Una delle pagine più nere del regime mussoliniano
La
"repubblica di Salò'', fantoccio dell'occupazione nazista e dittatura
terroristica fascista
Oggi che anche la
sinistra del regime neofascista ha sposato in pieno la tesi storica dei fascisti
sul revisionismo storico arrivando a riabilitare il fascismo perfino nella
versione più mostruosa e sanguinaria che fu la cosiddetta "repubblica di
Salò''; oggi che la confessione del proprio passato repubblichino è diventato
quasi un titolo onorifico e molti ex "ragazzi di Salò'' che dopo la
Liberazione si erano ricostruiti una "verginità'' antifascista fanno a
gara per confessare i loro trascorsi fra le file degli aguzzini in camicia nera;
tocca a noi marxisti-leninisti, autentici e conseguenti antifascisti, fare
chiarezza per far capire soprattutto alle nuove generazoni cosa è stato il
fascismo e quanti lutti, sofferenze e sciagure ha provocato.
La nascita della Repubblica sociale italiana (Rsi) detta anche repubblica di
Salò dal nome del comune in provincia di Brescia che fu sede del governo nei
territori dell'Italia centrosettentrionale occupati dai nazisti all'indomani
dell'8 settembre 1943 segna l'inizio di una delle pagine più nere e ignominiose
di tutto il ventennio fascista.
Nata per ordine diretto di Hitler, la Rsi a partire dal settembre '43 fino al 25
aprile '45 fu trasformata da Mussolini e dai suoi gerarchi con alla testa
Alessandro Pavolini e Rodolfo Graziani in uno strumento di lotta, di tortura e
di oppressione al servizio degli occupanti tedeschi e diretto contro tutto il
popolo italiano e in particolare contro la lotta di liberazione partigiana.
Con la guerra ormai persa, la Rsi fu lo strumento attraverso cui gli aguzzini
nazi-fascisti tentarono di soffocare nel sangue la gloriosa Resistenza
partigiana mettendo a ferro e fuoco tutta l'Italia centrosettentrionale e
schiacciando sotto il tallone di ferro le masse popolari e lavoratrici.
L'eroica vittoria di Stalingrado nel febbraio del 1943 aveva già cambiato le
sorti della seconda guerra mondiale imperialista a favore dei popoli e delle
nazioni oppresse.
Grazie agli immani sacrifici, lutti e privazioni sopportati dal popolo sovietico
e dall'Armata Rossa guidati da Stalin, le "invincibili'' armate hitleriane
e il corpo di spedizione italiano in Russia (Csir) composto da circa 62 mila
soldati vengono praticamente annientati e in poche settimane tutto il fronte
nazi-fascista che nell'estate del '41 aveva proditoriamente aggredito la patria
del socialismo è costretto a battere in ritirata.
La vittoria di Stalingrado costringe gli Alleati ad affrettare i tempi per
l'apertura di un secondo fronte di guerra occidentale; e, dall'altro lato,
contribuisce in modo determinante alla nascita e al rilancio su vasta scala
della lotta di liberazione dei popoli dal giogo nazi-fascista in tutti i
continenti.
Anche in Italia la lotta contro il regime mussoliniano subisce un salto di
qualità. La classe operaia si mette alla testa di un vasto movimento di
liberazione che inizia con gli scioperi del marzo '43 alla Fiat di Torino e poi
dilaga in tutte le maggiori fabbriche del Paese scuotendo dalle fondamenta il
regime fascista.
Lo sbarco alleato in Sicilia nella primavera del '43 e il moltiplicarsi delle
rivolte popolari contro il regime in tutto il Sud Italia sono il preludio
all'ormai imminente caduta del fascismo.
Le contraddizioni esplose all'interno dello stesso comando fascista, che non sa
più come continuare una guerra ormai persa, costringono Mussolini a convocare,
per la prima volta dopo il 1939, il gran consiglio fascista.
Nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943 il gran consiglio fascista approva un
ordine del giorno che destituisce Mussolini da ogni incarico e affida al re
Vittorio Emanuele III il comando delle Forze armate. Lo stesso giorno Mussolini
viene arrestato e mandato al confino prima a Ponza, poi in Sardegna alla
Maddalena e infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso.
Il maresciallo Badoglio riceve dal re tutte le cariche del duce e il 27 luglio
il "Popolo d'Italia'' massimo organo di stampa fascista annuncia al paese
che "La guerra continua. L'Italia mantiene fede alla parola data''.
La notizia suscita in tutto il Paese una forte indignazione popolare nelle masse
che speravano che con la caduta del fascismo sarebbe finita anche la guerra.
Le masse popolari ormai allo stremo non sono più disposte a subire sulla
propria pelle le immani conseguenze della guerra che semina morte e distruzione
in ogni angolo del Paese.
A partire dal 27 luglio, Badoglio cerca di contenere la ribellione e ordina lo
scioglimento del Partito nazionale fascista e del Tribunale speciale. Ma
nonostante ciò l'ondata di protesta contro il fascismo, l'esercito e la
monarchia che hanno portato il Paese alla catastrofe non si ferma e in tutto il
Paese si moltiplicano le manifestazioni di massa contro la guerra.
In varie regioni si assiste alla nascita delle prime brigate partigiane che da
sole, come il caso delle storiche 4 Giornate di Napoli, riescono a liberare
vasti territori e numerose città dai nazi-fascisti ancor prima dell'arrivo
degli Alleati americani.
L'8 settembre '43 il re e Badoglio sono costretti alla resa, firmano
l'armistizio con gli alleati anglo-americani e fuggono vigliaccamente da Roma
per Brindisi consegnando l'Italia in mano ai tedeschi che occupano militarmente
il Paese e danno inizio a una serie infinita di saccheggi, distruzioni e
efferati eccidi.
Il 12 settembre del '43 i paracadutisti nazisti aiutati da alcuni ufficiali
fascisti dei carabinieri riescono a liberare con un blitz Mussolini col chiaro
intento di formare un governo fantoccio nei territori centrosettentrionali
occupati dai tedeschi.
Il 18 settembre la radio di Monaco trasmette il programma di fondazione della
Repubblica sociale italiana (Rsi) letto dallo stesso Mussolini che giura servile
fedeltà alle orde di occupazione hitleriane, conferma la volontà di continuare
la guerra al fianco dei nazisti e rilancia in grande stile la campagna
antisemita e la repressione dei partigiani e di tutti i loro fiancheggiatori.
Il 23 settembre si costituisce ufficialmente il governo della Rsi con sede nel
comune di Salò (Brescia) e Mussolini, rientrato nel frattempo in Italia, si
autoproclama capo dello Stato, del governo e duce del nuovo partito fascista
repubblicano.
Al generale Rodolfo Graziani viene affidato il compito di riorganizzare
l'esercito con armi e istruttori tedeschi. Alessandro Pavolini è nominato
segretario del neocostituito partito fascista.
Dei 180 mila giovani chiamati alla leva nel novembre del '43 solo 87 mila si
presentano. Tutti gli altri disertano, fuggono in montagna e vanno ad ingrossare
le file dei partigiani e nonostante i rastrellamenti compiuti congiuntamente
alle truppe naziste Graziani non riesce a riorganizzare l'esercito e a portare a
termine il suo programma.
Del resto ai tedeschi, che occupano militarmente l'Italia e non vedono di buon
occhio la formazione di un nuovo esercito italiano autonomo, interessa prima di
tutto che i fascisti della Rsi si adoperino come truppe camellate per
costringere i giovani italiani a servire i tedeschi nei lavori di costruzione
delle difese, delle vie di comunicazione, per impiegarli come forza-lavoro nella
produzione bellica e soprattutto per le azioni di lotta contro i partigiani.
Non a caso l'unico programma che viene portato a termine dalla Rsi è quello di
Pavolini che ricostituisce le famigerate brigate nere, i "volontari della
morte'', le camicie nere, i marò e le SS italiane. Mentre il ministro degli
Interni Guido Bufforini-Guidi mette insieme la peggior feccia, gli irriducibili
del ventennio fascista per ricostituire la polizia, i paracadutisti e il
battaglione Mussolini. Fra tutti si distingue il principe nero Junio Valerio
Borghese, fucilatore e torturatore di partigiani, che organizza la decima Mas
come corpo speciale antipartigiano al servizo dei tedeschi.
Un'accozzaglia di spioni, sicari, torturatori, collaborazionisti, delinquenti e
banditi della peggior specie che saccheggiano e bruciano interi paesi, fanno da
delatori consegnando ai tedeschi i partigiani e gli antifascisti, seviziano,
torturano, arrestano e uccidono familiari e parenti, donne, vecchi e bambini e
chiunque sia sospettato di collaborare con la lotta di liberazione.
Molti di questi che Ciampi e Violante oggi definiscono "i bravi ragazzi di
Salò'' sono in realtà i peggiori nemici delle masse lavoratrici che sanno
benissimo ciò che stanno facendo e non sono certo in "buona fede''. Non a
caso molti di questi "bravi ragazzi'' continueranno per tutta la loro
esistenza la loro odiosa opera anticomunista e negli anni successivi alla
Liberazione i loro nomi spunteranno fuori fra gli elenchi degli arruolati di
Gladio e della P2, invischiati nei vari tentativi di golpe dal 1964 in poi e
nello stragismo fascista.
Boves, Marzabotto, Fosse Ardeatine, insieme all'assassinio di altre centinaia di
migliaia di martiri antifascisti torturati e massacrati senza pietà sulle
montagne, giustiziati con esecuzioni sommarie nelle carceri, per le strade, nei
campi, impiccati sui pali della luce e esposti nella pubblica via come monito
verso chi osava ribellarsi alle loro nefandezze, sono solo alcuni esempi della
ferocia con cui agivano gli aguzzini in camicia nera della "repubblica di
Salò''.
Pavolini durante il suo discorso introduttivo al congresso di Verona del 14
novembre '43 rispolvera e rilancia in grande stile lo squadrismo fascista degli
anni '20 e esorta i repubblichini a obbedire ciecamente ai tedeschi e a non
avere pietà dei partigiani. "Lo squadrismo - conclude Pavolini - è stato
la primavera della nostra vita, e chi è stato squadrista una volta lo è per
sempre''.
L'8 settembre e la nascita della Rsi segnano uno spartiacque profondo fra
fascismo e antifascismo, fra chi lotta per la libertà e liberazione dell'Italia
dal giogo nazi-fascista e chi invece in nome della difesa dell'"onore e
della patria'' è servo dei nazisti e si macchia di efferati crimini.
Nonostante la coscrizione obbligatoria e la pena di morte per i disertori,
milioni di uomini ebbero il coraggio di ribellarsi, si dettero alla macchia e
preferirono rischiare la vita piuttosto che arruolarsi nell'esercito della Rsi
al soldo dei tedeschi.
I repubblichini invece scelsero volontariamente di schierarsi contro il proprio
popolo e contro la propria Patria. Altro che "patrioti che fecero scelte
diverse credendo di servire ugualmente l'onore della propria patria e l'unità
d'Italia''.
24
ottobre 2001
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