Nuove rivelazioni di Wikileaks
L'imperialismo americano ha nascosto la morte di 15 mila civili in Iraq

La pubblicazione di notizie ricavate da quasi 400 mila documenti del Pentagono sulla guerra in Iraq nel periodo 2003-2009, finora coperti da segreto e dal 23 ottobre visibili sul sito web di Wikileaks, ha confermato con documenti ufficiali la "guerra sporca" dell'imperialismo americano nel paese, con la violazione sistematica dei diritti umani e di guerra da parte dei soldati Usa, e anche degli altri contingenti di occupazione, dopo gli orrori già noti della prigione di Abu Ghraib. E ha rivelato che la Casa Bianca ha nascosto la morte di almeno 15 mila civili.
I dossier resi disponibili nell'archivio elettronico di Wikileaks sono dei rapporti dell'esercito che sarebbero stati passati al portale Internet, realizzato dall'australiano Julian Assange, da un soldato che aveva accesso ai files riservati. Nel luglio scorso il portale aveva reso disponibili i documenti relativi all'occupazione dell'Afghanistan, adesso sono pubblici quelli relativi all'Iraq.
"Tutte cose già note", ha minimizzato il Pentagono in una nota, come aveva fatto nel luglio scorso per i documenti sull'Afghanistan. Certo il "bagno di sangue" che emerge dai documenti non è una novità, sono episodi in parte già noti avvenuti dal gennaio 2004 al dicembre 2009 ma sui quali era calata la censura militare e il silenzio complice degli organi di informazione, a copertura delle aggressioni e occupazioni militari a guida Usa "Iraqi Freedom" e "Enduring Freedom" nei due paesi. Adesso dai documenti ufficiali emergono i ritratti veri della guerra in Iraq e Afghanistan e delle responsabilità delle forze di occupazione Usa, in particolare ma anche degli altri contingenti a partire da quello inglese, in veri e propri crimini di guerra. Perpetrati sotto l'amministrazione Bush e proseguiti con Obama.
I documenti di Wikileaks contengono dettagli su torture, esecuzioni sommarie e di una strage di civili. Una delle novità delle rivelazioni riguarda infatti il numero dei morti tra la popolazione civile che sono almeno 15 mila in più di quanto stimato finora da gruppi di ricercatori universitari e pacifisti che avevano sistematicamente raccolto le notizie di vittime civili; secondo le loro nuove stime risulta che dal 2003 sono state uccise in Iraq oltre 150 mila persone, di cui circa l'80% sono civili.
Altro fatto nuovo è che finora le autorità militari dei contingenti occupanti avevano sostenuto di non aver tenuto un conto delle vittime civili nel periodo successivo all'invasione. Non è così. La contabilità esisteva e era precisa, come indicano i documenti: sono contati 66.081 morti non-combattenti su un totale di 109 mila tra il 2004 e il 2009, gli altri sono 23.984 "nemici", 15.196 uomini delle forze irachene, e 3.771 militari Usa e alleati. E sono comunque cifre non complete dato che i comandi Usa non hanno contato, o il dato è ancora segreto, dei civili morti in alcune azioni di guerra come nel caso della distruzione della città di Falluja, dove nel 2004 morirono almeno 1.200 civili, secondo le informazioni raccolte dai pacifisti.
La pubblicazione di notizie da parte di Wikileaks riguardanti episodi di uccisioni deliberate di civili in Iraq era iniziata nell'aprile scorso con un video girato nel 2007 da un elicottero americano durante un'operazione militare nella periferia di Baghdad. I soldati dall'elicottero avevano sparato e ucciso dodici civili, tra cui due operatori iracheni dell'agenzia di stampa Reuters. Il video mostrava chiaramente che i due operatori erano stati prima feriti e in un secondo passaggio colpiti a freddo. Uno dei soldati protagonisti dell'episodio successivamente aveva denunciato che l'ordine dei comandanti era: "se qualcuno nella vostra linea viene colpito con una bomba sul ciglio della strada, fuoco di rotazione a 360 gradi. Uccidete ogni figlio di puttana per strada".
Lo scorso 26 luglio Wikileaks aveva reso noti 75 mila registrazioni di documenti e azioni militari statunitensi riguardanti la guerra in Afghanistan sempre dal 2004 al 2009. Con episodi simili a quelli avvenuti in Iraq. Fra le notizie rivelate dai documenti, una riguardava la Task Force 373, un reparto speciale di uomini dell'Esercito e della Marina costituito dall'amministrazione Bush col compito di catturare i comandanti della resistenza, una missione che ha portato all'uccisione di diversi civili e che si è intensificata durante il mandato presidenziale di Barack Obama.

3 novembre 2010