Un motivo in più per astenersi alle elezioni europee
Il regolamento del parlamento europeo è illegale e fascista
Solo i partiti che si identificano nell'Ue imperialista potranno sedere nell'assise di Strasburgo e avere diritto ai finanziamenti
L'antistalinista e anticomunista "Sinistra europea" l'accetta

Uno dei pochi poteri riconosciuti attualmente al parlamento europeo è quello della "codecisione" su alcune materie. Mettendolo in atto insieme al Consiglio e alla Commissione l'emiciclo di Strasburgo si è macchiato di una grave responsabilità, una novità antidemocratica e imperialista, da cui si evince come questa istituzione non sarà riformabile non solo in senso rivoluzionario e di classe ma neanche sul piano democratico borghese e progressista.
Parliamo del Regolamento (CE) n.2004/2003 del parlamento europeo e del Consiglio del 4 novembre 2003 relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue del 15 novembre 2003 ed entrato in vigore dal 15 febbraio scorso. Ai partiti dei 10 nuovi paesi sarà applicato dopo le elezioni del 12 e 13 giugno prossimi. Un regolamento senza precedenti e di una gravità inaudita, passato nel silenzio totale dei media borghesi e di regime, secondo il quale un partito politico a livello europeo potrà avere accesso a Strasburgo e ricevere i relativi finanziamenti solo se farà atto di devozione assoluta all'Ue imperialista, ne riconoscerà il ruolo di superpotenza mondiale, avallerà la sua politica liberista, liberticida e repressiva all'interno e quella espansionista e guerrafondaia all'esterno.

Come si è arrivati al regolamento capestro
Per l'articolo 191 del Trattato che istituisce la Comunità europea e aggiornato dai Trattati seguenti di Maastricht, Amsterdam e Nizza, "i partiti politici a livello europeo sono un importante fattore per l'integrazione in seno all'Unione", mentre l'articolo 12 della "Carta dei diritti fondamentali" aggiunge che essi "contribuiscono a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell'Unione". A queste enunciazioni legalitarie e tendenti all'asservimento dei popoli tramite i partiti borghesi, il Trattato di Nizza firmato il 26 febbraio 2001 aggiunge un comma all'articolo 191 secondo il quale "il Consiglio deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 (cioè a maggioranza, ndr) determina lo statuto dei partiti politici a livello europeo e, in particolare, le fonti del loro finanziamento". Ma poiché il Trattato di Nizza non poteva entrare in vigore fino alla ratifica della maggioranza dei paesi dell'Unione, la Commissione di Bruxelles guidata da Prodi ha stretto i tempi avanzando una proposta di disciplina in materia. Facendo ricorso all'articolo 308 del Trattato che prevede la necessaria via d'uscita, gli imperialisti europei le hanno pensate tutte, ossia quando un'azione della Comunità risulti necessaria per raggiungere uno degli scopi prefissi, senza che il Trattato abbia previsto i poteri d'azione a questo fine richiesti, il Consiglio europeo, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e dopo aver "consultato" il parlamento europeo, prenda le disposizioni del caso. Alla faccia delle tanto sbandierate democrazia e trasparenza.
Ricorrendo a questa procedura l'esecutivo guidato da Prodi elaborò il 13 febbraio 2001 una prima proposta. Il 17 maggio seguente il parlamento europeo comunica gli emendamenti e dopo la relazione di Ursula Schleicher, deputata tedesca del PPE, l'approva con 349 voti favorevoli, 80 contrari, 17 astensioni. Il 21 giugno dello stesso anno la Commissione adotta una rinnovata proposta e la presenta al Consiglio. Ancora nuovi emendamenti e il 10 luglio 2001 la presidenza belga di turno dell'Ue trasmette un nuovo testo di compromesso. Dopo un anno e mezzo, il 19 febbraio 2003 la Commissione riparte alla carica e lancia l'ennesima proposta di regolamento. Prodi dichiara: "Partiti europei forti e indipendenti (sic!) sono essenziali per migliorare la democrazia nell'Unione europea. Essi garantiranno che le elezioni europee siano disputate su questioni non nazionali, ma genuinamente europee". è la campana che suona a morto.
Il 20 maggio seguente il rapporto del socialdemocratico tedesco Jo Leinen viene approvato dalla Commissione per gli affari costituzionali del parlamento europeo, presieduta dal diessino Giorgio Napolitano, con 20 voti favorevoli e 8 contrari. Il 18 giugno l'assise di Strasburgo propone gli ultimi emendamenti. La triade europea trova l'accordo e il 4 novembre 2003 il regolamento può essere varato. Pat Cox firma in qualità di presidente del parlamento europeo, per il Consiglio europeo firma Giulio Tremonti, il superministro dell'Economia del governo del neoduce Berlusconi, che presiede, nel semestre, l'Unione europea.

Un regolamento illegale e fascista
Il regolamento sui partiti europei prevede una serie di condizioni preliminari per la fondazione e il finanziamento che sono inaccettabili. Compromette la loro indipendenza e pianifica una struttura che si ritorcerà contro i partiti stessi, i movimenti e le forze che si oppongono all'Ue imperialista.
L'accesso al parlamento di Strasburgo e la ricezione dei relativi finanziamenti sono consentiti infatti a condizione di "rispettare, in particolare nel suo programma e nella sua azione, i principi sui quali è fondata l'Unione europea, vale a dire i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto" (articolo 3). I partiti sono dunque obbligati a rispettare "i diritti fondamentali e i principi della democrazia" borghese non solo come questi partiti li concepiscono in ambito nazionale, ma anche e soprattutto conformemente ai Trattati europei che riconoscono unicamente la libertà del capitale.
Per non parlare poi delle altre clausole capestro, presenti sempre nell'articolo 3, quali quelle di "essere rappresentato, in almeno un quarto degli Stati membri, da membri del parlamento europeo o nei parlamenti nazionali o regionali o nelle assemblee regionali, oppure aver ricevuto in almeno un quarto degli Stati membri, almeno il 3% dei voti espressi in ognuno di tali Stati membri in occasione delle ultime elezioni del parlamento europeo".
L'esistenza dei partiti non si basa più sulla volontà dei loro membri ma sulla decisione del parlamento europeo, ispirato dai rappresentanti esecutivi dell'imperialismo europeo. Ossia si dà il diritto ad un parlamento di decidere lo scioglimento di un partito che ne fa parte. Incredibile ma vero. Di più. I partiti non hanno neanche il diritto di emendare i loro statuti ed i loro regolamenti interni di propria iniziativa, senza l'approvazione del parlamento europeo (articolo 5).
Così come il loro finanziamento, e di conseguenza le loro attività, saranno sottomessi al controllo esterno (articolo 4). Il diritto di utilizzare i finanziamenti è concesso unicamente nella cornice delle precedenze imposte e dettate dall'Ue. Altresì i disposti regolamentari sono in palese violazione del principio di non discriminazione. Accordando sostegno finanziario ai partiti maggiori si privilegia illegittimamente alcune forze politiche a scapito di altre. Palese è infine la limitazione della libertà d'opinione e di espressione.
Un Partito come il PMLI dunque, che nei suoi Statuto e Programma non accetta i principi capitalisti e imperialisti alla base dell'Ue, secondo Bruxelles non avrebbe diritto di esistere, oltre a non essere ammesso alle consultazioni europee. E ciò è semplice fascismo, una contraddizione con lo stesso "Stato di diritto", ossia dell'organizzazione istituzionale e giuridica dello Stato borghese e della democrazia parlamentare borghese.
Se scontato era il fatto che un tale regolamento fosse accettato, nonché perseguito come abbiamo visto, tanto dalla destra che dalla "sinistra" dell'imperialismo europeo, significativo ci sembra il consenso della neonata "Sinistra europea", presieduta dal narcisista trotzkista Bertinotti, che anziché denunciarlo e smascherarlo pubblicamente lo ha coperto e recepito nella bozza del suo statuto.
L'entrata in vigore di questo regolamento offre un motivo in più per astenersi alle elezioni europee (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco). L'unico modo per rifiutare l'Europa imperialista e per non dare il proprio consenso ai partiti che la sostengono e all'operato illegale, antidemocratico e fascista del parlamento europeo.

17 maggio 2004