Ilda Boccassini aveva chiesto 8 anni di carcere per l'imputato
La requisitoria del pm che smaschera il corruttore Berlusconi
Aveva a libro paga il giudice Squillante

"Silvio Berlusconi pagava il giudice Renato Squillante e perciò va condannato a 8 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici".
Così il 12 novembre il pm Ilda Boccassini aveva concluso la sua requisitoria durata oltre 7 ore nel processo stralcio per il caso della compravendita della Sme, che vedeva il neoduce Berlusconi come unico imputato di questo procedimento stralciato da quello principale in conseguenza del lodo Schifani.
L'accusa era di corruzione semplice e non del reato più grave di corruzione in atti giudiziari. Questo perché la Boccassini, pur ritenendo addebitabile a Berlusconi quest'ultimo reato, aveva deciso di uniformarsi alla sentenza del processo Sme emessa il 22 novembre 2003, in cui il privato corruttore è stato ritenuto responsabile di corruzione semplice. Infatti, per corruzione in atti giudiziari era stato condannato solo l'ex capo dei gip di Roma, Renato Squillante. Mentre gli altri due principali imputati Cesare Previti e Attilio Pacifico furono condannati per corruzione semplice rispettivamente a 5 e 4 anni di reclusione.
Un "dettaglio tecnico" di non poco conto sul piano giuridico, perché di fatto equivaleva ad una assoluzione, dal momento che il reato di "corruzione semplice" va in prescrizione dopo 15 anni; ed essendo i fatti risalenti alla primavera del 1991 sarebbe stato in ogni caso molto difficile arrivare ai tre gradi di giudizio, cioè alla sentenza della Cassazione, entro la primavera del 2006. Problema comunque superato dalla sentenza del 10 dicembre che ha regalato la prescrizione a Berlusconi già in primo grado. Sul piano politico invece la richiesta di condanna conferma che ai vertici della Fininvest agiva una cupola del malaffare che condizionava pesantemente e a proprio vantaggio i "gangli vitali" del potere politico, giudiziario ed economico del Paese.
L'impianto accusatorio del pm si basa su due punti cardine del processo: il primo riguarda la corruzione del giudice Squillante e le dichiarazioni di Stefania Ariosto; il secondo svela tutti gli inquietanti retroscena che hanno caratterizzato la vicenda Sme.

Fondi neri Fininvest per pagare i giudici
Il pm dedica tutta la prima parte della sua requisitoria per dimostrare l'attendibilità della teste Ariosto ricordando fra l'altro che, già davanti a un altro collegio, Previti, Squillante e Pacifico sono stati condannati per corruzione. Poi chiarisce che i famigerati 500 milioni di lire che nel marzo '91 passano dai conti Polifemo e Ferrido, gestiti dal cassiere della Fininvest Giuseppino Scabini, al conto Mercier di Previti per poi finire sul conto Rowena di Squillante, sono la prova che Berlusconi corrompeva i giudici. Che quei soldi, usciti da conti esteri Fininvest, erano soldi di Berlusconi, che il premier era al corrente di quei pagamenti e che non erano il prezzo di parcelle in nero destinate a Previti, per consulenze legali; ma che l'effettivo destinatario era l'ex giudice Squillante, tenuto a libro paga per aggiustare i processi che interessavano Berlusconi.
"Dai documenti e dalle testimonianze esaminate - precisa la Boccassini - è dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che il bonifico di 500 milioni di lire (434 mila dollari, ndr) non è il compenso di alcuna attività professionale. C'è un evidente contrasto con le modalità di pagamento e i tempi delle prestazioni professionali; non vi sono documenti che confermino i pagamenti, non c'è una carta, un solo elemento che dimostri le asserite attività professionali di Previti per conto di Fininvest". A tal proposito Boccassini ricorda che gli stessi conti, Ferrido e Polifemo, vengono utilizzati solo per un'altra operazione: il finanziamento illecito del PSI di Bettino Craxi. Per questo episodio, oggetto del primo stralcio del processo All Iberian, c'è una sentenza passata in giudicato, pur essendo il reato prescritto. Lo stesso meccanismo, la stessa contabilità sommersa, e Boccassini ricorda ancora che c'è una sentenza della Cassazione del 2001 che conferma queste responsabilità.
Le modalità con cui venivano alimentati questi conti sono a dir poco macchinose e "Neppure uno scrittore di gialli potrebbe inventare un meccanismo così complesso", dice il pm. Si tratta di decine di miliardi di lire che partono dalla Fininvest, Palazzo Donatello, sotto forma di contabili, vengono trasferiti a San Marino per essere convertiti in contanti e da lì, attraverso lo spallonaggio, esportati clandestinamente in Svizzera. Un'operazione che costa 400 milioni mentre un normale trasferimento bancario sarebbe costato 100mila lire. Giuseppino Scabini è il cassiere che gestisce i conti Polifemo e Ferrido per conto di Berlusconi, che gli diede un ampio mandato indicando proprio in quei conti il pozzo di San Patrizio da cui prelevare i soldi per i pagamenti occulti.

Come Berlusconi pilotò l'affare Sme
Per quanto riguarda invece il secondo punto, l'affare Sme, la Boccassini ricorda che i coimputati furono assolti nel primo stralcio del processo, col proscioglimento del giudice Filippo Verde, che emise la sentenza che sottrasse la Sme a De Benedetti, facendo fallire l'accordo di vendita già siglato con l'Iri, all'epoca diretta da Romano Prodi. Berlusconi, su richiesta "affettuosa ma pressante" di Bettino Craxi, all'epoca presidente del Consiglio, pur non essendo interessato all'acquisto di Sme costituisce una cordata alternativa, la Iar (di cui fanno parte anche Ferrero e Barilla) e blocca la vendita. La sentenza emessa da Verde legittima l'operazione e De Benedetti deve rinunciare all'affare.
Per Boccassini esiste la prova del pagamento di Verde, anche se si tratta di una prova indiziaria. Si tratta di 1.750 milioni, che nell'88, dopo la sentenza, con due successive operazioni, partono da un conto di Barilla e finiscono con certezza documentaria a Squillante (100 milioni), Previti (850 milioni) e Pacifico (800 milioni). Gli imputati non hanno mai giustificato in nessun modo questo strano giro di quattrini, che non ha spiegazioni logiche o legittime. Barilla non ha rapporti professionali di nessun tipo coi destinatari delle somme, dunque l'unica spiegazione per l'accusa è che una parte sia destinata al pagamento di Verde. Ma sul punto già la precedente sentenza emessa dal collegio presieduto da Luisa Ponti ha assolto gli imputati, ritenendo la prova insufficiente. Ora Boccassini usa un'altra strategia. Non presenta più Verde come magistrato pagato per quella singola sentenza, ma come giudice a libro paga di Berlusconi, al pari di Squillante. In altri termini scioglie il nesso di causalità tra corruzione e sentenza Sme: Verde non fu pagato per quel singolo verdetto, ma per sistematiche attività corruttive a favore della Fininvest.
Per tutto ciò, conclude coraggiosamente il pm, "noi non riteniamo che l'imputato Berlusconi meriti le attenuanti generiche, proprio per l'inaudita gravità del reato". L'accusa (sostenuta in questo processo anche da Gherardo Colombo) ha inoltre ricordato che in una delle deposizioni spontanee rese dal presidente del Consiglio, egli si è presentato come "un cittadino più uguale degli altri perché ha ricevuto il consenso di una parte degli italiani. Berlusconi - ha proseguito la Boccassini - si è presentato come il garante di tutti i cittadini. Ma è una persona che mente al popolo italiano. Tutte le dichiarazioni rese non sono rispondenti al vero. Tutti i comportamenti non meritano le attenuanti generiche". Il dibattimento "ha dimostrato la responsabilità di Berlusconi. Non sono invenzioni, ma tonnellate di documenti, non di fango, che costituiscono questo processo che non è uno spot pubblicitario ma che è un percorso lungo e faticoso".

"L'imputato Berlusconi ha mentito"
Berlusconi è colpevole perché per conto di Fininvest spa aveva a libro paga il giudice Renato Squillante e remunerava un altro giudice, Filippo Verde, perché ponesse la sua attenzione al servizio di interessi diversi". I documenti bancari testimoniano il passaggio di denaro avvenuto nel 1991 dai conti svizzeri di Fininvest a quelli dell'allora giudice Squillante, tramite anche il conto Mercier di Previti. Per il pm, in questo caso, sono le carte bancarie a parlare: "E' documentato il passaggio di 434 mila dollari partiti dal conto Ferrido di Fininvest e arrivati al conto Rowena intestato a Squillante dopo essere transitati sul conto Mercier di Cesare Previti. Un'operazione - ha sottolineato il magistrato - che coinvolge Berlusconi, Previti e Squillante".
E ancora: "Ci sono contatti telefonici che dimostrano la continuità di rapporti con Squillante fino al suo arresto". A tal propostito il pm ha ricordato ciò che Berlusconi disse nelle sue deposizioni spontanee a proposito dei suoi rapporti con Squillante, ovvero: "Mai ricevuto telefonate dal dottor Squillante". Perciò "l'imputato Berlusconi ha mentito", ha concluso la Boccassini.
Tali e tante sono le malefatte di Berlusconi intorno alla vicenda Sme da indurre perfino al paradosso. Infatti, mentre a Milano si attendeva la sentenza, in un'aula del Tribunale di Roma il 19 novembre l'avvocatura dello Stato, che formalmente rappresenta la presidenza del Consiglio, ha chiesto la condanna di Berlusconi per il reato in questione con un risarcimento "in via equitativa" di 1,1 milioni di euro e una provvisionale "immediatamente esecutiva" di 300 mila euro. Le richieste sono state avanzate dall'avvocato dello Stato Gaetano Salvemini, ritenendo il premier "indiscutibilmente colpevole" di corruzione in atti giudiziari. "Qui non è contestata una corruzione qualsiasi - ha dichiarato - ma il mercimonio dell'attività di un giudice. Un caso eclatante di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Non una corruzione generica ma generalizzata di un giudice".
L'avvocato aveva sottolineato come la Presidenza del Consiglio non abbia subito "danni materiali, patrimoniali ma morali. La corruzione di un giudice viene a far cadere il presidio sui cui si fonda uno stato democratico: il fatto che la legge è uguale per tutti. Viene leso non solo il fondamentale interesse dello Stato ma una delle basi su cui uno Stato si fonda. Senza questa garanzia - insisteva Salvemini - se cioè c'è un giudice corrotto, allora si rompe il patto sociale e si torna all'uomo homini lupus. Si sprofonda nelle tenebre. Questo non si può consentire. Nella vicenda Sme, la prima grande privatizzazione, vi è stata corruzione di giudici (Squillante e Verde) e questo è un fatto di inaudita gravità".
Secondo l'avvocato "il movente" della corruzione sarebbe da ricercarsi fin dalle prime battaglie legali, nell'85, per il lancio su scala nazionale delle tv commerciali e Silvio Berlusconi avrebbe acconsentito a intervenire nella vicenda Sme, su pressione dell'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, "per avere l'appoggio del Governo. Berlusconi ha capito che se non si ha il Governo amico non si va da nessuna parte".

15 dicembre 2004