Interim finito dopo oltre 5 mesi
Romani ministro dello sviluppo. E' il prestanome di Berlusconi
Napolitano firma, nonostante il conflitto di interessi

Paolo Romani, già sottosegretario di Scajola con delega alle Comunicazioni, è il nuovo titolare del ministero dello Sviluppo economico, dopo oltre 5 mesi dalle dimissioni del suo predecessore travolto dallo scandalo dell'appartamento con vista Colosseo pagato "a sua insaputa" dalla cricca degli appalti. Per tutto questo interminabile periodo di vacanza le funzioni di questo ministero chiave, a cui fanno capo settori strategici come industria, commercio internazionale, energia e telecomunicazioni, era stato retto ad interim dallo stesso presidente del Consiglio Berlusconi, il quale aveva garantito che la transizione sarebbe durata "solo pochi giorni", il tempo necessario a trovare un sostituto di Scajola. Che alla fine del lungo giro non è altro che un suo prestanome, essendo Romani un imprenditore delle tv private e suo fedele braccio destro fin dalla sua entrata in politica nel '94 nelle file di Forza Italia, occupandosi in particolare di curare ed estendere gli interessi dell'impero televisivo del neoduce.
L'esordio in grande del 63enne imprenditore di Cusano Milanino nel campo delle tv private avviene negli anni'80 come inventore del sexy-varietà di successo "Colpo grosso", una sorta di prototipo delle trasmissioni basate sul binomio sesso-pubblicità sfruttato massicciamente dalle reti del cavaliere piduista di Arcore per costruire il suo impero televisivo e crearsi una base di massa di spettatori-consumatori passivi da trasformare successivamente in suoi elettori al momento della sua "discesa in campo" in politica. L'ex editore di Telelivorno, fondata insieme al radical-neofascista Marco Taradash ai primordi delle tv private, poi di Telelombardia di salvatore Ligresti e di Lombardia 7 (un canale semi-porno di un certo successo mollato poco prima del suo fallimento, per il quale era stato indagato per bancarotta preferenziale e poi salvato dalla depenalizzazione del falso in bilancio) aveva abbracciato la carriera politica entrando in parlamento nel '94 con Forza Italia e da allora si è sempre distinto al solerte servizio di Mediaset e del suo proprietario. Per lui aveva collaborato alla stesura della legge Gasparri, si era speso per un intervento legislativo contro l'odiatissima par condicio, arrivando nel 2006 a proporre la liberalizzazione delle trasmissioni politiche in pay-tv, e nel giugno 2007 aveva anche accettato di diventare assessore presso il comune di Monza, dapprima all'urbanistica, poi all'Expo 2015, per favorire una speculazione immobiliare di Paolo Berlusconi su un'area a rischio esondazione del Lambro nella zona della Cascinazza.
Con la sua nomina a sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni nel maggio 2009, Romani si dedica alacremente a favorire in tutti i modi l'impero televisivo del premier, in particolare cercando di scippare l'appetitosa banda larga a Telecom per darla al Biscione e opponendosi con ogni pretesto all'entrata del concorrente Sky nel digitale terrestre, da difendere come un terreno di caccia esclusivo di Mediaset. A questo scopo si oppone alla partecipazione della rete rivale all'asta per l'assegnazione dei canali del Dt (asta la cui gestione attribuisce arbitrariamente al ministero dello Sviluppo), beccandosi per questo anche una censura dell'agenzia europea per le comunicazioni. Dopodiché, per rifarsi dello smacco, regala illecitamente, in anticipo e senza asta, il canale 58 del Dt a Mediaset per sperimentare l'alta definizione.
Per quanto riguarda la tv pubblica Romani, usando come arma di ricatto il rinnovo del contratto di servizio della Rai, si distingue nel cercare di realizzare i desideri del suo padrone di arrivare al controllo totale dell'azienda e di mettere il bavaglio ai programmi e ai conduttori a lui sgraditi. È così che, dopo aver fatto uscire la Rai dalla piattaforma satellitare di Sky e oltre alla già ricordata lotta alla par condicio, il sottosegretario mette in atto altre manovre come la sospensione dei talk-show, tra cui Ballarò e Annozero, prima delle ultime elezioni, attacca programmi come Parla con me e lo stesso Annozero ("Dandini anche peggio di Santoro", dichiara) e Tg3 e Rainews, da lui definiti "faziosi". A questo punto, come titolare diretto del ministero, potrà fare ancor meglio il suo sporco lavoro.
Romani ha giurato nelle mani del capo dello Stato il 4 ottobre, durante una cerimonia definita alquanto "fredda" e sbrigativa, causa un presunto disappunto di Napolitano per il palese conflitto d'interessi che quest'uomo incarna. In effetti l'inquilino del Quirinale aveva già espresso le sue riserve a Berlusconi quando costui gli aveva proposto il nome del sottosegretario per la prima volta lo scorso luglio. Napolitano lo aveva invitato a ripensarci, o a "chiarire meglio" la questione del conflitto di interessi del vice ministro. Ma allora perché stavolta non ha trovato invece nulla da ridire e ha avallato la sua nomina, accontentandosi di una semplice autocertificazione di Romani di non avere più interessi nel campo delle tv private, e di lasciar trapelare sulla stampa una sua presunta "freddezza" rispetto alla soluzione trovata?
Come al solito il nuovo Vittorio Emanuele III cerca di salvarsi la faccia con qualche miserevole distinguo diplomatico mentre di fatto copre e avalla quest'ennesimo tassello della strategia piduista e presidenzialista del nuovo Mussolini.

13 ottobre 2010