L'EROICO POPOLO PALESTINESE SI RIVOLTA CONTRO L'OCCUPANTE IMPERIALISTA SIONISTA
Combattimenti a Gerusalemme, Gaza e Cisgiordania: 55 morti, oltre 1.200 feriti. Israele schiera carri armati ed elicotteri
I PAESI ARABI SOLIDARIZZANO CON GLI INSORTI
Il 28 settembre, con le prime proteste per la provocatoria visita del leader del Likud Sharon alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, è montata la rivolta del popolo palestinese contro l'occupante imperialista sionista. Proteste, violenti scontri, combattimenti con le armi leggere si sono sviluppate in crescendo per 5 giorni in tutti i territori occupati e nelle città israeliane a maggioranza araba. Contro le città in rivolta e a protezione degli insediamenti sionisti nei territori occupati l'esercito di Tel Aviv ha usato financo gli elicotteri per bombardare dal cielo i dimostranti. Il bilancio dei 5 giorni di combattimenti è di 55 morti e oltre 1.200 feriti, fra cui molti giovani e giovanisimi.
Le potenze imperialiste, Usa in testa, premono affinché Arafat e il leader sionista Barak concordino una tregua e riprendano i negoziati per il processo di pace incagliatisi nei mesi scorsi su varie questioni fra cui il controllo di Gerusalemme: i sionisti l'hanno proclamata illegalmente loro capitale, Arafat vuole insediare a Gerusalemme Est la capitale del futuro Stato palestinese, di cui ha però rinviato la proclamazione prevista per il 13 settembre.
La scintilla che ha dato il via alla rivolta è stata la visita di Sharon per ribadire la volontà sionista della sovranità sul sito e sulla città di Gerusalemme. Immediate le proteste di centinaia di palestinesi che hanno affrontato la polizia sionista lanciando pietre; gli agenti hanno risposto sparando pallottole di gomma e causando diversi feriti.
Le manifestazioni di protesta del popolo palestinese si sono ripetute il giorno successivo, il 29 settembre, al termine delle cerimonie islamiche del venerdì. A Gerusalemme gli agenti sionisti hanno sparato sui dimostranti provocando 4 morti e oltre 90 feriti. Altri scontri si registravano a Ramallah e Betlemme. Il 30 settembre la rivolta palestinese esplodeva appieno in Cisgiordania e a Gaza, nelle città e attorno alle colonie sioniste che Barak non intende smantellare.
Immediati arrivavano gli inviti a Barak e Arafat di fermare gli scontri da parte dei paesi imperialisti che condannavano la provocazione di Sharon ma per il solo fatto che metteva in pericolo il processo di pace imperialista. Si distingueva l'Italia che col ministro degli Esteri Dini condannava anche la ``reazione'' dei palestinesi.
Piena solidarietà col popolo palestinese è stata espressa dai paesi arabi. Con un comunicato ufficiale l'Arabia Saudita condannava ``i brutali assalti ai cittadini palestinesi a Gerusalemme dalle forze d'occupazione israeliane'', mentre il quotidiano siriano Tishrin condannava i massacri dell'esercito occupante sionista affermando che ``i dirigenti di Tel Aviv, per realizzare i loro piani di espansione, hanno fatto ricorso ai massacri fin dalla fondazione della loro aggressiva entità''. La Lega araba assieme all'Autorità nazionale palestinese chiedeva una immediata riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per condannare la sanguinosa repressione di Tel Aviv ma la richiesta cadeva nel vuoto, il compito di gestire la situazione mediorientale se lo sono preso i principali paesi imperialisti e in questo caso l'Onu non serve loro nemmeno da orpello.
Il 1• ottobre la rivolta si estendeva dentro i confini di Israele. Gli arabi israeliani davano vita a una giornata di mobilitazione a sostegno dei fratelli palestinesi dei territori occupati. Violenti scontri si registravano a Nazareth, Akko, Haifa e Giaffa. Negli scontri a fuoco dei giorni seguenti la polizia uccideva sei arabi israeliani. Le pallottole sioniste non fermavano l'eroico popolo palestinese che continuava gli attacchi contro l'esercito occupante. A difesa della colonia di Netzarin, nella striscia di Gaza presso il confine con l'Egitto e dei coloni presso Nablus in Cisgiordania l'esercito sionista metteva in campo gli elicotteri che bombardavano i dimostranti; l'esercito con i carri armati interveniva nelle principali città della Cisgiordania. La rivolta palestinese proseguiva anche mentre Arafat e Barak, convocati da Clinton, volavano a Parigi per un incontro con la segretaria di Stato americana Madeleine Albright.