Oltre 3 milioni a Roma. 110 milioni in 603 città di 72 Paesi
NO ALLA GUERRA ALL'IRAQ
Un colpo durissimo ai guerrafondai
Una splendida conferma del grande spirito internazionalista del popolo italiano .Un mare di ragazze e ragazzi. Fischiati D'Alema, Fassino e Rutelli. Nove ore di sfilata dall'Ostiense a S. Giovanni
LA DELEGAZIONE DEL PMLI DIRETTA DA ANTONELLA CASALINI DENUNCIA I NUOVI HITLER E MUSSOLINI
Dal nostro inviato speciale.
In una splendida giornata di sole, anche se il termometro era vicino allo zero, nel cuore di Roma si è svolta la più grande manifestazione della storia d'Italia. Ha persino superato quella grandiosa del 23 marzo 2002 organizzata dalla CGIL per difendere l'articolo 18.
Nello stesso giorno del 15 febbraio, qualche ora precedente o successiva per via del fuso orario, 110 milioni di manifestanti sono scesi nelle piazze di 603 città di 72 Paesi con la stessa parola d'ordine "No alla guerra all'Iraq".
Nella capitale d'Italia si sono riuniti tra i 3 e i 4 milioni di manifestanti nonostante i tentativi di sabotaggio di Trenitalia e l'oscuramento della Rai. Un evento mai visto nel pianeta.
LA CRONACA
La manifestazione è stata ideata e promossa dal Social forum europeo e organizzata dal Comitato "Fermiamo la guerra" con l'adesione di oltre 400 organizzazioni: dai partiti, tra cui il Pmli, ai sindacati (Cgil, Fiom, Cobas, Rdb, Sin. Cobas, Cub, Cisl), dall'Arci, dai "Girotondi" e da Emergensy, ai No-global ai "Disobbedienti" e ai Centri sociali. Molte le organizzazioni cattoliche, tra cui gli scout dell'Agesci. Non hanno aderito Sdi, Udeur e Uil.
26 treni speciali, 5000 pulman e migliaia di auto e mezzi privati sono giunti a Roma da ogni parte d'Italia: dalla Sicilia e Sardegna ad Aosta e Piemonte portando una fiumana variopinta e combattiva di manifestanti di tutte le età, dagli anziani pensionati alle lavoratrici e lavoratori, ai moltissimi giovani e giovanissimi, in gran numero anche i bambini con cartelli e palloncini contro la guerra. Tutti uniti dalla stessa battaglia e dalla stessa voglia di essere i protagonisti dell'opposizione al bellicismo imperialista italiano e internazionale. Tra i manifestanti erano presenti delegazioni delle comunità palestinese, irachena e curda.
Il corteo, con alla testa lo striscione con su scritto "No alla guerra senza se e senza ma. Fermiamo la guerra all'Iraq" ha preso il via ben tre ore prima del previsto per la grandiosa partecipazione e tra slogan, musiche, suonatori e mimi e tra tanti colori ha percorso ben 10 chilometri sfilando per 9 ore dal Piazzale Ostiense a Piazza S. Giovanni, inondando tutte le vie di una città ospitale e accogliente con tante bandiere pacifiste alle finestre. La coda del corteo non è mai arrivata in Piazza S. Giovanni che già nelle prime ore del pomeriggio era stracolma.
Durante il lungo percorso sono state lanciate tante parole d'ordine, ciascun gruppo aveva le sue: le parole d'ordine pacifiste erano maggioritarie come quella "non in mio nome" e "No alla guerra". Quella dei "Disobbedienti": "Disobbedire, disertare, sabotare"; comunque tutte con forte e dichiarata opposizione ai guerrafondai Berlusconi e Bush. Lanciate anche le parole d'ordine dello sciopero europeo. Tra le canzoni si sono sentite Bella ciao, Bandiera Rossa e L'Internazionale. Migliaia le bandiere arcobaleno dei pacifisti ma tante anche le bandiere rosse di partiti e no.
Un po' smarriti in questo marea enorme e sconfinata, a far bella mostra di sé e per riconquistarsi le simpatie e i voti dei giovani del movimento diversi esponenti politici dell'Ulivo tra cui D'Alema, Fassino e Rutelli, che però sono stati fischiati.
Significativa la protesta da parte di alcuni giornalisti Rai che saliti sul palco imbavagliati hanno voluto dimostrare la loro opposizione alla decisione censoria e fascista dei dirigenti Rai di non trasmettere la diretta della manifestazione.
IL MOVIMENTO
Questa storica e grandiosa manifestazione, la più grande di quelle che si sono svolte in contemporanea negli altri paesi, prova che il nostro proletariato e il nostro popolo sono i più avanzati del mondo occidentale e hanno un grande spirito internazionalista. Si è visto chiaramente quanto sono distanti le istituzioni borghesi dal popolo, mentre loro portano il paese verso la guerra, il popolo la pensa diversamente e va in senso opposto. Nonostante il martellamento bellicista dei mass media.
La manifestazione di Roma è stata un duro colpo inferto ai guerrafondai nostrani che hanno reagito rabbiosamente e in modo scomposto. A cominciare dal neoduce Berlusconi che ha dichiarato che le manifestazioni per la pace sono "dannose". Per Fini, invece sono "inutili". Falsamente bonario il commento di Casini che dice di "ascoltare la piazza" e poi minaccia chi paragona Bush a Hitler. Grave e pericolosa la lettera di Ciampi a Berlusconi in cui si dichiara apertamente: "approvazione e lode della politica del governo". A riprova della sintonia imperialista delle massime autorità istituzionali del nostro Paese.
Per i DS e la Margherita siamo arrivati alla resa dei conti: sono stati messi all'angolo, non possono più sfuggire alle loro responsabilità e continuare il balletto. O stanno col movimento condannando la guerra, anche se sarà "legittimata" dall'Onu, o ne saranno irrimediabilmente espulsi.
Nel movimento contro la guerra, che si è consolidato in questo importante appuntamento di lotta, seppur espressione di ideologie e strategie diverse, è emersa una gran voglia di unità contro il comune nemico rappresentato dai fautori della guerra all'Iraq, al di sopra di ogni divisione di schieramento politico. Lo spirito e la combattività espresse dimostrano che il movimento per la pace ha un carattere oggettivamente antimperialista, ma soggettivamente, nella maggior parte, è pacifista. Una linea e strategia pacifiste, riformiste e umanitariste , imposte dai riformisti che attualmente lo controllano, che frenano invece di dare forza al movimento imbottigliandolo nel legalitarismo e nel pacifismo imbelle.
Nella parte più avanzata del movimento si è notata una grande carica antigovernativa e antimperialista espressa nei tanti cartelli contro Bush e Berlusconi e nei commenti che abbiamo raccolto, diversi manifestanti ci dicevano più o meo questo: "Siamo tre milioni, dovremmo asediare i palazzi del governo".
Nella capitale d'Italia comunque si è verificato un evento storico che rimarrà scritto a lettere d'oro nella storia del movimento per la pace italiano e mondiale.
IL PARTITO
Il Pmli ha partecipato attivamente a questa evento storico. Ce l'ha messa tutta e con grande generosità proletaria rivoluzionaria per denunciare i nuovi Hitler e Mussolini, il carattere imperialista della guerra all'Iraq e per elevare il livello politico e la combattività dei manifestanti. Nessuno ci ha messo il bastone tra le ruote, e abbiamo ottenuto un certo coinvolgimento di chi stava attorno a noi.
La delegazione nazionale del PMLI, diretta dalla compagna Antonella Casalini e avente come vice dirigente il compagno Emanuele Sala, era composta da militanti e simpatizzanti di Milano, Firenze, Massa, Fucecchio, Vicchio, Rufina, Valvibrata, Napoli, Riardo e Lecce. Purtroppo non è riuscita a riunirsi tutta insieme a causa dei ritardi dei mezzi di trasporto. Ha portato in piazza il suo contributo antimperialista sventolando le rosse bandiere dei maestri e del Partito e tenendo alti i cartelli con le parole d'ordine: "I nuovi Hitler e Mussolini. Buttiamoli giù" e " Opponiamoci all'aggressione imperialista all'Iraq. Né un soldo né un soldato né una base né qualsiasi aiuto all'aggressione imperialista all'Iraq. Buttiamo giù il governo Berlusconi", ed indossando i corpetti con le parole d'ordine: " No all'aggressione imperialista all'Iraq. Alla concessione delle basi e dello spazio aereo agli Usa. Ai caschi blu in Iraq. Al governo dell'Onu in Iraq. Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi". Sia i compagni che hanno sfilato per ore per quasi tutto il corteo senza poter arrivare in Piazza S.Giovanni, sia quelli che vi sono arrivati e che si sono collocati in una posizione azzeccata e ben visibile anche alle riprese televisive, sono stati accolti calorosamente dai partecipanti che non hanno risparmiato apprezzamenti e complimenti alla giusta posizione politica , ai bei cartelli, e alla combattività e forza dimostrate nelle parole d'ordine "No all'aggressione imperialista all'Iraq" e " Nè soldi, nè soldati, nè base militare, l'Italia in guerra non deve andare", "Di Berlusconi non ne possiamo più, è il nuovo Mussolini buttiamolo giù" e alla militante diffusione del materiale andato letteralmente a ruba, come lo splendido numero 7 de "Il Bolscevico" venduto in numerose copie. In questa diffusione si è distinta la giovanissima compagna Vladimira. Tra i cartelli spiccavano quelli costruiti a regola d'arte dall'anziano ex falegname primo pioniere marxista-leninista della Valvibrata compagno Salvatore Zunica.
I compagni di Milano, Massa e Lecce, che sono stati i primi a raggiungere il luogo del concentramento, hanno immediatamente diffuso il materiale portato dai milanesi. Hanno collaborato due ragazze massesi amiche del Partito. Essi sono stati salutati dal Segretario e da alcuni aderenti del Circolo di Firenze del PRC "Feliks Dzerzinskij".
La delegazione composta da compagne e compagni, giovani e anziani, ha ricevuto da alcuni manifestanti baci e abbracci come ringraziamenti per aver organizzato la commemorazione del grande maestro Stalin, con la promessa di parteciparvi.
Tanti i commenti positivi come: "loro non mancano mai", "bravi, siete i migliori". Una ragazza ha sostenuto che vanno bene tanti colori ma che più di tutti ci vuole il rosso, le bandiere rosse! Indicando le nostre. Due studenti di Catanzaro hanno acquistato le bandiere dei maestri e le spille. Altri ci hanno persino rincorso per avere il manifesto di Berlusconi-Mussolini, Bush-Hitler, togliendolo dai "corpetti". Tanti i manifestanti che ci hanno fotografato e che si sono avvicinati ai compagni con i cartelli sotto il palco per chiedere informazioni sul PMLI, per complimentarsi per i cartelli e il sito internet, per avere notizie sulla vicenda dell'attacco al PMLI e a Stalin da parte dei fascisti di An. Tra i più interessati alla commemorazione di Stalin erano alcuni giovani delle Bal (Brigate autonome livornesi" e un circolo del PRC di Livorno.
Per il Partito è stato una occasione importante , una vetrina di grandi proporzioni proprio in questo momento delicato dell'attacco dei fascisti di AN alla commemorazione di Stalin, in cui abbiamo potuto misurare il crescente amore e rispetto che le masse riservano verso i maestri e verso il Partito.
A parte le riprese in diretta di La7 i media hanno completamente ignorato la presenza del PMLI ; il "Corriere della sera" e "Il Giornale" hanno citato il nostro manifesto "Buttiamoli giù" ma hanno evitato di menzionare il Partito. Eppure siamo stati superfotografati e ripresi dalle televisioni.
Alla delegazione non sono mai mancati il sostegno e l'incoraggiamento dei compagni dirigenti espressi per telefono che a fine manifestazione hanno inviato a ciascuno dei suoi membri una lettera di ringraziamenti in cui si dice: "Siete stati meravigliosi e non avete ceduto a un a tremenda fatica. Sul campo di battaglia avete confermato di essere dei marxisti-leninisti e degli antimperialisti autentici.
Voi a Roma, nella oceanica manifestazione contro la guerra all'Iraq, avete fatto brillare più che mai la stella del Pmli." E ancora: "I dirigenti nazionali del Pmli, con alla testa il compagno Giovanni Scuderi, prendono forza , entusiasmo ed esempio da voi, considerando che la vostra impresa rimarrà negli annali del Partito, vi salutano uno a uno con molto affetto e gratitudine".
IL LAVORO DA FARE
Noi marxisti-leninisti appoggeremo con tutte le nostre forze il movimento per la pace e continueremo a farne parte attiva. Lo solleciteremo ad andare fino in fondo, a non arrestarsi di fronte a qualsiasi ostacolo o repressione. Usando tutti i metodi di lotta di cui dispone, nessuno escluso.
Non ci deve essere alcun limite nell'uso dei metodi di lotta che si rendono via via necessari, crescendo il livello della lotta, per vincere la battaglia, senza farsi condizionare dalla legalità costituzionale. Dal momento, tra l'altro, che sarebbe stata già violata dal governo calpestando l'art. 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra".
Bisogna dare libero sfogo alla lotta delle masse anche quando fosse necessario, e lo sarà, assediare le basi Usa e Nato. E' una necessità sabotare la macchina da guerra ma da parte delle masse avvalendosi anche dei militari e dei lavoratori civili che sono impegnati in essa.
Soprattutto dobbiamo lavorare affinché il movimento per la pace alzi sempre più il suo livello di coscienza politico e di combattività e si liberi del pacifismo imbelle che gli hanno imposto, senza che se ne rendesse conto, i riformisti di destra e di "sinistra" e i manipolatori delle coscienze cattoliche. Ovviamente esso non deve nemmeno dare spazio agli "ultrasinistri", a coloro cioè che tendono a spingerlo in azioni avventuristiche e che agiscono per isolare le avanguardie dal resto del movimento per la pace. Per crescere, svilupparsi e raggiungere i suoi scopi, piegare il governo alla volontà popolare di pace verso l'Iraq, ha bisogno di allargarsi, di grandi alleanze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose, di tenere nel suo seno tutte le componenti sostenitrici del no alla guerra all'Iraq. Non però abbassando i toni e subendo passivamente l'egemonia dei riformisti comunque mascherati e dei pacifisti.
Bisogna lavorare per l'unità di tutte le sue componenti ma tenendo viva contemporaneamente la lotta ideologica e politica nel suo seno. Unità e lotta: questo è il binomio per rafforzare e sviluppare il movimento per la pace. E attraverso questo binomio dialettico far maturare una coscienza e una combattività antimperialistiche che abbiano al centro la lotta contro i nuovi Hitler e Mussolini, ossia Bush e Berlusconi.
Spetta a noi marxisti-leninisti far crescere la coscienza delle masse in lotta e far loro comprendere che se non buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi l'Italia non si potrà sottrarre alla guerra di aggressione imperialista all'Iraq, alla quale partecipa non da vassallo ma da cobelligerante che mira a spartirsi il bottino assieme agli Usa e agli altri alleati imperialisti.
Noi dobbiamo lavorare affinché diventino patrimonio dell'intero movimento per la pace le nostre parole d'ordine: "No all'aggressione imperialista all'Iraq. No alla concessione delle basi, dello spazio aereo, delle autostrade, degli aeroporti, dei porti e delle ferrovie agli Usa. No ai caschi blu in Iraq. No al governo dell'Onu in Iraq. Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi".
Dobbiamo continuare a premere perché i sindacati dei lavoratori - confederali e no - tutti quanti insieme proclamino subito lo sciopero generale nel caso in cui scoppi la guerra all'Iraq, col consenso o no dell'Onu.