori e a levare le castagne dal fuoco dei capitani d'industria.
Fedele al cane da guardia della Camera Bertinotti, il sottosegretario Gianni ha affermato che "anche in Italia c'è borghesia e borghesia". Tra i buoni ha messo Marchionne e il gruppo dirigente di Finmeccanica che "anche se fanno profitti grazie alle guerre, essendo presenti nell'industria militare, quindi operano in un settore delicato, è un gruppo che pensa in termini di politica industriale, con loro si può parlare". A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, forse allora è proprio per questo motivo, per garantire i profitti a Finmeccanica, che "non ci sarà nessun disimpegno dalle missioni di pace decise con un contesto internazionale paritario".

Per il movimento il bastone
Che fine ha fatto allora il No alla guerra "senza se e senza ma"? E il movimento per la pace? Il movimento dei movimenti? Gianni ne ha avute anche per loro. Quando Cub e Rete 28 Aprile hanno ricordato che il Dpef non combatte la precarietà ma cancella solo 2 contratti atipici su 42 (job sharing e lavoro a chiamata, non utilizzati dalle imprese), il sottosegretario, che la pioggia giustamente tentava di zittire, inviperito quasi urlava: "il movimento non può limitarsi a denunciare, questo è stato fatto, deve anche proporre la legge sostitutiva, se no chiamo i giuslavoristi. E poi basta predicare bene e razzolare male, quanti cocopro ci sono nei sindacati, nei nostri giornali, nelle associazioni?". Il futuro dei lavoratori, dunque, col governo del crumiro DC Prodi, appoggiato dagli opportunisti del PRC, sarà ancora di lacrime e sangue.
A un militante che gli ha chiesto di fare il "controllo operaio" nel governo Prodi, da vero Ponzio Pilato Gianni ha risposto: "su 102 esponenti del governo, noi del Prc siamo solo 7. Ci vuole il movimento, sta a voi, noi da soli non possiamo fare molto. Anzi, non immaginate nemmeno quante pressioni riceviamo per alzare l'età pensionabile. Anche qui dobbiamo avere il coraggio di parlare chiaro e dire che non tutti i lavori sono uguali. L'età pensionabile può restare ferma per i lavori ripetitivi, mentre per gli altri può aumentare". Non è l'unica perla regalata da Gianni sulla previdenza: "non è possibile tornare al sistema retributivo, l'unica cosa che possiamo fare è che il contributivo entri in vigore in modo non devastante. Siamo anche disponibili ad anticipare la riforma del Tfr al 1° gennaio 2007, è inutile aspettare un anno, tanto va fatta. Quello che possiamo fare è tirare via il silenzio-assenso e far rivolgere i lavoratori all'Inps anziché ai fondi, in questo modo il colosso pubblico resta in piedi".
Dunque, anche per colpa dei falsi comunisti e opportunisti dirigenti del PRC, andati al governo non per spezzare le catene degli operai ma per creare una nuova borghesia che guidi l'Italia capitalista e imperialista, il futuro dei lavoratori è nero. Per provare a rincuorare i militanti, che hanno seguito l'intero dibattito annichiliti, il volpone d'oro Alfonso Gianni s'è congedato così: "è dura, ma dobbiamo avere il coraggio di vivere". D'altronde, per lui non sarà certamente difficile, grazie al lauto stipendio che prende, come ha ricordato egli stesso senza vergogna.

30 agosto 2006