Provocazione trotzkista contro la Cellula "Stalin" della provincia di Catania del PMLI
Il comunicato dell'esecutivo nazionale del PCL è fazioso e menzognero

Dal corrispondente della Cellula "Stalin" della provincia di Catania
Alla luce della gravissima provocazione politica orchestrata da un militante del PCL ai danni delle compagne e dei compagni catanesi del PMLI rifiutatisi di firmare le liste elettorali per permettere al PCL di candidarsi alle regionali, alla luce del comunicato pubblicato lo scorso 25 settembre dall'esecutivo nazionale del PCL che tenta di far passare le provocazioni verbali e fisiche subite dai marxisti-leninisti catanesi per "aggressione squadrista" ai danni del militante del PCL, alla luce del suddetto comunicato che omette vergognosamente l'altruismo rivoluzionario, il sereno confronto dialettico e lo spirito di fronte unito che i membri catanesi del PMLI hanno sempre dimostrato nei confronti del militante del PCL, si rende assolutamente necessario chiarire come si sono svolti realmente i fatti. Una menzogna, anche se ben mascherata dietro ad una messinscena montata ad hoc e amplificata a dismisura dai media del PCL, rimane pur sempre una menzogna e va smascherata.

I rapporti della Cellula "Stalin" con il PCL
I rapporti della Cellula "Stalin" con il militante del PCL sono iniziati circa due anni fa. Sin dal principio i marxisti-leninisti hanno dimostrato di praticare un'ampia e leale politica di fronte unito, partecipando ad iniziative, assemblee e manifestazioni assieme al militante del PCL, con lo scopo di unire le forze sulla base di obiettivi comuni e lottare uniti sui problemi immediati delle masse; dimostrando nella pratica di non essere affatto ossessionati da Trotzki e che il nemico principale del PMLI è la classe dominante borghese, rappresentata attualmente dal governo Monti.
Il comunicato pubblicato e fatto circolare in rete dal PCL non si limita soltanto a rovesciare la frittata storpiando la realtà, esso non contestualizza nemmeno le menzogne scritte con il chiaro intento di fuorviare e raggirare ulteriormente le sue lettrici e i suoi lettori. Il comunicato non tratta minimamente queste questioni, non fa accenno alcuno alla disponibilità e all'altruismo di classe sempre dimostrati dai marxisti-leninisti catanesi nei confronti del militante del PCL. Infatti, egli partecipava assiduamente alle riunioni organizzate dalla Cellula. Durante tali riunioni venivano affrontati vari argomenti legati all'attualità, approfonditi attraverso la lettura de "Il Bolscevico" e di altri documenti proposti dagli amici del PMLI, arricchiti da dibattiti costruttivi caratterizzati da un leale confronto dialettico e dal massimo rispetto. Hanno mai i marxisti-leninisti catanesi mostrato alcun tipo di astio nei confronti del militante del PCL? No, mai. Sconoscevano questi a quale partito egli appartenesse e che sostanziali differenze ideologiche li dividevano? No, non lo sconoscevano. I rapporti con il militante del PCL sono però sempre stati sostanzialmente buoni.
Perché allora adesso l'esecutivo del PCL sottolinea le differenze ideologiche e politiche che ci separano, intitolando addirittura il suo provocatorio comunicato "aggressione stalinista"? Tali differenze ideologiche, come spiegato, non hanno mai impedito al falso amico del PMLI di partecipare attivamente alle riunioni pubbliche del PMLI a Catania (compresa la riunione regionale tenuta il 2 gennaio 2011), di essere presente in occasione dell'inaugurazione della Sede, di contribuire alle rubriche de "Il Bolscevico", nonché di utilizzare la Sede locale del PMLI, da noi concessa gratuitamente, per una riunione regionale del PCL a Catania, tenutasi lo scorso 21 gennaio dalle ore 10 alle ore 18. È questo "l'ambiente" che descrive il comunicato dell'esecutivo nazionale del PCL quando, falsamente e spudoratamente, accusa il PMLI di essere una "microsetta" e di fare "dell'omaggio grottesco a Stalin e all'odio verso il trotzkismo" il suo "rito religioso quotidiano?".
Chi accusa il PMLI di settarismo cerca di nascondere il fatto che da sempre il Partito si dichiara prontissimo ad unirsi "a tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti, gli intellettuali sinceramente democratici e progressisti", ricercando nei fatti l'unità con tutti coloro che intendono battersi per spazzare via la borghesia al potere. Simile inganno significa solo fare il gioco della borghesia, dei governi centrale e locale e dei fascisti!
 
Il falso amico del PMLI getta la maschera
Cosa è accaduto allora? Il 14 aprile, in occasione di una riunione di simpatizzanti e amici del PMLI, sono stati letti e dibattuti i documenti "35° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano. Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo" del Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, e "Il disegno del PMLI per il socialismo in Italia", tratto da un rapporto presentato dal compagno Scuderi al 3° Congresso nazionale del Partito. Di punto in bianco il militante del PCL ha iniziato a criticare pesantemente la linea politica del PMLI, in particolare il giudizio sul pensiero e sull'opera di Gramsci e Guevara. Era stata avanzata alcuna critica alla linea politica del PCL? No, nessuna. Egli ha deliberatamente deviato l'ordine del giorno fossilizzandosi in critiche sterili, gettando veleno sul PMLI, dimostrandosi assolutamente privo di disciplina proletaria e di dialettica.
Le compagne e i compagni del PMLI gli facevano ripetutamente notare che non era quello il modo di dialogare tra compagni. Gli privò allora la Cellula di tornare a partecipare alle riunioni? No, non lo fece. Egli continuò a frequentare la Sede sino a quando, il 4 agosto, egli si presentò ancora una volta in occasione di una riunione in Sede. In quell'occasione egli chiese ai marxisti-leninisti catanesi di firmare la lista per permettere al PCL di presentarsi alle regionali. Le compagne e i compagni all'unanimità e dialetticamente gli spiegarono che, essendo astensionisti (come il falso amico del PMLI ben sapeva!), non accettavano di firmare quel documento.
Una volta iniziata la lettura e il dibattito dei punti all'ordine del giorno, il militante del PCL continuava a interrompere la riunione con interventi rabbiosi e provocatori. Nonostante i temi all'ordine del giorno fossero legati ad obiettivi comuni, egli si accaniva contro Stalin e coglieva ogni occasione per attaccare il PMLI, la sua posizione elettorale tattica astensionista, il giudizio sull'opera e il pensiero di Gramsci, gli scritti del compagno Giovanni Scuderi su Guevara ("da vomito, fanno ribrezzo"). Battendo continuamente il chiodo delle differenze ideologiche che separano il suo partito dal PMLI, il militante del PCL definiva apertamente marxisti-leninisti dei sognatori, asserendo che il loro partito è sconosciuto alle masse ed è fuori dalla realtà. Le compagne e i compagni presenti lo invitavano a mantenere le sue critiche ad un livello dialettico, con spirito di fronte unito su obiettivi comuni. Ma il falso amico del PMLI aveva ben altro in mente!
Dopo tale riunione la Cellula ha deciso di allontanarlo, trovandosi sostanzialmente d'accordo sulla sterilità della sua presenza alle riunioni.

I fatti di sabato 22 settembre
Sabato 22 settembre la Cellula "Stalin" ha tenuto una riunione. I temi all'ordine del giorno: la manifestazione nazionale NoMuos del 6 ottobre a Niscemi e la lettura seguita da dibattito di alcuni documenti del PMLI circa l'autogestione, la democrazia diretta, le Assemblee popolari e i Comitati popolari. A riunione già iniziata, il militante del PCL si è presentato in Sede. La Cellula, nonostante le precedenti provocazioni subite, ha accolto il militante del PCL con calore e con spirito di riconciliazione, credendo che egli si fosse ravveduto e che volesse partecipare costruttivamente alla riunione. Il militante del PCL si è assentato per buona parte della lettura e del dibattito che ne è seguito per parlare al telefono. Al suo ritorno, egli ha deviato l'ordine del giorno con fare saccente da vero e proprio intellettuale piccolo-borghese, affermando che i marxisti-leninisti non sanno nulla di economia e che nessuno lo capisce.
Nonostante le richieste dei compagni che lo invitavano a spiegare dialetticamente in cosa risiedesse l'errore della loro analisi del capitalismo e della natura della crisi economica e finanziaria, invitandolo a presentare un documento del suo partito per potersi così confrontare in maniera costruttiva, l'inguaribile individualista interrompeva gli interventi dei presenti e rispondeva con secchi "non mi interessa". Per circa un quarto d'ora egli si è lanciato in un monologo arrivando addirittura ad affermare che secondo Lenin "il nemico principale della rivoluzione è il popolo". Solo dopo la richiesta del Segretario di Cellula di indicargli dove egli avesse letto tali parole, il militante del PCL ha cercato di rivoltare la frittata affermando che ciò che intendeva dire era che le masse popolari vanno educate. Il militante del PCL colpevolizzava le masse popolari italiane per la crisi che le sta colpendo, scadendo in banali luoghi comuni secondo i quali sarebbe la "natura" stessa degli italiani che li rende diversi dagli spagnoli e dai portoghesi che, invece, si mobilitano. Dopo aver rigettato nella pratica il materialismo storico e dialettico, fondando la sua analisi della realtà sulla metafisica, il militante del PCL è stato richiamato dialetticamente dal Segretario di Cellula che gli faceva notare la matrice reazionaria delle sue affermazioni. Per tutta risposta continuava a lanciarsi in critiche verso il PMLI e personali, affermando che per i marxisti-leninisti tutti sono revisionisti, che i militanti del PMLI sono sognatori, fuori dalla realtà e che il socialismo non si realizzerà mai, né tantomeno la rivoluzione.
A nulla sono valsi gli interventi dialettici dei presenti, il militante del PCL continuava a ripetere che se ne sarebbe andato a causa di "impegni borghesi" (notare l'ironia in malafede), ma proseguiva con gli insulti rivolti al Partito e ai presenti. A quel punto un compagno lo ha invitato a lasciare la Sede e a non tornare più, giacché egli mostrava di non essere dialettico nei confronti della Cellula e del Partito. Una volta uscito dalla Sede, continuava ad inveire contro le compagne e i compagni presenti, accusando il Partito di essere una setta, di essere fascista e consigliando loro di proseguire l'attività politica nelle chiese. Un compagno, uscendo dalla Sede, gli chiedeva il perché di tale rabbia nei loro confronti. Per tutta risposta il militante del PCL lo insultava pesantemente, fermandosi a pochi metri da lui e minacciando che lo avrebbe "appeso al muro per il collo", avvicinandosi con fare minaccioso al nostro compagno che gli spiegava di non avere alcuna intenzione di arrivare allo scontro fisico. Il militante del PCL invece l'ha aggredito, causando la legittima difesa della sede politica e dell'incolumità fisica dei compagni. Chi ha allora effettuato l'"aggressione squadrista", come la definisce il comunicato del PCL?
Non è forse questa, invece, una provocazione politica bella e buona? Non è forse questo un chiaro tentativo di mettere in cattiva luce i marxisti-leninisti e il PMLI a Catania? E' questa la sola verità, confermata peraltro da una persona estranea ai fatti che ha assistito all'accaduto e che ha dichiarato che gli aggrediti siamo stati proprio noi marxisti-leninisti.

Cosa si nasconde dietro la provocazione?
Perché questa rabbia nei nostri confronti? Ciò che si evince dai fatti è che l'opera nefasta del falso amico del PMLI, oltre a cercare di mettere in cattiva luce i compagni catanesi del PMLI nei confronti del movimento di massa catanese e degli abitanti del quartiere, cercava in ultima analisi di sfasciare la Cellula e ciò che essa rappresenta.
Non il Segretario di Cellula del PMLI, bensì l'esecutivo del PCL, si è reso complice (o mandante?) di questa grave provocazione e attacco subiti dai marxisti-leninisti catanesi. Se ne è reso complice pubblicando il falso e aizzando quanti credono che siano questi i modi di dialogare tra compagni, accanendosi sulle differenze ideologiche, ignorando la dialettica, la disciplina proletaria e ricorrendo alla violenza reazionaria. Sono forse questi i principi di "disciplina operaia" ai quali il PCL fa appello nel suo menzognero comunicato? È questo il trattamento riservato a chi non firma le loro liste?
È un delitto dichiarare il falso allo scopo di fuorviare il proletariato e le masse popolari e strumentalizzarle per i loro sporchi fini elettorali. È ugualmente un delitto non conoscere la verità ma scrivere comunque un comunicato per farsi pubblicità, approfittandone (anche in questa occasione!) per sottolineare che i militanti del PCL sono impegnati "in queste ore nella presentazione delle liste per le elezioni regionali". È ignobile affermare che il Segretario di Cellula abbia "assistito passivamente all'aggressione", mentre invece egli ha cercato in tutti i modi di non fare cadere nella provocazione i compagni del PMLI.
Adesso il PCL ha la visibilità che cercava? Non è forse un dovere ed un principio rivoluzionario fare le dovute inchieste e ricerche, fare luce sui fatti, prima di sparare sentenze e accusare i compagni? Il PCL dice "Deve essere chiaro a tutti che simili episodi sono intollerabili e non saranno tollerati". Ciò che non può essere tollerato sono le provocazioni anti marxiste-leniniste, che saranno respinte politicamente.
Di fronte a questa vergognosa e squallida provocazione politica, non possiamo che invitare le compagne e i compagni a non cadere nell'imbroglio e a diffidare del comunicato menzognero pubblicato e fatto circolare in questi giorni in rete dal PCL.

3 ottobre 2012