Li hanno chiesti il governo in parlamento per bocca di Maroni, Mantovano e il capogruppo PDL Gasparri
Rastrellamenti mussoliniani preventivi degli oppositori prima delle manifestazioni
Un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini

Le "forze dell'ordine hanno operato con eccellente professionalità ed evitato incidenti più gravi"; quindi piena solidarietà "a chi è rimasto ferito per porre argine ad una guerriglia messa in atto da gruppi violenti... militanti antagonisti che nulla hanno a che fare con la scuola e lo studio... animati solo dall'intento di creare incidenti" con l'obiettivo di "arrivare a Montecitorio per assediare la Camera, pronti a reagire contro gli sbarramenti della polizia".
Così il ministro fascio-leghista degli Interni Roberto Maroni riferendo il 17 dicembre al Senato ha giustificato la brutale repressione di stampo mussoliniano scatenata dal governo per fermare l'assalto di massa di oltre 100 mila operai, lavoratori, precari, studenti e migranti al parlamento nero in occasione del voto di fiducia alla Camera del 14 dicembre scorso.
Non solo, Maroni ha fatto propria e rilanciato in grande stile la proposta avanzata dal suo sottogretario Alfredo Mantovano e dal capogruppo del PDL al Senato Maurizio Gasparri di approvare con estrema urgenza una serie di misure speciali che prevedono fra l'altro gli "arresti preventivi" degli studenti e l'applicazione del "DaSpo" (Divieto di accedere alle manifestazioni Sportive) anche a chi scende in piazza per manifestare contro il governo.
Misure che richiamano sinistramente i rastrellamenti mussoliniani preventivi contro gli oppositori del regime, permessi dal Testo di Pubblica Sicurezza in vigore dal 1926 durante la dittatura fascista e secondo il quale proprio sulla base di un ipotetico "pericolo alla sicurezza pubblica e all'ordine politico", ogni "soggetto ritenuto pericoloso" veniva arrestato, spedito al confino e sottoposto a stretta vigilanza.
A tal proposito Maroni ha annunciato "un tempestivo adeguamento dell'ordine pubblico" da effettuare con alcune modifiche al liberticida decreto sicurezza proprio "per prevenire altre occasioni di guerriglia urbana". Non a caso Maroni ha aggiunto che condivide in pieno anche i giudizi e le indicazioni espresse dagli ex mazzieri in camicia nera La Russa e Alemanno che considerano gli studenti e chi scende in piazza al loro fianco dei potenziali "terroristi" mentre attaccano violentemente i giudici del tribunale di Roma che, in attesa dei processi che si svolgeranno a partire dal 23 dicembre, hanno deciso di mandare a casa i 23 manifestanti arrestati durante gli scontri.
In sostanza Maroni, da un lato, rivendica l'uso del manganello per picchiare e reprimere gli studenti ogni qualvolta se ne presenta l'occasione e, dall'altro lato, invoca poteri speciali di chiaro stampo mussoliniano per rastrellare preventivamente gli oppositori del regime impedendo loro di manifestare liberamente il proprio dissenso e di scendere in piazza contro il governo del neoduce Berlusconi.
Mentre l'attacco ai magistrati fa parte di una martellante campagna tesa a delegittimare e controllare politicamente l'attività giudiziaria ed è sostenuta a spada tratta anche dal ministro della Giustizia e degli affari sporchi di Berlusconi, Angelino Alfano, che a tambur battente ha sguinzagliato i suoi ispettori negli uffici giudiziari di Roma per "effettuare l'accertamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimento di scarcerazione disposto dall'autorità giudiziaria".
Immediata la replica del presidente dell'Anm, Luca Palamara, e del segretario Giuseppe Cascini che parlano di "indebita interferenza nello svolgimento dell'attività giudiziaria che rischia di pregiudicare il regolare accertamento dei fatti e delle responsabilità dei singoli".
Mentre i Giuristi Democratici esprimono la loro "riprovazione per le nuove interferenze nell'attività giudiziaria, operate non solo dal solito sindaco di Roma e dalla Presidente della Regione Lazio, ma addirittura dal Ministro della Giustizia" e sottolineano: "L'annuncio di ispezioni ministeriali, misure palesemente anticostituzionali come il DaSpo per i manifestanti o, peggio, degli arresti preventivi evocati nelle ultime ore, costituiscono un evidente tentativo di intimidazione nei confronti dell'autorità giudicante e tutto ciò in uno Stato realmente di diritto, è intollerabile".
Il governo Berlusconi, ormai è chiaro, non può tollerare alcuna manifestazione di dissenso, figurarsi se si tratta di manifestazioni che non si lasciano ingabbiare nel pacifismo e nel legalitarismo e lo sfiduciano dalle piazze. I fatti confermano che non è possibile sbarazzarsi del nuovo Mussolini attraverso la via parlamentare o affidandosi all'inconsistente "sinistra" borghese.
La strada da seguire è quella tracciata dalla storica manifestazione del 14 dicembre.
Berlusconi e il berlusconismo rappresentano la restaurazione del fascismo sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli e per spazzarli via occorre scendere in piazza, occorre un nuovo 25 Aprile a cominciare dallo sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione sotto Palazzo Chigi, come hanno richiesto a gran voce gli studenti alla CGIL.

22 dicembre 2010