Non si ferma il boia imperialista sionista Sharon
RASO AL SUOLO IL QUARTIER GENERALE DI ARAFAT
Il popolo palestinese solidarizza in piazza con il capo dell'Anp. L'Onu approva una risoluzione che chiede a Israele di togliere l'assedio a Arafat, ma il boia Sharon la ignora
Nella tarda serata del 19 settembre i carri armati israeliani che da tre mesi occupano Ramallah e vigilano sul coprifuoco imposto alla popolazione palestinese hanno circondato la Moqata, il palazzo che ospita il quartier generale di Arafat, e sparato colpi di mitragliatrice contro gli uffici del presidente. I militari sionisti comunicavano che il coprifuoco era esteso a tempo indeterminato in tutta la zona attorno alla Moqata, nessuno poteva entrare o uscire dal palazzo, e chiedevano la consegna di una trentina di militanti palestinesi; in altre parole il capo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) era di nuovo prigioniero, blindato nel suo quartier generale dove è praticamente immobilizzato dal dicembre scorso. Ma questa volta il boia imperialista sionista Sharon non si è limitato all'assedio e a far sparare alcuni colpi di cannone contro le mura dell'edificio come durante l'aggressione dell'aprile scorso: nei giorni seguenti i genieri sionisti con bombe e bulldozer hanno raso al suolo la Moqata, salvo la sala conferenze dove si erano rifugiati Arafat, la sua scorta e i militanti palestinesi circa 250 persone presenti al momento dell'attacco israeliano.
I militari di Tel Aviv minacciano di assaltare anche l'ultima palazzina rimasta in piedi se non si arrendono i presunti terroristi, che Arafat nega di ospitare, mentre da parte del governo sionista si moltiplicano le dichiarazioni in favore dell'espulsione del leader palestinese. Il capo dell'Anp è difeso dal popolo palestinese che il 22 e 23 settembre è sceso in piazza nelle città dei territori occupati durante lo sciopero generale di protesta contro il nuovo attacco di Sharon.
L'assedio di Ramallah è stato condannato dall'Onu dove l'imperialismo americano è rimasto da solo nel difendere il boia Sharon e si è astenuto sulla risoluzione del 24 settembre del Consiglio di sicurezza che chiede a Israele di togliere l'assedio a Arafat. Sharon ha risposto mettendosi sotto i piedi la risoluzione e affermato che ritirerà i carri armati solo se Arafat si arrende e consegna i presunti terroristi.
Poco dopo l'inizio dell'attacco a Ramallah i carri sionisti avevano compiuto un'incursione anche a Gaza e nei vicini campi profughi, uccidendo 6 palestinesi e distruggendo diverse abitazioni civili. I soldati di Tel Aviv torneranno nei campi di Gaza anche il 24 settembre e si scontreranno con una accanita resistenza palestinese.
La distruzione del quartier generale di Arafat è stata motivata dal governo Sharon come la risposta ai due attacchi suicidi del 18 e 19 settembre a Umm el Fahem e Tel Aviv che avevano causato 6 morti e una sessantina di feriti; attentati rivendicati dalle Brigate Martiri di Al Aqsa, da Hamas e dalla Jihad. Secondo i servizi segreti israeliani Arafat dava rifugio da tempo nella sede di Ramallah a diversi presunti terroristi per cui il governo sionista decideva di attaccare il quartier generale palestinese; fra i presunti terroristi vi sarebbero il capo dei servizi palestinesi in Cisgiordania e il comandante della guardia personale di Arafat.
La ingiustificabile rappresaglia israeliana non è dovuta comunque ai due attentati suicidi, è un attacco studiato da tempo dal regime imperialista sionista di Tel Aviv che vuol cacciare Arafat, imporre al suo posto una leadership fantoccio e costringere il popolo palestinese a subire a testa bassa l'occupazione israeliana in Cisgiordania e Gaza. Lo confermano le dichiarazioni, precedenti all'attacco del 19 settembre, dell'ex premier sionista Netanyahu: "dobbiamo forzare un cambiamento di regime in Palestina come l'America vuol fare con l'Irak''. Come quelle del nuovo capo di stato maggiore, il generale Yaalon che definiva l'Intifada palestinese "un cancro che minaccia la sopravvivenza di Israele'' e che deve essere curata "con un'energica chemioterapia''.
Infatti la cura di tipo nazista era già in corso da oltre tre mesi con la rioccupazione di tutte le maggiori città palestinesi in Cisgiordania, un'occupazione avallata col silenzio dai paesi imperialisti e che non è cessata nemmeno dopo la tregua negli attacchi suicidi in Israele mantenuta di fatto dal 4 agosto scorso. Nel frattempo l'esercito di occupazione sionista ha sparato sui manifestanti palestinesi; nel solo mese di agosto, denuncia l'Anp, i soldati hanno ucciso 62 palestinesi, in gran parte civili, fra i quali donne e 18 bambini. L'ultima vittima palestinese prima dell'attacco alla sede di Arafat era stato un ragazzo di 10 anni, falciato a Ramallah da una raffica di mitra mentre, nonostante il coprifuoco, era per strada a tirare pietre contro un carro armato. A fronte delle proteste palestinesi il ministro della Difesa israeliano, il laburista Ben Eliezer, apriva un'inchiesta sui morti civili. E la richiudeva velocemente affermando che si tattava di "errori'', di morti non volute e comunque giustificate dall'esigenza di combattere il terrorismo.
Attorno alla palazzina di Arafat i soldati sionisti hanno scavato un fossato e costruito barriere di filo spinato. Dalla prigione il capo dell'Anp ha dichiarato di essere disponibile a aprire negoziati col governo di Tel Aviv e "a fare la pace con Israele ma non a capitolare. Non rinunceremo a Gerusalemme Est come capitale e a un solo granello del nostro suolo''.
Russia e Francia hanno protestato per l'assedio, il Vaticano ha chiesto agli israeliani di cessare ogni azione contro l'Anp, mentre gli Usa, attraverso il portavoce della Casa Bianca, hanno difeso il boia Sharon e la nuova aggressione a Ramallah richiamando il suo "diritto a difendersi e garantire la propria sicurezza''; la solita tiritera imperialista che adesso usano a piene mani per motivare una nuova aggressione all'Irak. L'unico appunto della Casa Bianca a Sharon è quello di "non tascurare le conseguenze delle proprie azioni'' e suona più come un avvertimento a non inceppare il meccanismo messo in moto da Bush contro Saddam che a salvare Arafat, oramai scaricato anche da Washington.

25 settembre 2002