Gravissimo attacco provocatorio e diffamatorio da parte de "la Padania", "Libero", "L'opinione delle libertà"
IL PMLI ACCUSATO DI LEGAMI COL TERRORISMO ISLAMICO E BIN LADEN
Il Partito è accusato di aver partecipato a un complotto col "fondamentalismo islamico" e coi nazisti per rovesciare la direzione del movimento noglobal e causare disordini alla manifestazione di Firenze
SI INTRAVEDE LA REGIA DEL GOVERNO
Il 29 ottobre 2002 sono usciti contemporaneamente sui quotidiani "la Padania", "Libero" e "L'opinione delle libertà" articoli a firma di Dimitri Buffa nei quali si accusa il PMLI di legami col terrorismo islamico e Bin Laden. Abbiamo appreso questa notizia solo l'8 novembre attraverso una segnalazione telefonica.
Si tratta di un attacco provocatorio e diffamatorio gravissimo che non ha precedenti.
Già in passato il nostro Partito, al di là di ogni evidenza e senza uno straccio di prova, è stato accusato di terrorismo. La prima volta fu quando l'allora quotidiano della DC, "Il Popolo", ci accusò di essere i mandanti dell'assassinio dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti. Era il 1985 e "Il Popolo" è stato per questo condannato definitivamente in sede giudiziaria.
Questa volta l'attacco è ancor più grave per il contesto nazionale e internazionale in cui si colloca, per la strategia e gli obiettivi che si prefigge. Esso avviene infatti alla vigilia dell'apertura del Social forum europeo e della manifestazione europea contro la guerra del 9 novembre a Firenze, a cui gli articoli in questione fanno aperto riferimento, e della incombente guerra di aggressione imperialista contro l'Iraq. Senza contare il clima di crescente allarmismo fomentato da governo, mass media e intellettuali di regime, sia in riferimento alle presunte violenze che si sarebbero dovute scatenare a Firenze, sia ai pericoli di attacchi terroristici da parte dell'organizzazione Al-Quaida di Bin Laden contro i paesi occidentali, ivi compresa l'Italia, denunciati dai servizi segreti statunitensi.

LE ACCUSE DIFFAMATORIE
I tre articoli apparsi sui fogliacci fascisti succitati portano rispettivamente questi titoli:
La Padania: "Firenze nel mirino, rischio di violenze anti Usa. No global, marionette nelle mani di Bin Laden".
Libero: "Inquietanti rivelazioni alla vigilia del raduno. Gli Usa lanciano l'allarme: Italia nel mirino. I no global nuova arma di Allah. Rapporto dei servizi segreti sulle infiltrazioni degli estremisti islamici tra le file giottine. Timori per il Social Forum: Pisanu a rapporto da Ciampi".
L'opinione: "I no global si uniscono agli islamici per saccheggiare Firenze. I giottini del Social Forum si preparano a fare fronte comune con i wahaibiti contro Israele e l'Occidente capitalista".
I tre articoli, oltre che nei titoli, mostrano nel testo alcune differenze, in particolare tra quello di "Libero" e gli altri due, ma nella sostanza il contenuto è identico e appare dunque un'operazione concordata che riflette un'unica strategia e un obiettivo comune. Particolarmente grave è la presenza, in questa che possiamo definire una cordata politico-editoriale anti-PMLI, de "la Padania" il giornale della Lega Nord, ossia un partito di governo, il cui direttore responsabile è Gigi Moncalvo ma il cui direttore politico è Umberto Bossi, ministro per le "riforme istituzionali e la devoluzione" del governo Berlusconi.
Al quotidiano di Vittorio Feltri, "Libero", spetta invece il "merito" di aver dato a questo attacco il massimo del risalto e del supporto editoriale, sparando l'articolo in questione in apertura della prima pagina, rimandandolo poi a pagina 3, dedicando allo stesso tema l'editoriale del vicedirettore Renato Farina e inserendolo nel contesto di ben tre pagine dedicate allo stesso argomento. Ricordiamo peraltro che Vittorio Feltri è un antico nemico del PMLI, fin da quando dirigeva il settimanale "l'Europeo" e poi "Il Giornale" e il Quotidiano nazionale (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione).
Anche "la Padania" ha un richiamo in prima pagina dell'articolo, mentre "L'opinione delle libertà", diretta da Arturo Diaconale lo pubblica in seconda pagina.
Negli articoli si afferma che in base a un rapporto dei servizi segreti israeliani a conoscenza del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, si sarebbe creato un sodalizio fra PMLI, "fondamentalismo islamico", legato in qualche modo a Bin Laden (come indica esplicitamente il titolo de "la Padania"), e i nazisti in funzione antiamericana e antiisraeliana e finalizzato a rovesciare la direzione del movimento noglobal e a causare disordini alla manifestazione di Firenze.
Così esordisce l'articolo su "la Padania": "Ci sarà da ridere (o da piangere) a Firenze il prossimo 9 novembre: ormai i no global di destra e di sinistra sono strettamente uniti operativamente contro l'occidente capitalista e al loro fianco si è messa la potente organizzazione internazionale dei wahabiti. Cioè gli integralisti islamici che da una parte fanno capo agli amici sauditi di Bin Laden dall'altra alla potente orgnaizzazione dei fratelli musulmani".
Si afferma che tale assolutamente falso sodalizio emerge da un rapporto dei "servizi segreti israeliani" ("occidentali" alterna Libero), che "si chiama forse `dossier Capua"' (Libero) stilato dal "dipartimento `Countering Suicide Terrorism', costituito presso l'Institute for Counter Terrorism (Ict) del Centro Interdisciplinare di Herzliya, in Israele, organismo con osservatori permanenti sparsi un po' ovunque in Europa". Si afferma anche che tale rapporto "sarebbe nelle mani degli esperti di intelligence italiani e anche del Viminale e sarebbe la ragione non ultima delle preoccupazioni via via manifestate in un crescendo di turbamenti da parte dello stesso ministro Pisanu".
I servizi segreti israeliani, ma anche occidentali e italiani, avrebbero dunque individuato nei protagonisti (persone e organizzazioni poi citate) di questo sodalizio non solo un pericolo riconosciuto a livello internazionale, ma i veri registi delle violenze che avrebbero dovuto esplodere a Firenze.
L'accusa concreta infatti è quella di "progettare le iniziative da prendere per trasformare tutta la grande kermesse fiorentina in una palestra di esibizione di sentimenti anti americani e anti israeliani. Per non dire anti semiti. Nella migliore delle ipotesi un remake più duro delle manifestazioni romane con ragazzetti travestiti da kamikaze" (Libero).
Si afferma poi che il rapporto "è stato reso possibile dall'imprudenza di alcuni partecipanti alla mailing-list di `Al-Awda"' le cui e-mail "inneggianti all'anti mondialismo" sarebbero state "intercettate" dai servizi. Si afferma che "Al-Awda" sarebbe "a livello europeo, la struttura che coordina le relazioni dei no global, dei centri sociali e dell'area dell'estrema sinistra vetero-comunista con il Fronte Popolare per la liberazione della Palestina di George Habbeshi". Da notare che questo Fronte è inserito nella lista delle "organizzazioni terroristiche straniere" stilata dagli Usa.
Si afferma anche che la lista "Al-Awda", sarebbe una "organizzazione filo islamica che fa riferimento ai comunisti del partito marxista-leninista italiano" (la Padania, L'opinione).
Tant'è che il presunto "responsabile" di questa lista, un certo Miguel M., si sarebbe incontrato con esponenti del nostro Partito per mettere a punto il "complotto".
Si legge in tutti e tre gli articoli: "Da un paio di giorni M. sarebbe partito da Marsiglia (dove lavora per un ufficio stampa del Centro per il sostegno dell'Intifada) per recarsi a Firenze, dove avrebbe preso un nuovo appartamento. Si sarebbe già incontrato con Giovanni S., Monica M., Giovanni D.S. e Danilo G., che formano la direzione del Partito marxista-leninista italiano (PMLI, organo di stampa il settimanale fiorentino `il bolscevico'), legato a Sendero Luminoso peruviano e al Subcomandante Marcos. Anche Danilo G. (un altoatesino dal cognome tedesco, responsabile del settore esteri) avrebbe un debole per gli islamici: pare che vada tutti gli anni a Teheran per l'anniversario della rivoluzione khomeinista. E il `Teheran Times' una volta gli ha persino dedicato una enorme intervista con foto, dal titolo: `Un intellettuale italiano di sinistra esalta il carattere popolare e antimperialista della Rivoluzione iraniana"'. Aggiunge "Libero": "Ora sembra che questi signori (poco prima si cita anche Roberto Hamza Piccardo `leader dell'Ucoii', ndr) abbiano in programma una serie di incontri a Imperia prima e poi a Firenze in case messe a disposizione dagli aderenti al PMLI. Due gli scopi dichiarati: caratterizzare le giornate di Firenze con una massiccia presa di posizione per l'Intifada e contro Israele, scalzare l'attuale leadership dei no global per sostituirla con una più dura e pura che in nome della fedeltà all'anti occidentalismo non badi più alle differenze ideologiche tra fascisti e comunisti: tutti insieme contro l'Occidente grazie anche alla mediazione islamica".

UN CUMULO DI MENZOGNE
Non sappiamo se esiste veramente un rapporto dei "servizi segreti israeliani" o di altri che parla di noi in questi termini, o se tutto questo è frutto dell'immaginazione del Buffa e di chi gli ha commissionato i servizi. Quello di cui siamo sicuri è che si tratta di un cumulo di menzogne e falsità. Cominciamo subito col dire che Miguel M., così come le persone, le organizzazioni e i movimenti citati nell'articolo erano a noi completamente sconosciuti, non sapevamo nulla di loro e mai nessun dirigente o militante del Partito, cosiccome nessun redattore de "Il Bolscevico" li ha mai incontrati e tantomeno ospitati. Ogni presunto incontro o collegamento è dunque inventato di sana pianta. Fra l'altro a Imperia non abbiamo alcuna sede, né organizzazione di Partito.
Come inventati sono i nostri presunti legami con Sendero Luminoso peruviano e Marcos del resto più volte criticati sull'organo di stampa del PMLI.
Falsa è la composizione della "direzione del Partito" e falso è anche il fatto che "Danilo G. vada tutti gli anni a Teheran per l'anniversario della rivoluzione khomeinista". Non il PMLI, ma "Il Bolscevico", è stato in visita in Iran nel 1992 su invito da parte del "Comitato per le cerimonie della decade dell'Alba" organizzate in occasione del XIII Anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica iraniana. E' stata la prima e ultima volta e tutto è avvenuto alla luce del sole. Tant'è che il resoconto di tale visita e anche l'intervista rilasciate al giornale in lingua inglese "Teheran Times" sono stati pubblicati su "Il Bolscevico" nn. 8 e 10 del 1992. Fra parentesi, il titolo originale dell'intervista non è quello indicato dal Buffa, bensì "Un giornalista italiano si attende resistenza contro il nuovo ordine mondiale". Inoltre, dal 1997 il nostro Partito non ha più rapporti con la Repubblica iraniana, da quando cioè i governanti di quel paese hanno gradualmente abbandonato la linea antimperialista dell'Imam Khomeini (si veda a questo proposito l'articolo de "Il Bolscevico" pubblicato sul n. 9/2000).
Per quanto riguarda i presunti legami del nostro Partito col terrorismo islamico e Bin Laden, reputiamo questa affermazione una vile provocazione. E' nota, storica e inoppugnabile la posizione del nostro Partito contraria al terrorismo a livello ideologico e di principio, come a livello politico e pratico, a livello italiano, come a livello internazionale. Fanno testo i numerosi documenti del Partito su questo tema e, nel merito specifico, quello dell'Ufficio politico del PMLI dell'11 settembre 2001 dal titolo "Condanniamo i miopi e folli attacchi terroristici a New York e Washington. Condoglianze e solidarietà al popolo americano. Il terrorismo giova solo all'imperialismo"(cfr "Il Bolscevico" n. 33/2001).
Fortemente provocatoria è anche la tesi che noi avremmo ordito un complotto contro la direzione del movimento noglobal allo scopo di rovesciarne la direzione e trasformare Firenze "in una palestra di esibizione di sentimenti anti americani e anti israeliani". I fatti smentiscono ampiamente questa tesi. Il nostro Partito non ha aderito e partecipato al Social forum europeo (cosa che sarebbe stata necessaria se lo scopo fosse stato quello di rovesciarne la direzione). Ha partecipato solo alla manifestazione del 9 novembre e come tutti hanno potuto verificare non vi è stato alcun "disordine" o "manifestazioni di tipo aggressivo (o violento)" come annunciato negli articoli.

LA STRATEGIA ANTI-PMLI
E' chiaro che questo castello di menzogne serve solo a dare una parvenza di concretezza all'accusa infondata, falsa e diffamante di legami fra PMLI, nazisti e terrorismo islamico. Un'accusa che ha lo scopo di denigrare e infangare l'immagine, la linea e il carattere del nostro Partito, di istigare le forze repressive dello Stato a controllarlo, perseguirlo e colpirlo, di indicarlo come nemico al movimento noglobal e al movimento contro la guerra all'Iraq per isolarlo ed esporlo a possibili provocazioni e attacchi durante la stessa manifestazione di Firenze. Ciononostante i manifestanti lo hanno ignorato ed hanno accolto la nostra delegazione con spirito unitario e di rispetto e concreti segni di ammirazione e sostegno.
Si può dire che nell'immediato questo attacco ha fallito il suo obiettivo. Resta però in piedi questa vile strategia anti-PMLI.
Una strategia sostenuta in questa occasione da una cordata politico-editoriale che fa capo a settori della classe dominante borghese più retriva e anticomunista e che trova un immediato referente politico nella Lega di Bossi evidentemente determinata a farci pagare il fatto che il nostro Partito è stato il primo in Italia a denunciare il carattere non solo razzista e federalista ma anche neofascista e secessionista di tale Lega ancor prima che questa svelasse completamente la sua natura e i suoi scopi. Una strategia che si è avvalsa della penna velenosa di un giornalista anticomunista come Dimitri Buffa, radicale, "da sempre pannelliano di ferro" come egli stesso si definisce nel suo sito, aggiungendo che "prometto ortodossia politica e concretezza pragmatica: come fare i soldi in democrazia e conservarli". Da notare che il primo novembre Buffa è stato insignito di un'onoreficienza da parte di Shayk Abdul Hadi Palazzi segretario dell'Associazione musulmana italiana (AMI), citato da "Libero" a supporto delle accuse rivolte al PMLI, evidentemente per premiarlo del servizio reso.
Una strategia comunque capace di conquistare nuovi paladini come la razzista e filoimperialista Oriana Fallaci. In un'intervista rilasciata a Riccardo Mazzoni, direttore del superberlusconiano "Giornale della Toscana", e pubblicata in copertina dal berlusconiano "Panorama" diretto da Carlo Rossella, guarda caso la Fallaci accosta la presenza dei cartelli del nostro Partito alla manifestazione del 9 novembre a quella di cartelli con Bin Laden (peraltro a noi non risulta che ce ne fossero nel corteo) per insinuare anche da par sua il sodalizio del PMLI con il terrorismo islamico. Spezzoni di tale intervista, compreso quello con il riferimento al nostro Partito, sono stati fra l'altro rilanciati da Mediaset nella trasmissione "Terra" mandata in onda domenica 18 novembre da Canale 5.
Non si può del resto scordare che questo attacco al PMLI non è un fatto isolato e avviene solo qualche settimana dopo la querela dei neofascisti fiorentini di Forza Italia contro il PMLI e mentre le Organizzazioni di Napoli e Palermo sono oggetto di altre vili provocazioni.
C'è una regia unica in tutto questo o una convergenza di interessi da parte di più settori della classe dominante borghese, del governo e dello Stato? Comunque sia il governo non se ne può tirare fuori.
A quanto ci risulta il governo, nella persona del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu (FI) o dell'allora in carica ministro con delega ai servizi segreti Franco Frattini (FI), e i vertici dei servizi segreti italiani, che pure gli articoli indicano come informati dei fatti, non hanno smentito l'esistenza del famigerato rapporto dei servizi segreti israeliani né le menzogne in esso contenuto. E questo vale quanto meno come un avallo di questa sporca manovra anti-PMLI.
E poi c'è il diretto coinvolgimento di un partito di maggioranza come la Lega Nord e di un ministro, Bossi, che basta e avanza per determinare la corresponsabilità del governo, se non la regia vera e propria.
Inutile dire, che questo gravissimo attacco non impedirà al nostro Partito di continuare con immutati coraggio e forza la sua battaglia antifascista, antisecessionista, antigovernativa e antimperialista, per impedire la partecipazione diretta o indiretta dell'Italia all'aggressione imperialista all'Iraq e per l'Italia unita, rossa e socialista.