Respingiamo il ddl del governo Prodi sull'immigrazione che modifica ma non abolisce la Bossi-Fini
La Amato-Ferrero introduce diritti differenziati per i migranti, non chiude i CPT e mantiene le "quote"
Il 23 aprile scorso il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge delega (ddl) sull'immigrazione che modifica la famigerata legge Bossi-Fini del 2002, che a sua volta modificava pesantemente, inasprendola, la già contestatissima legge Turco-Napolitano del 1998. Il provvedimento, che porta la firma del ministro dell'Interno Giuliano Amato e del ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero (PRC), passerà ora all'esame dei due rami del parlamento, dopo di che il governo avrà 12 mesi per emanare uno o più decreti attuativi.
Giornali, televisioni, sindacati e associazioni, megafono del "centro-sinistra", stanno rilanciando i giudizi di apprezzamento e soddisfazione che più o meno coincidono con quelli dei leader politici come il ministro della famiglia Rosy Bindi (Margherita) secondo cui quella varata "è un altro tassello del programma dell'Unione per fare dell'Italia un paese moderno" o come quello del ministro della salute Livia Turco (DS) che parla di "una riforma saggia e umana", o come quello della deputata verde Tana de Zulueta, vicepresidente commissione Esteri: "Il disegno di legge sull'immigrazione Amato-Ferrero è un passo avanti importante nella politica immigratoria che consentirà di gestire in modo efficace un grande fenomeno storico con cui dobbiamo imparare a fare i conti e che ci accompagnerà negli anni a venire. La Bossi-Fini è fallita. Si è rivelata una legge disfunzionale che incrementava la clandestinità. Una legge che ha costretto quasi mezzo milione di immigrati a fare i conti con un concetto di precarietà che creava emarginazione e obbligava tutti gli stranieri, anche quelli che da anni erano in Italia, a vivere in situazioni di grande incertezza" o ancora quelle dell'imbroglione falso comunista Oliviero Diliberto (PdCI) secondo cui: "è un passo molto importante, anche se lo avremmo voluto più coraggioso".
Ma stanno davvero così le cose? La legge Amato-Ferrero contiene davvero sostanziali differenze rispetto alla legge fascista, schiavista, xenofoba e razzista del governo Berlusconi? Vediamo.

Le quote
Non cambia nulla rispetto alle odiose "quote" introdotte dalla legge Turco-Napolitano, l'unica differenza rispetto alla legge Bossi-Fini è che la programmazione del numero di immigrati che possono entrare nel nostro Paese, da annuale diventa triennale, con la possibilità che ogni 12 mesi il "decreto flussi" possa essere "adeguato alle esigenze del mercato del lavoro". L'articolo 5 della legge Bossi-Fini viene mantenuto e con esso il principio schiavista, vero architrave anche della nuova legge, che in Italia si entra solo se si lavora o si cerca lavoro, in caso contrario si viene rispediti a casa. In questo senso non si può parlare certo di novità quando si accenna alla possibilità di "deroghe" per "il lavoro subordinato domestico" e "l'assistenza alla persona", poiché già nella Bossi-Fini la categoria delle colf e delle "badanti'' entravano a far parte delle categorie speciali sottratte alle norme sui flussi. Anche Amato e Ferrero hanno capito che fanno troppo comodo nell'ambito della politica familistica e di sussidiarietà imposta dai suoi colleghi sulle macerie dello "Stato sociale''! Nel verso di un maggiore federalismo e di un miglior soddisfacimento delle esigenze padronali è invece da intendersi il ricorso ad un maggiore margine di "flessibilità" legato alla "mutevole domanda territoriale", mentre le "corsie privilegiate" previste per l'accesso di "lavoratori altamente qualificati", introduce un odioso elemento di selezione e discriminazione di classe dell'immigrato.

Le agenzie di caporalato all'estero
Ma come si potrà entrare in Italia con le nuove norme? A regime attraverso le nuove "liste di collocamento" organizzate dalle ambasciate italiane all'estero e da non meglio precisate "organizzazioni internazionali convenzionate con lo Stato italiano". Provvisoriamente si farà riferimento ad una "banca dati interministeriale" cui potranno iscriversi "i lavoratori stranieri che intendono fare ingresso in Italia per lavoro subordinato e stagionale". Tali graduatorie terranno conto dell'anzianità di iscrizione, del possesso dei titoli, della frequenza a corsi di formazione e del "grado di conoscenza della lingua italiana". Si tratta di un'assoluta novità inventata dai "progressisti del centro-sinistra": creare agenzie di caporalato all'estero a cui un qualsiasi padrone e "padroncino" nostrani potranno accedere "in autonomia", "anche via internet", per pescarvi dentro a piacimento, gli schiavetti che fanno al caso loro.

Gli sponsor
Ma, bontà loro, c'è anche un'altra modalità d'ingresso. Si chiama "sponsor", ed era già previsto dalla legge Turco-Napolitano. Sarà prerogativa sia dei padroni, che delle istituzioni ed anche, in minima parte, dei privati. Con questo sistema, oltre alla succitata via della richiesta all'ufficio di collocamento all'estero, si potranno assumere lavoratori non dell'Ue per chiamata nominativa e diretta, per un massimo di uno straniero all'anno. Lo sponsor garante, che può essere oltre ad un'associazione imprenditoriale o professionale, anche un ente o organismo istituzionale, un sindacato o un patronato, dovrà dare garanzie patrimoniali sul sostentamento e sull'eventuale rimpatrio dell'immigrato, occupandosi anche delle pratiche burocratiche. Per una piccolissima quota di lavoratori qualificati (uno all'anno) è prevista la possibilità di autosponsorizzarsi, ossia "dare garanzia di avere i sostentamenti per vivere almeno un anno in Italia".

I permessi di soggiorno
Come e quanto tempo si rimane in Italia? Se è vero che viene abolito il "contratto di soggiorno", in mancanza del quale in base alla precedente legislazione, si era automaticamente un clandestino, la sostanza della Bossi-Fini non cambia. I documenti infatti manterranno validità per un solo anno per chi viene licenziato, a patto che "cerchi un lavoro e possieda adeguati mezzi di sussistenza". Vengono allungati è vero i termini di validità iniziali dei permessi di soggiorno, con l'abolizione del permesso di soggiorno a tre mesi, e raddoppiati i termini in sede di rinnovo, ma la permanenza in Italia rimane strettamente legata alle esigenze del "mercato del lavoro", più precisamente alla legge Maroni che lo ha completamente deregolamentato: il permesso varrà infatti 1 anno per chi ha un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato uguale o minore di sei mesi, 2 anni per chi ha un rapporto di lavoro maggiore di 6 mesi, 3 anni per un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, 5 anni per i "talenti", ossia "persone di prestigio che lavorano nel campo universitario, della ricerca, della scienza, della cultura, dell'arte, dell'imprenditoria, dello spettacolo e dello sport". Ricordiamo che nella precedente legislatura il permesso di soggiorno durava 9 mesi per i contratti di lavoro stagionali, 12 mesi per i contratti a tempo determinato e 24 mesi per i contratti a tempo indeterminato.
Altro concetto mostruoso: il permesso di soggiorno sarà legato al possesso in dote di una fideiussione bancaria e ad altri elementi "soggettivi", quali la "dimostrazione di possedere lo spirito di appartenenza alla comunità nazionale" secondo quanto previsto dalla anticostituzionale "carta dei valori, della cittadinanza e dell'integrazione", redatta dallo stesso ministro Amato insieme alla sedicente, perché non elettiva ma di stretta nomina governativa, "Consulta islamica", voluta dal suo predecessore Pisanu.
Quel che è certo è che per quanto riguarda lo straniero clandestino e disoccupato, vista anche l'assoluta mancanza di fondi per le politiche di assistenza sociale e socio-sanitaria, le uniche tre infernali prospettive rimangono: 1) l'espulsione, 2) la schiavitù della clandestinità, 3) la reclusione in un Cpt o consimile.

Le espulsioni e i rimpatri
Tra gli aspetti più gravi e scandalosi della nuova normativa la mancata abolizione dei Cpt-lager rimandata ad un tempo indeterminato, anzi, accanto ad essi vengono rilanciati "i centri d'identificazione", una sorta di semicarcere "con congruo orario di uscita per le famiglie e gli stranieri che collaborano". Viene introdotta poi l'identificazione obbligatoria in carcere tramite impronte digitali per gli arrestati mentre i Cpt rimarranno in piedi per recludere chi è in attesa di espulsione oppure si rifiuta di dichiarare la propria identità. Vi potranno entrare i giornalisti ma solo dopo avere inoltrato richiesta al Prefetto e con visita "organizzata". Gli stranieri in condizioni di bisogno saranno accolti, "per un tempo limitato" in non meglio precisate strutture diverse dagli attuali Cpt.
Al fine di rendere effettive le espulsioni dei clandestini si introducono i "programmi di rimpatrio volontario e assistito", finanziati da un Fondo nazionale rimpatri, l'immigrato che vi aderisce godrà di una riduzione dei tempi di divieto di reingresso. Perversioni che si rincorrono nel testo come la norma che affida le espulsioni alla decisione del giudice ordinario e non del giudice di pace, che se da una parte dà meno arbitrarietà ai provvedimenti di espulsione avrà come risultato di ingolfare gli uffici giudiziari peraltro già alle prese con le mostruose norme della legge Fini-Giovanardi sulla droga. Anche per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari non c'è nessun passo avanti rispetto al sadismo dei legislatori precedenti che escogitarono una lunga serie di norme che impediscono di fatto agli immigrati di ricrearsi una famiglia in Italia e infine non si dice assolutamente niente sul diritto all'asilo politico.

Il diritto di voto
Viene riconosciuto l'elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative, e l'accesso ai concorsi pubblici, ai "soggiornanti di lungo periodo", ossia coloro che sono in possesso della Carta di soggiorno, residenti da almeno 5 anni. Si tratta del sacrosanto riconoscimento di un diritto civile, ma anche di una sporca manovra elettoralistica, poiché i relatori sanno bene che con queste leggi che blindano le frontiere ogni immigrato che entra nella fortezza europea è sotto ricatto e dovrà rendere servigio a questo o quel padrino politico borghese al momento del voto.

Poco si cambia della Bossi-Fini
Visto quanto detto non ci pare proprio che si possa condividere il trionfalismo dei relatori, l'ex-craxiano Giuliano Amato secondo cui: "la nuova legge diminuirà il fenomeno della clandestinità" e l'arciimbroglione operaista Paolo Ferrero del PRC secondo cui: "è una legge civile che permetterà di gestire un fenomeno ora reso incivile", sol perché, per salvarsi la faccia, ha convinto il collega di governo ad aggiungere un ultimo comma dal titolo "l'inserimento civile e sociale dei minori stranieri". In realtà se sarà approvata questa legge, a differenza di quanto era stato promesso all'elettorato, rimarrà saldamente in piedi l'impianto sia della Turco-Napolitano, sia della Bossi-Fini. Un impianto schiavista, perché fa selezione e intermediazione di manodopera all'estero accettando gli immigrati solo per i lavori più degradanti e solo nella misura e fino a quando fa comodo alle esigenze del profitto capitalistico, tenendoli sotto il costante ricatto del non rinnovo del permesso di soggiorno e dell'espulsione.
Un impianto razzista e classista perché, alimentando nuove odiose discriminazioni in base alla estrazione sociale e di classe del migrante, introduce il concetto anticostituzionale dei diritti differenziati (i talentuosi, i lavoratori qualificati benestanti da una parte della frontiera, i disoccupati, i nullatenenti, i poveri dall'altra parte). In sostanza gli immigrati che chiedono di lavorare nel nostro Paese saranno ancora trattati come schiavi di serie a e b, non degni di godere in pieno degli stessi diritti e trattamento degli altri cittadini, se non come potenziali delinquenti da trattare con sospetto e con metodi polizieschi "a prescindere''. Una legge che è appena lievemente meno xenofoba della precedente ma solo nella misura in cui è maggiormente conforme alle esigenze di competizione del capitalismo italiano.
Numerosi rimangono i tratti marcatamente fascisti della normativa, in primo luogo perché essa non risolve il dramma dilagante della schiavitù del clandestino né quello del diritto di asilo, e continua a trattare i migranti che cercano di sfuggire alla fame, alle guerre e alle persecuzioni nei loro paesi d'origine principalmente come un problema di ordine pubblico, da affrontare con misure repressive, poliziesche come il blocco armato delle nostre frontiere, non ponendo fine alle scorribande della marina militare contro le carrette del mare cariche di disperati, in secondo luogo perché accetta e rilancia l'odiosa forma di discriminazione razzista del prelevamento delle impronte digitali, che mira a umiliare e intimidire i lavoratori stranieri equiparandoli a potenziali delinquenti; e che rappresenta un pericoloso restringimento delle libertà borghesi, di fascistizzazione del Paese e di controllo poliziesco di stampo mussoliniano.
Non a caso, a parte "l'autosponsor, i rimpatri volontari ed il futuro superamento dei Cpt" su cui "c'è bisogno di emendamenti parlamentari", il giudizio complessivo di Franco Frattini, ex ministro del governo del neoduce Berlusconi ed attuale vicepresidente della Commissione europea, nonché responsabile dell'attuazione degli accordi di Schenghen, è buono: "Vedo - ha dichiarato - un riferimento positivo sulle misure per attirare gli immigrati professionalmente qualificati, un proveddimento che a settembre io stesso affronterò in chiave europea poiché ci servono professionisti come ingegneri, architetti e medici e apprezzo anche l'introduzione della possibilità per le associazioni industriali locali di diventare lo sponsor dei lavoratori extracomunitari".

Le nostre proposte
Per noi questo ddl sull'immigrazione del governo Prodi è dunque altrettanto odioso, barbaro e oscurantista delle leggi precedenti, e ad esso, senza sconti, bisogna contrapporre, le giuste e lungimiranti rivendicazioni del Programma d'azione del PMLI sull'immigrazione, e in particolare le seguenti:
Sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno.
Chiusura dei "Centri di permanenza temporanea'' degli immigrati, veri e propri lager per gli immigrati in attesa di espulsione.
Libero accesso su tutto il territorio nazionale agli immigrati, senza le limitazioni previste dalle "quote''.
Diritto di asilo ai perseguitati politici e ai rifugiati senza limitazioni e parificando la normativa legislativa alla migliore condizione.
Riconoscimento di pari diritti sociali, civili e politici per tutti gli immigrati.
Diritto alla cittadinanza italiana per i figli nati e che nasceranno nel nostro Paese da coppie di immigrati.
Diritto al lavoro, alla casa, all'assistenza sanitaria e sociale, all'istruzione per i bambini e i ragazzi in età scolare, per tutti gli extracomunitari.

9 maggio 2007