Ingerendosi negli affari interni dell'Italia
Papa Ratzinger detta al capo dello Stato e al governo la linea su famiglia, scuola e 'valori' religiosi
Ciampi a parole difende la laicità dello Stato italiano, nella pratica converge sulla linea del Vaticano
Berlusconi e Prodi subito si allineano
Il 24 giugno papa Ratzinger si è recato in visita di Stato al Quirinale. Ufficialmente in restituzione della visita che Ciampi gli fece il 3 maggio scorso per congratularsi della sua elezione a pontefice. In realtà, come poi è apparso evidente dallo svolgimento della visita, per cominciare a mettere subito all'incasso la "vittoria" al referendum sulla legge 40, riaffermando il primato della chiesa cattolica in ogni aspetto della società e il suo diritto di ingerirsi in ogni sfera di competenza dello Stato italiano.
La maggior parte dei mezzi di informazione, e in particolare quelli vicini alla "sinistra" borghese riformista, hanno dato risalto a una presunta "difesa della laicità dello Stato" che Ciampi avrebbe "orgogliosamente" riaffermato davanti al capo del Vaticano, alla quale Ratzinger si sarebbe limitato a replicare di sponda rivendicando a sua volta il diritto della chiesa di dire la sua su difesa della vita, famiglia e scuola. Ma non è andata in questo modo, che sarebbe già di per sé grave: è andata molto peggio.
Ricevendo Ratzinger con tutti gli onori nel Salone delle Feste al Quirinale, davanti a un centinaio di alte cariche dello Stato, tra cui i presidenti di Camera e Senato e gli ex presidenti Scalfaro e Cossiga, Ciampi ha esordito infatti richiamandosi all'articolo 7 della Costituzione, che sancisce l'indipendenza e sovranità dello Stato italiano e la chiesa cattolica ciascuno nel proprio ordine, e ai patti lateranensi e al nuovo Concordato del 1984 che regolano i loro rapporti, per affermare con "orgoglio", "come presidente e come cittadino", "la laicità della Repubblica Italiana". Ma subito dopo, e per tutto il resto del suo discorso, non ha fatto altro che smentire questa sbrigativa e formale premessa convergendo completamente sulla linea reazionaria e di ingerenza negli affari dello Stato italiano ormai sempre più audacemente rivendicata dal Vaticano e dalla Cei.
"Condividiamo valori fondamentali: il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, la famiglia, la solidarietà, la pace", ha detto infatti Ciampi a Ratzinger con toni da vero e proprio panegirico, aggiungendo che "l'Italia sa di avere profonde radici cristiane", che "il patrimonio cristiano e umanistico della civiltà italiana è un elemento unificante della identità europea", che "il legame fra l'Italia e la Santa Sede alimenta una crescente collaborazione di fronte ai problemi del mondo", e via incensando. Fino a fargli gli auguri per un "felice svolgimento del Suo apostolato" dichiarandosi al tempo stesso "sorretto da un radicato sentimento etico e religioso" e "convinto custode della Costituzione della Repubblica Italiana e dei principi che la animano": ma con questo suo ruolo istituzionale "laico" di garante della Costituzione repubblicana messo significativamente al secondo posto dopo quello di figlio credente e fedele della chiesa cattolica italiana.

Un diktat arrogante
Dopo questo sostanziale atto di sottomissione di Ciampi, che la grande stampa borghese ha finto di non vedere, preferendo mettere l'enfasi solo sulla frasetta in cui ha rivendicato "orgogliosamente" la laicità dello Stato, per Ratzinger è stato facile inserirsi per avanzare la lista delle richieste che il Vaticano pretende siano soddisfatte dallo Stato e dal governo italiani. Un vero e proprio diktat, diplomatico nella forma ma arrogante e perentorio nella sostanza, che il papa nero ha presentato a un Ciampi annuente e per nulla scandalizzato, al pari delle altre cariche dello Stato, a cominciare da Pera, Casini e Berlusconi, che assistevano compiaciute alla pesante ingerenza del successore di Wojtyla negli affari interni italiani.
Ingerenza che si è mostrata palesemente nel discorso di Ratzinger subito dopo il prologo di circostanza, col ridicolizzare il fervorino di Ciampi sulla laicità dello Stato, che per il nuovo papa per essere "legittima" deve essere anche "sana", e cioè "senza escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione". La laicità dello Stato, insomma, deve essere sempre subordinata alla religione, in quanto "fondamento ultimo" di tutte le cose. Anche perché, insiste Ratzinger, "l'autonomia della sfera temporale non esclude un'intima armonia con le esigenze superiori (sic!) e complesse derivanti da una visione integrale dell'uomo e del suo eterno destino". Che, s'intende, è quello e solo quello tracciato dalla chiesa a nome e per conto di dio.
Liquidate così le velleità "laiche" dello Stato timidamente affacciate da Ciampi, per Ratzinger l'Italia potrà tornare a svolgere quel ruolo di culla e braccio secolare ubbidiente e fedele della chiesa di Roma che il Vaticano sta ricominciando a pregustare dopo l'esito referendario: "Il mio augurio - ha detto infatti il successore di Wojtyla - è che il popolo italiano, non solo non rinneghi l'eredità cristiana che fa parte della sua storia, ma la custodisca gelosamente e la porti a produrre ancora frutti degni del passato. Ho fiducia che l'Italia sotto la guida saggia ed esemplare di coloro che sono chiamati a governarla continui a svolgere nel mondo la missione civilizzatrice (come in Iraq? ndr) nella quale si è tanto distinta nel corso dei secoli. In virtù della sua storia e della sua cultura". Cominciando subito, chiede senza mezzi termini Ratzinger, col farsi promotrice in Europa delle famigerate "radici cristiane" che il Vaticano non ha mai smesso di pretendere siano inserite nella carta costituzionale della Ue.
Dopodiché il capo del Vaticano è passato senza ulteriori preamboli alle richieste più specifiche: "tutela della famiglia fondata sul matrimonio, quale è riconosciuta anche nella Costituzione italiana (art.29)". quindi niente unioni gay alla Zapatero, né riconoscimento di famiglie di fatto e simili. "Difesa della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale", e quindi no all'aborto, no a qualsiasi modifica "peggiorativa" (nel senso di allentamento dei vincoli) della legge 40 sulla fecondazione assistita, e no all'eutanasia. E infine il problema della scuola, riguardo al quale, ha sentenziato Ratzinger, "non posso non esprimere l'auspicio che venga rispettato concretamente il diritto dei genitori a una libera scelta educativa, senza dover sopportare per questo l'onere aggiuntivo di ulteriori gravami": tradotto dal papesco significa che lo Stato italiano deve finanziare le scuole private cattoliche, al pari di quelle pubbliche.

Destra e "sinistra" borghesi applaudono Ratzinger
Tutta musica, quella di Ratzinger, per le orecchie di Berlusconi, ansioso di cavalcare la nuova crociata clericale in Italia in vista delle elezioni del prossimo anno, sull'esempio dell'alleanza con i reazionari religiosi americani che ha permesso a Bush di conservare la presidenza Usa: "Sono personalmente in totale accordo con le posizioni di Benedetto XVI", ha dichiarato il neoduce entusiasta della "bella cerimonia, perfetta, con due discorsi nobili", aggiungendo riguardo ai finanziamenti alle scuole private di averne parlato "a latere" col papa, e che "tutte le questioni che erano in corso precedentemente al nostro governo sono state risolte".
Ma anche il leader dell'Unione della "sinistra" borghese, il democristiano Prodi, intervistato da Radio Vaticana, si è precipitato a ricordare che "durante il mio governo, ho lavorato per mettere risorse a disposizione anche nella direzione della scuola privata. Il problema, quindi, del principio non solo è condiviso, ma anche voluto da tutti". Quanto alle radici cristiane dell'Europa, ricordando di aver personalmente lavorato "con passione e tanto a lungo" per il loro inserimento nel trattato europeo, Prodi ha voluto comunque rassicurare Ratzinger che "Europa e Italia non dimenticheranno mai le loro radici cristiane. Non ho nessun dubbio al riguardo". E dulcis in fundo, il leader del "centro-sinistra" , pur ammettendo che sulla vita nel suo schieramento politico "ci sono state varie posizioni", ha dichiarato di pensare che "il valore della vita sia fondamentale, proprio come punto di vista profondo".
Quindi, se da una parte la destra neofascista capeggiata dal neoduce Berlusconi si mostra chiaramente disponibile a un nuovo patto di stampo clerico-fascista col Vaticano, anche la "sinistra" del regime neofascista capeggiata dal tecnocrate Prodi offre pericolosi varchi all'ingerenza della chiesa negli affari di esclusiva pertinenza dello Stato italiano. Viceversa occorre che tutti i progressisti e i democratici, compresi i cattolici coscienti, si uniscano per lanciare un forte movimento politico e culturale di massa per abrogare il Concordato tra lo Stato italiano e il Vaticano e tutti gli assurdi privilegi della chiesa cattolica. Solo così sarà possibile ricacciare indietro l'offensiva clericale e sventare il pericolo di un ritorno allo Stato confessionale.

6 luglio 2005