Regione Piemonte
Il programma della Bresso non è alternativo a quello del fascioleghista Cota

Il 28 e 29 marzo le masse popolari piemontesi saranno chiamate a scegliere il nuovo presidente della Regione Piemonte. Si sfidano la governatrice uscente Mercedes Bresso (PD), che corre per la conferma appoggiata da un'amplissima coalizione di "centro-sinistra" e, per il "centro-destra", Roberto Cota, Lega Nord.
I due candidati sono meno distanti di quanto si possa credere.

Il Piemonte e la crisi
Le elezioni regionali giungono in un momento in cui la crisi sta colpendo duro in Piemonte, rivelando l'incapacità delle istituzioni borghesi non solo di contrastare ma persino di arginare i costi sociali della feroce concorrenza capitalistica. Nei primi nove mesi del 2009, nel Piemonte governato dalla liberale Mercedes Bresso, la disoccupazione è cresciuta del 40%, il livello più alto in tutto il Nord. Come ha denunciato Fiom-Cgil, la situazione è tragica e coinvolge i nomi delle più grosse industrie piemontesi (alcune hanno già chiuso, altre sono in seria difficoltà). I nomi sono altisonanti. La Lear di Grugliasco, l'Embraco di Moncalieri, alcuni reparti della Comau di Grugliasco, la Cerutti di Casale Monferrato, l'Ideal Standard di Novara, la Gate di Asti, la Lagostina e la Bialetti nel Verbano-Cusio-Ossola. A essere interessate dal disastro sono le nicchie produttive tipiche del Piemonte: le rubinetterie di Verbania e dell'alto Novarese, il distretto orafo di Valenza, il meccano-tessile di Biella. E poi c'è il settore dei componenti per l'auto del Torinese.
Mentre la Fiom-Cgil lancia il disperato appello, Mercedes Bresso che fa? Passa qualche giorno e partecipa come "ospite d'onore" al primo congresso piemontese dell'Ugl, il sindacato giallo della terza repubblica neofascista. Un suo esponente di punta, Francesco Mutti, segretario provinciale dei medici Ugl, è perfino candidato nella lista Bresso.

Il programma neofascista di Mercedes Bresso (PD)
Di fronte allo scempio della crisi, la governatrice Bresso, nel corso della campagna elettorale per la conferma a presidente del Piemonte, è impegnata infatti a rilanciare i "valori" antipopolari e antisociali del regime neofascista e della nascente terza repubblica: "grandi opere", federalismo, nucleare, privatizzazioni (sanità e trasporti), genuflessioni alle gerarchie cattoliche. Procediamo con ordine.
Le alleanze: uscita dalla porta (in Puglia), l'esperimento dell'intesa neoclericale PD-Udc è rientrata dalla finestra (in Piemonte, appunto). Alle elezioni del 28-29 marzo Mercedes Bresso è appoggiata da una coalizione di dieci partiti, che comprende l'Udc e tutto ciò che si muove nella "sinistra" borghese (PD, Idv, Sel, socialisti, Federazione della sinistra). Si profila quel ferreo bipolarismo capace di escludere la rappresentatività istituzionale delle istanze popolari, progetto tanto caro al "piano di rinascita democratica" e allo "schema R" di Licio Gelli e della P2. Non per nulla si parla ora di "laboratorio Piemonte", coperto dalla Federazione della sinistra per un piatto di lenticchie, ossia con quella poltrona assicurata dalla presenza nel "listino del presidente".
I "grandi elettori": trasformando a sua volta la politica in uno show frastornante e parolaio, la Bresso, che come il neoduce Berlusconi s'è fin creata un jingle (ossia un ritornello musicale) ha aperto la campagna elettorale con alcuni "testimonial di rango" che la dicono lunga su cosa dovranno aspettarsi le masse popolari piemontesi: gli ospiti d'eccezione erano fondamentalmente tutti rappresentanti dei manager e dei padroni, presenti persino con il loro boss, tra cui spiccava la presidente di Confindustria Piemonte, Mariella Enoc. Come se non bastasse, come "testimonial" era presente anche Lorenzo Ceribelli responsabile piemontese del movimento dei Focolari, una delle innumerevoli sette cattoliche arci-reazionarie che spolpano dall'interno lo Stato e la vita civile e sociale.
Ed ecco il programma di Mercedes Bresso rilanciare la "persona", la "natalità e la genitorialità", la "famiglia", il "quoziente familiare", la "tutela della vita", la "sussidiarietà", le "associazioni di volontariato", la "libertà di educazione": insomma la conferma di tutti quei principi neofascisti presenti nei patti lateranensi firmati con la Chiesa da Mussolini e da Craxi.
"Grandi opere": per i vertici del PD piemontese la Tav è il solo cavallo di battaglia sul quale puntare per caratterizzare la campagna elettorale, soprattutto per convincere gli ambienti imprenditoriali ed economici piemontesi a recedere dall'evidente "neutralismo" sino a oggi manifestato nei confronti della possibile ascesa della Lega Nord alla guida del Piemonte.
Ai 20 mila manifestanti No-Tav che riempiono le strade e difendono nonostante le manganellate poliziesche la Val di Susa dalle speculazioni dei monopoli europei, Mercedes Bresso ha anteposto gli interessi elitari di 800 notabili Sì-Tav, capaci di riempire al massimo un salone. Anzi, ha giustificato la repressione delle "forze dell'ordine": "non ci sarà comprensione per l'uso della violenza" ha ringhiato l'ex "pacifista" pentita capovolgendo vittime e carnefici. "Sono per la Tav - ha assicurato ai padroni -, ce l'ho scritto in faccia. Dovrei forse mettermi un cartello sulla testa?".
Privatizzazione del servizio ferroviario regionale: da borghese qual è la Bresso deve essere affezionata alla stucchevole immagine del capitalista come "padrone del vapore" e quindi del "progresso". Da qui la scelta scriteriata di affidare ai privati i lotti del servizio ferroviario regionale. Un progetto, secondo i sindacati, che sconta "la mancanza di un adeguato sistema di regole che salvaguardino le condizioni economiche e normative dei lavoratori coinvolti, a partire dalla garanzia del posto di lavoro". Ragionamenti "infondati" per l'emula piemontese di Margaret Thatcher, che si è difesa contrattaccando e accusando i ferrovieri di "sciopero preventivo". La divisione in cinque lotti delle ferrovie, con cinque società a gestirle, creerà una confusione (orari, biglietti, interazioni...) che colpirà anche i pendolari. Ma la novella "lady di ferro", indifferente alle preoccupazioni dei lavoratori, siano essi i ferrovieri o i pendolari che usano i treni per raggiungere uffici e fabbriche, ha fretta. "La giunta Bresso - afferma Filt Cgil - intende accelerare al massimo le gare per motivi elettorali".
Privatizzazione della sanità: l'accordo con l'Udc si paga caro. Peccato che il conto sarà però costretto a onorarlo il proletariato. La richiesta del partito di Casini per stringere l'intesa è stata proprio quella di avere l'assessore alla Sanità. La persona indicata è il leader piemontese dell'Udc Michele Vietti, la cui famiglia possiede diverse cliniche private. E tutti sanno che il PD e le altre forze della coalizione della Bresso hanno ormai accettato quello scambio. Se a ciò si aggiungono le patologiche carenze del servizio sanitario piemontese in tema di assistenza agli anziani, la probabile cessione del Gradenigo (gioiello della sanità pubblica) alla società lussemburghese Halcor, la mancata costituzione della Città della Salute promessa cinque anni fa, l'aver sposato la linea Sacconi sull'RU486 richiamando il Sant'Anna di Torino (che si era espresso contro l'ospedalizzazione forzate delle donne) al "rispetto delle leggi", è evidente che la giunta Bresso non merita più alcune credito. "Mentre si programma di investire 30-40 miliardi per una grande infrastruttura come l'alta velocità Torino-Lione - ha denunciato Ezio Pelizzetti, rettore dell'Università di Torino - sono dieci anni che non ne troviamo uno solo per costruire la Città della Salute e della Scienza".
Federalismo: non passa settimana senza che la Bresso non rimarchi che è lei la vera federalista, prestando il fianco alle ironie di Cota: "Se lei voleva fare la tessera della Lega doveva pensarci prima". È evidente perciò che la bandiera del federalismo serve per attrarre nella propria orbita la borghesia piemontese. Da qui la battaglia di Mercedes Bresso per regionalizzare il patto di stabilità, come se il Piemonte fosse uno Stato a sé. "Il Piemonte - ha rivendicato la 'padana' Bresso - ha realizzato, primo in Italia, il patto di stabilità su base regionale. Adesso chiediamo che il governo riconosca questo risultato". Federalismo fiscale, istituzionale, costituzionale, così come un PD del Nord federato e federale capace di interpretare le esigenze dei cosiddetti "ceti produttivi" (piccole e medie imprese, artigiani, partite Iva, commercianti, manager), sono da tempi non sospetti cavalli di battaglia di Mercedes Bresso. La tessera della Lega è più che meritata in effetti: la Bresso e la "sinistra" borghese del Nord sono complici della frammentazione dell'Italia in 20 staterelli!
Nucleare: persino sul nucleare la Bresso ha ceduto. Nel suo programma l'"ambientalista" pentita conferma il sostegno alla "ricerca e le possibili applicazioni del nucleare, ma di ultima generazione".

Il programma neofascista di Roberto Cota (Lega Nord)
Di sicuro a Roberto Cota la faccia tosta non fa difetto. Si presenta alle masse popolari piemontesi con il vacuo e menzognero slogan "un nuovo presidente". Di "nuovo" in Cota non c'è nulla. Non solo perché è oramai a tutti gli effetti uno dei capobastone della seconda repubblica (due volte sottosegretario e due volte deputato, oggi alla guida di un gruppo parlamentare di 60 deputati), ma anche perché il popolo piemontese ha già avuto modo di conoscerlo in qualità di presidente del consiglio regionale fino a cinque anni fa, quando a governare il Piemonte c'era la giunta Ghigo. Per intenderci, quella travolta dai debiti e dagli innumerevoli scandali giudiziari della sanità (Odasso, valvole cardiache, Ciriaco Ferro).
Sulle tematiche sociali, poi, il programma di Cota pesca a piene mani dalle rivendicazioni della destra ultra-reazionaria: la difesa oscurantista dell'embrione in opposizione alla salute della donna, della "famiglia naturale" ("composta da uomo e donna"), "la libertà di scelta dell'educazione scolastica" (che apre ai privati e alla chiesa cattolica), la xenofobia e il razzismo fascio-leghista, il sì alla Tav e al nucleare, nonché il cavallo di battaglia del secessionismo.
Come abbiamo visto, Mercedes Bresso e la coalizione di "centro-sinistra" che la sostiene non è in alcun modo alternativa al "centro-destra" di Roberto Cota e al neoduce Berlusconi. È evidente, semmai, che è funzionale alla costruzione dell'Italia della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista.
Il proletariato piemontese deve abbandonare ogni illusione elettorale e contrapporre alle istituzioni rappresentative della borghesia i Comitati popolari e le Assemblee popolari basati sulla democrazia diretta. Per soddisfare le proprie esigenze materiali e culturali e per creare le condizioni per l'abolizione delle classi, le masse piemontesi non hanno altra scelta che votare per il PMLI e per l'Italia unita, rossa e socialista, astenendosi.

17 marzo 2010