La maggioranza del Cda della Rai imbavaglia le trasmissioni che danno fastidio a Berlusconi
In rivolta i giornalisti

Il Consiglio di amministrazione della Rai, con una maggioranza di cinque consiglieri a favore e quattro contro, ha bloccato i cosiddetti talkshow trasmessi in prima e seconda serata sui canali della televisione pubblica. La decisione riguarderà i programmi "Porta a Porta", (su Raiuno), "Annozero" e "L'ultima Parola", (su Raidue) e "Ballarò" su Raitre.
Nascondendosi dietro questioni pretestuose, Mauro Masi, direttore generale della Rai, afferma che la sospensione "era l'unica decisione possibile" per evitare sanzioni, in applicazione del "Regolamento della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi". L'approvazione del provvedimento liberticida ha lacerato lo stesso Cda della Rai, esattamente diviso a metà sulla questione, e i vertici dell'azienda pubblica. Per Sergio Zavoli, ad esempio, presidente della Commissione Vigilanza della Rai, l'azienda "poteva cercare un ragionevole compromesso"; Al di là della discussione sugli escamotage burocratici e legali per ammorbidire l'applicazione del Regolamento, l'intera vicenda, considerata da un punto di vista politico, dimostra che in Italia siamo in pieno regime. La maggior parte delle trasmissioni soppresse per il periodo elettorale, infatti, non sono, da tempo, gradite al neoduce Berlusconi, che ha trovato il modo "legale" per sopprimerle, evitare che si parlasse in campagna elettorale di temi sgraditi al governo e che si desse possibilità di esprimere le proprie pur deboli posizioni alla "sinistra" borghese. Un duro colpo per la libertà di stampa.
L'arrogante provvedimento ha spinto a una vera e propria rivolta i conduttori televisivi della Rai. L'Usigrai, Unione sindacale giornalisti Rai, in un suo comunicato afferma: "È uno dei momenti più bui per la libertà di stampa in Rai da quando esiste il Servizio pubblico radiotelevisivo. Il Cda a maggioranza ha voluto il bavaglio più soffocante, applicando nella maniera maggiormente restrittiva il già pessimo regolamento della Vigilanza, con la chiusura di tutti i talk show e i programmi di approfondimento giornalistico".
E continua: "A meno di un mese dalle elezioni, anche in presenza di una serie di gravissime vicende di cui l'opinione pubblica vuole sapere, cala il silenzio. Negare gli approfondimenti costituisce una penalizzazione enorme per i cittadini e dunque per la democrazia". Per la Fnsi, Federazione nazionale della stampa italiana "La decisione della Commissione di Vigilanza della Rai di abolire le trasmissioni giornalistiche di approfondimento rappresenta un colpo mortale all'informazione e all'autonomia dei colleghi".
Il conduttore di "Anno zero", Santoro, va oltre nella denuncia politica, afferma che la soppressione delle trasmissioni è stata una "prova di forza del governo". Non risparmia la sua critica neanche all'opposizione, che "fino ad ora ha reagito debolmente a questa legge del più forte forse pensando che dare un buffetto ai conduttori è sempre utile. Ma io vorrei che anche gli altri colleghi comprendano che questo buffetto rivolto ai conduttori comprende tutti, nessuno se la scampa rispetto alla legge del più forte".
Il 2 di marzo in via Teulada, davanti agli studi della Rai, dove si sarebbe dovuta registrare la puntata di Ballarò. Si è tenuta una manifestazione promossa dalla Fnsi. Presenti in diverse centinaia a protestare contro il provvedimento che, di fatto, sopprime la libertà di fare giornalismo televisivo fino alle elezioni.

10 marzo 2010