Russia
Colpo di Stato del nuovo zar Putin
Col pretesto del terrorismo assume i pieni poteri e cancella le elezioni dirette nelle regioni
I suoi modelli sono Bush, Sharon e Berlusconi
Putin non ha potuto mettere a tacere rapidamente le accuse sulle sue responsabilità nel massacro della scuola di Beslan e è stato costretto a nominare una commissione di inchiesta istituzionale, formata però con personaggi nominati da lui stesso; ha comunque colto la vicenda di Beslan per chiedere "l'unità del paese contro il terrorismo" e "il rafforzamento del ruolo e dell'immagine dello Stato". La prima azione del Cremlino è stata l'annuncio della "guerra preventiva" contro il terrorismo; l'8 settembre il capo di stato maggiore russo Yuri Baluievski dichiarava che la Russia era pronta "se le circostanze lo richiederanno, a portare colpi preventivi contro i terroristi e le loro basi in qualunque angolo del mondo si trovino". La seconda azione era annunciata il 13 settembre da Putin, una serie di radicali modifiche alla legge elettorale e alla struttura istituzionale del paese per rafforzare il controllo centrale sulle repubbliche, regioni e territori autonomi. Un vero e proprio colpo di stato che accentra ancora di più il potere nelle mani del presidente.
Convocati al Cremlino i presidenti delle camere, i presidenti delle repubbliche e i governatori delle regioni Putin comunicava che era "necessario rivedere radicalmente i meccanismi di funzionamento dello Stato al fine di prevenire l'insorgere di crisi". La modifica costituzionale necessaria alla "radicale ricostruzione dello Stato" annunciata da Putin prevede che i governatori delle 55 regioni autonome, i presidenti delle 21 repubbliche autonome, degli 11 circondari autonomi e delle 2 regioni metropolitane (Mosca e San Pietroburgo) non siano più eletti a suffragio universale ma designati dal Cremlino e successivamente ratificati dai parlamenti locali. Saranno cioè scelti da Mosca.
Modificato anche il sistema elettorale per il parlamento. Uno dei due rami del parlamento, la Duma chiamata anche la Camera bassa, è composta da deputati eletti con un doppio sistema: una parte eletti dalle liste dei partiti nazionali, l'altra in collegi uninominali dove trovavano un proprio spazio le liste delle nazionalità locali. Il sistema sarà abolito e sostituito dal 2007 con l'elezione in modo proporzionale, e con una soglia tra il 5 e il 7%, di tutti i deputati, avvantaggiando i più forti partiti nazionali meglio controllati dal centro. L'altro ramo del parlamento è il Consiglio della Federazione, la Camera alta, la cui metà dei componenti non sono eletti ma nominati e quindi già sotto il pieno controllo del presidente; l'altra metà sono i presidenti delle repubbliche e i governatori delle regioni autonome che ricadranno sotto il controllo del Cremlino col nuovo meccanismo di nomina dal centro.
Il decentramento sancito nella Costituzione del 1993 aveva concesso sulla carta a regioni e repubbliche della Federazione russa una certa autonomia che Putin aveva già cominciato a limitare. I poteri dei governatori regionali erano stati ridimensionati da Putin con la riforma istituzionale del 2000. La parvenza di regole e meccanismi "democratici" non aveva impedito tuttavia al partito del presidente, Russia unita, grazie al quasi totale controllo dei mezzi di comunicazione di conquistare una larga maggioranza parlamentare, puntellata dai liberaldemocratici dell'ultranazionalista Zhirinovski foraggiati in campagna elettorale da Putin. Una maggioranza che potrà varare senza colpo ferire le modifiche costituzionali necessarie per attuare il colpo di Stato progettato da Putin.
Il presidente russo ha da sempre teorizzato la necessità della cosiddetta "verticalizzazione del potere", in altre parole l'accentramento nelle sue mani di tutto il potere. Il controllo del parlamento e i nuovi poteri di nomina del centro sui dirigenti locali di repubbliche e regioni autonome riportano la Federazione russa al modello del controllo assoluto zarista con Putin nella veste di nuovo zar.
La guerra contro il terrorismo e la necessità di garantire la stabilità del paese sono quindi dei pretesti per accentrare il potere nelle mani del presidente russo; pretesti che Putin ha copiato da modelli quali Bush, Sharon e Berlusconi che in nome degli stessi principi hanno già messo in pratica la "verticalizzazione del potere" e varato leggi liberticide per una limitazione, se non la cancellazione, di pur formali diritti democratici.
La "radicale ricostruzione dello Stato" per Putin passa anche dal rafforzamento dei servizi speciali "antiterrrismo" con la costituzione di una nuova organizzazione che "dovrà prevenire atti terroristici e colpire in anticipo per distruggere i terroristi nelle loro tane, anche all'estero", fuori del territorio della Federazione. Il primo campo di prova della nuova struttura saranno le repubbliche caucasiche visto che Putin non riesce a venire a capo della resistenza degli indipendentisti ceceni e teme che la separazione della Cecenia possa dare il via a un "effetto domino" di distacco di altre repubbliche dalla Federazione mentre il suo progetto sarebbe quello di ricreare una Grande Russia, di mettere sotto il diretto controllo della Russia quantomeno le vicine Bielorussia, Ucraina e Kazakhstan. Primo passo necessario per il nuovo zar del Cremlino è il pieno controllo della Federazione russa tentato col golpe istituzionale del 13 settembre.

22 settembre 2004