Una sonora lezione agli occupanti imperialisti americani
La Resistenza irachena attacca con successo la base Usa di Mosul
Eliminati 13 soldati, oltre 70 i feriti
Il 2 gennaio in un attacco contro un pullman della guardia del governo fantoccio Allawi sulla strada di Balad, a 70 chilometri dalla capitale, muoiono 23 agenti iracheni. E' uno dei maggiori attacchi degli ultimi quattro mesi contro le "forze di sicurezza" irachene, quelle che nelle intenzioni degli occupanti imperialisti dovrebbero garantire la sicurezza nelle elezioni farsa di fine gennaio. Pochi giorni prima il ministro degli Interni iracheno aveva comunicato che erano quasi un migliaio i poliziotti uccisi "negli scontri con i ribelli". Poco prima della fine del 2004 era toccato alle forze occupanti registrare una delle più pesanti perdite con il riuscito attacco della resistenza irachena alla base americana di Mosul, che portava a 1330 il numero dei soldati americani eliminati in Iraq.
Il 21 dicembre un'azione di kamikaze colpiva all'ora di pranzo la tenda della mensa della base di Camp Marez, presso la città del nord dell'Iraq Mosul. La base è la principale sede della task force americana Olympia, un contingente della brigata corazzata Stryker. Secondo il bilancio del Pentagono sono morti 13 soldati americani e altri 9 fra mercenari e personale civile della base, oltre 70 i feriti fra i quali una cinquantina di militari Usa. La base era stata oggetto nel 2004 di almeno una trentina di attacchi con colpi di mortaio e razzi da parte della resistenza che infine è riuscita a penetrare all'interno, superare le misure di sicurezza e dare una sonora lezione agli occupanti imperialisti americani.
L'attività della resistenza a Mosul, una città con 2 milioni di abitanti e il principale centro nel nord del paese, si era intensificata in corrispondenza con l'attacco Usa alla città di Falluja. Nel novembre scorso diversi reparti americani erano stati disimpegnati dal macello e la distruzione di Falluja per rispondere all'offensiva della resistenza che avea occupato le sedi di una decina di commissariati, contando anche sul contributo dei poliziotti del governo fantoccio che avevano disertato; il corpo degli 8 mila agenti locali della polizia messo faticosamente in piedi dagli occupanti si era dissolto in un batter d'occhio. Il comando americano dava per recuperato il controllo della città dove invece continuavano gli attacchi della resistenza fino al colpo al cuore nella sorvegliata base di Camp Marez.
Il ministro degli Interni del governo fantoccio di Baghdad, prima dell'attacco alla base di Mosul, aveva dichiarato che "le operazioni terroristiche (così sono definiti gli attacchi della resistenza, ndr) sono diminuite del 50 per cento dopo la fine dell'offensiva militare contro la roccaforte sunnita di Falluja". Esprimeva l'illusoria speranza degli occupanti imperialisti di aver assestato un colpo determinante alla resistenza irachena. Sotto le macerie della città distrutta dagli Usa sono finite invece le speranze di liquidare la resistenza. Anche se fosse vera la stima del ministro fantoccio sulla diminuzione degli attacchi della resistenza resta il fatto che negli ultimi mesi del 2004, e stando solo alle cifre ufficiali fornite dagli occupanti, questi si erano intensificati e dai poco meno di 500 nel gennaio 2004 erano arivati a 2.400 a ottobre. Non pochi per un paese che Washington e i suoi alleati imperialisti pretenderebbero come già "normalizzato" e in grado di poter tenere le elezioni di fine gennaio.
Una conferma veniva dai nuovi attacchi della resistenza nei quartieri settentrionali di Falluja il 23 dicembre. Nei giorni precedenti l'aviazione e i carri armati americani avevano pesantemente bombardato alcune zone della città per spianare la strada all'operazione di rientro degli oltre 200 mila profughi e il ritorno alla "normalità" della vita di Falluja. La resistenza invece colpiva di nuovo gli occupanti in città e nella vicina base Usa; altri 3 soldati americani uccisi e una decina feriti mentre alcune centinaia di poliziotti del governo fantoccio disertavano e scappavano aiutati dalla popolazione.
Gli attacchi della resistenza continuavano nei giorni successivi; a fine anno diversi colpi di mortaio danneggiavano la raffineria di Dura, vicino Baghdad, che in due mesi ha subito più di una decina di atti di sabotaggio. Il ministro del petrolio del governo fantoccio annunciava che nel solo mese di ottobre le perdite economiche dovute agli attacchi contro le installazioni petrolifere ammontavano a 7 miliardi di dollari. A dicembre i danni erano sicuramente superiori dopo che solo nell'ultima settimana la resistenza aveva colpito una raffineria a Bassora, l'oleodotto presso Samarra e quello di Mosul.

5 gennaio 2005