Da chierichetto del papa a chierichetto della grande borghesia
Chi è Rutelli

Da anticlericale a papista, da antimilitarista a sostenitore della patria, da ambientalista a amico dei cementificatori, da radicale, craxiano, verde, pattista, ai Democratici. La storia del candidato premier del ``centro sinistra'' Francesco Rutelli è paragonabile a quella di un abile camaleonte in fatto di idee e di principi, capace di trasformarsi secondo le stagioni e il vento che tira pur di arrampicarsi tappa dopo tappa in cima alla vetta. Il fatto certo è che in 25 anni di attività politica, e nonostante i marosi che hanno più o meno coinvolto i partiti di cui faceva parte o ai quali era devoto, mai è rimasto senza poltrona.

ORIGINI BORGHESI, BLASONATE E CATTOLICHE
Rutelli nasce a Roma il 14 giugno 1954, rampollo di una famiglia dell'alta borghesia romana ricca di origini siciliane. Il suo professarsi non credente è stato, come lui stesso ammette, solo una parentesi. Del resto Rutelli ha fatto le elementari alla prestigiosa scuola delle suore di Nevers e la sua formazione cattolica è proseguita al Massimo, esclusivo liceo dei gesuiti.

LA CARRIERA POLITICA
Destinato a entrare nell'avviato studio di architetti del padre, non finisce però l'università e decide di iscriversi nel 1975 al Partito radicale per divenirne già nel 1979 segretario nel Lazio, e poi, nel 1980, a soli 26 anni, segretario nazionale. La sua gavetta politica, insomma, dura veramente poco: come ricordano i suoi ex compagni di partito, marce e volantinaggi pochi, digiuni nessuno.
Nel 1981 il suo pigmalione Pannella decide di riprendersi la segreteria del partito e lo retrocede a vi-cesegretario. Nel 1983 viene eletto alla Camera e diviene capogruppo del PR. Nell'87 la riconferma nel collegio di Napoli. La sua carriera radicale cessa nel 1989 quando Pannella decide di trasformare il partito radicale in un partito ``trans-nazionale'' e ``transpartitico''.
Ma Rutelli al ruolo di infiltrato di secondo piano preferisce senz'altro quello di protagonista assoluto, così individua nei Verdi il partito al momento più visibile e facilmente scalabile. All'inizio sta con i Verdi del ``sole che ride'' poi insieme a una frazione di DP fonda una lista concorrente i Verdi Arcobaleno. In seguito, nel '90, è il protagonista dell'unificazione tra le diverse anime dell'ambientalismo nostrano, divenendo poi il coordinatore nazionale della Federazione dei Verdi. Nell'aprile '92 viene nuovamente rieletto con i Verdi e diventa capogruppo alla Camera. Aderisce al patto referendario di Mario Segni, strizza l'occhio ai pidiessini.
Nel '93, in piena tangentopoli, viene nominato su designazione del PDS, ministro dell'ambiente del governo Ciampi. Si dimette, c'è chi giura assai a malincuore, due giorni dopo il giuramento, per ordine di scuderia quando il PDS decide di ritirare i suoi ministri per protesta contro la mancata autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi. Così da devoto craxiano Rutelli si fa fama impropria di anticraxiano di ferro. In realtà nel 1984 quando era capogruppo del PR filava d'amore e d'accordo coll'allora presidente del consiglio Craxi. Proprio di recente il figlio di Craxi, Vittorio detto ``Bobo'', ha ricordato ``che nel PSI nemmeno Giuliano Amato adottò mai atteggiamenti servili verso Craxi e i suoi vice come quelli che Francesco Rutelli normalmente adottava, arrivando perfino a domandargli ordini di giornata'' e ancora ``Rutelli, sia nel periodo radicale e anche più in là, nel periodo verde, era considerato l'uomo più vicino ai socialisti. Addirittura in certi momenti il suo atteggiamento nei confronti di Craxi e di Martelli era servile'' (La Nazione, 12.9.00). Qualcuno ricorderà anche che fu un convinto sostenitore dei referendum craxiani sulla responsabilità civile dei giudici e certamente a Craxi, oltreché a Pannella, deve il suo convinto sostegno al presidenzialismo neofascista.
Dopo aver saggiato l'aria di Palazzo Chigi e in attesa di ritornarci, Rutelli si candida e vince l'elezione a sindaco di Roma battendo il concorrente del Polo Fini. La sua candidatura nasce in un momento particolare, in piena tangentopoli - dopo che per mesi, quasi ogni giorno, venivano arrestati consiglieri e assessori del pentapartito guidato dal sindaco socialista Franco Carraro -, e quando nel PDS romano nasce l'esigenza di presentare un candidato non compromesso e facilmente malleabile ma anche capace di attirare elettori di centro lasciati in libertà dalla DC e dai suoi alleati. Tanto più che Rutelli portava in dote anche un discreto appoggio dei mass media attraverso il suo amico ex piduista Maurizio Costanzo (che diventerà ``consigliere del sindaco per le politiche culturali dello spettacolo e del teatro'') e il quotidiano la Repubblica dove sua moglie, la nota giornalista Barbara Palombelli, poteva contare su un ruolo e amicizie influenti.

LA MOGLIE PALOMBELLI
La candidata first lady Palombelli merita qualche nota in più. Qualcuno ha parlato di ditta Rutelli-Palombelli, qualcun altro li ha paragonati al duo Bill e Hillary Clinton, altri ancora ai coniugi Ciano (figlia e genero di Mussolini) a sottolineare il sodalizio non solo familiare della coppia. Con l'avvento della seconda repubblica e l'introduzione della personalizzazione della politica borghese e l'istituzione del presidenzialismo a tutti i livelli, si amplifica anche il ruolo di mogli, fidanzate e figli. La Palombelli ha condiviso e condivide col consorte l'ambizione delle mete e porta in dote al marito la sua ricchezza di rampolla della borghesia medio-alta romana (agenti di cambio) e le sue amicizie importanti, nonché la capacità di curare oculatamente le pubbliche relazioni a destra e a manca. è grazie a lei che la famiglia Rutelli frequenta salotti bene e ambienti in, divide i suoi week-end e le sue vacanze fra Ponza, Cortina, Capalbio e Sabaudia dove si trastullano e tramano le varie lobby industriali, finanziarie e politiche. La Palombelli è coetanea di Rutelli, ma la sua carriera decollò prima. Laureata con la femminista Ida Magli in antropologia culturale, la sua carriera di giornalista fu rapida e fortunata. Esordì all'Europeo di Claudio Rinaldi. Poi a Panorama, al Corriere della Sera e collaborò persino a il Giornale di Indro Montanelli. Da molto tempo è a la Repubblica dove cura anche una propria rubrica di lettere quotidiana. Nel frattempo esordisce in tv, una sua vera e propria passione. Prima fu ``Sala F'', poi ``Domenica In'' e infine ``Italiani'' con Andrea Barbato sulla Rai, ma non disdegna certo le comparsate al ``Maurizio Costanzo show'' e recentemente anche al ``Grande Fratello'' di Mediaset. Per la Mondadori ha scritto un libro e solo ora, che il consorte è sceso in campo contro Berlusconi, ha disdetto il contratto per il secondo e ha chiuso la sua collaborazione col settimanale di Segrate Donna Moderna.
Nel '91 è stata nominata assieme ad altre due colleghe Cavaliere del lavoro dall'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga che è stato a lungo suo vicino di casa quando, prima di approdare alla splendida villa all'Eur lasciata dal padre di Rutelli, la famiglia abitava in un edificio dell'Ina, subentrando, spergiurano in modo regolare, all'ex direttore de l'Espresso Claudio Rinaldi. Col marito ha condiviso la conversione cattolica. Anche lei, tramite la nonna, può vantare l'imparentamento coi Principi Pacelli, la casata di Pio XII. Sessantottina all'acqua di rose e assai pentita, dal 1998 si è iscritta ai DS.

NEOPODESTA' DI ROMA
La vittoria alle amministrative '93 fu risicata ma è da lì che inizia la maratona di Rutelli alla conquista dei consensi e degli appoggi giusti non solo per consolidare il suo potere locale e giungere alla rielezione nel '97, ma mirando a Palazzo Chigi. ``Tanto tuonò che piovve'' dice un detto popolare. Ebbene, di Rutelli futuro premier si vocifera da almeno cinque anni. è evidente che vi sono state lobby economiche, finanziarie, politiche, nonché religiose, che hanno per tempo individuato in Rutelli un possibile cavallo da mettere in campo e l'hanno allenato per questo. Così Rutelli cerca di conquistarsi sempre più spazio all'interno del ``centro sinistra''. Federalista convinto, fonda insieme a Cacciari e a Bianco il movimento trasversale ``cento città'', una sorta di partito dei sindaci. Poi si intruppa nell'Asinello di Prodi e di Parisi per il quale viene eletto europarlamentare nel '99.
Uno dei suoi primi atti da sindaco fu quello di quadruplicare gli stipendi ai presidenti e ai consiglieri d'amministrazione delle aziende municipalizzate, poi vi piazza i suoi uomini di fiducia.
Si crea una vera e propria corte attraverso una schiera di 35 consulenti e professionisti esterni pagati a peso d'oro che sono costati a Rutelli e alla sua giunta il 25 settembre di quest'anno una condanna della Corte dei Conti e una richiesta di risarcimento di 3 miliardi e 329 milioni di lire.
Legale, ma non certo morale, è l'essersi aumentato lo stipendio, suo e quello dei suoi assessori, di un bel 30 per cento con delibera approvata il 1• agosto scorso, portando l'``indennità di funzione'' mensile del sindaco a 21.004.000 lire e quella degli assessori a 13.652.665 lire.
Ha provveduto a soddisfare gli appetiti di imprenditori, costruttori e cooperative gestendo miliardi e miliardi per il restauro di monumenti e la costruzione di nuove opere pubbliche (3.500 miliardi solo quelli assegnati a Roma dalla legge speciale del Giubileo), svendendo e privatizzando i gioielli della macchina comunale: azienda elettrica municipale, Acea e Centrale del latte (venduta alla Cirio del suo amico Cragnotti per 106 miliardi e rivenduta poi da questo alla Parmalat di Tanzi per 765). Così fra i suoi sostenitori ora si annoverano Raffaello Fellah, esponente della comunità ebraica di Roma ma soprattutto plenipotenziario della ``Compagnia delle opere'' di ``Comunione e liberazione''. Raffaele Ranucci, commissario dell'Ente Eur. Andrea Mondello, oggi tra i vicepresidenti della Confindustria. Luigi Abete, presidente della Bnl e di Cinecittà. Paolo Buzzetti, al vertice dell'Acer, l'associazione dei costruttori edili. Alfio Marchini, finanziere vicino al DS. Giancarlo Elia Valori capo della Società Autostrade. Cesare Romiti, che con la Gemina si è aggiudicato gli Aeroporti di Roma.
L'ultimo regalo di Rutelli ai potentati economici è stato il nuovo piano regolatore approvato dalla giunta capitolina il 20 ottobre, proprio alla vigilia della convention di Milano che lo ha investito ufficialmente a candidato premier. Una decisione che venendo meno all'impegno preso all'inizio del mandato di sottoporre il piano regolatore al giudizio della città attraverso una consultazione dei cittadini e delle associazioni, ha suscitato anche le dimissioni del presidente della Commissione urbanistica del comune di Roma e consigliere Verde, Fabrizio Panecaldo.
Il neopodestà di Roma si conquista simpatie e sostegni anche nella destra borghese e fascista grazie a una serie di operazioni di ``conciliazione'' e ``riappacificazione''. La giunta capitolina si può infatti vantare di aver celebrato con pomposi convegni gli intellettuali fascisti e nazisti Gentile, Marinetti, Nietzsche; di aver riesumato il mussoliniano ``natale di Roma''; di aver dedicato una strada di Roma nientemeno che al gerarca fascista Bottai (una decisione la cui attuazione, dopo le polemiche suscitate, è stata solo rinviata), e un'altra alle cosiddette ``vittime delle foibe''. è il primo sindaco a intervenire, applauditissimo, a un congresso della Cisnal, il sindacato legato ad AN, nel '94.
Memore del sangue blu che gli scorre nelle vene Rutelli si è espresso per il rientro dei Savoia in Italia ed è riuscito a conquistarsi strada facendo l'appoggio di buona parte dell'aristocrazia romana, la cosiddetta ``nobiltà nera'' da sempre schierata con la destra e i fascisti, e in primis della rampolla dei Borghese, Alessandra.

Il NUOVO BACIAPILE
Il suo capolavoro è comunque l'esser riuscito ad entrare nelle grazie del Vaticano, lui che in passato declamava il verbo pannelliano ``l'anticlericalismo diventa un obbligo democratico e religioso''. A La Stampa del 22 agosto ha così spiegato la sua conversione: ``La mia formazione e adolescenza sono state cattoliche fino a una profonda rottura, cui è seguito un percorso di cui non ho mai parlato in pubblico. Ma forse è la volta di farlo: da quando nel 1982 ero nel partito radicale, e io e mia moglie abbiamo deciso di battezzare nostro figlio, fino al 1995 quando ci siamo sposati anche in Chiesa''. Un percorso sapientemente studiato quello di Rutelli: incontri col papa, segni della croce immortalati dai fotografi, messe domenicali con famiglia, figli battezzati, uno dei quali adottato e a scuola in un istituto di suore, e ciliegina sulla torta, nozze in chiesa a tredici anni da quelle civili, celebrate addirittura dal cardinale Achille Silvestrini. Dal '93 al 2000 ha collaborato strettamente con la Cei di Camillo Ruini alla costruzione di gran parte delle 50 nuove chiese per un giro di affari di 100 miliardi. Rutelli ha anche dato la cittadinanza onoraria a Madre Teresa di Calcutta. Nel suo libro autobiografico (``Piazza della Libertà'', 1996) scrive: ``Nulla ha arricchito il mio servizio di sindaco più degli incontri con il formidabile Papa Giovanni Paolo II. Non basterebbe un libro per raccontare le emozioni e le implicazioni di questi incontri''.
Prima di ufficializzare la sua candidatura Rutelli è andato a sentire che aria tira a Washington e New York dove si è recato nel maggio scorso ufficialmente, per convincere gli investitori americani e le banche a fare affari nella capitale, segretamente, per sondare gli umori dell'alleato americano e per incontrare, dicono i ben informati, Clinton.
I Democratici a stelle e strisce gli hanno persino prestato i superconsulenti della società ``Gcs'', già artefici delle campagne di Clinton e ora di Gore, nonché di quelle di Blair in Gran Bretagna, Schroder in Germania e Barak in Israele. Cureranno la sua immagine, che comunque già gli vanta i soprannomi di ``Piacione'', ``Cicciobello'' e ``Er cipria'', e la sua campagna elettorale all'americana che si dice costerà oltre 100 miliardi.
Il candidato-premier della ``sinistra'' borghese si dichiara liberal-democratico, discepolo di Ernesto Rossi e si atteggia a Clinton. Ma a dire il vero il suo ``nuovismo'' riecheggia piuttosto la vecchia triade mussoliniana ``patria, famiglia e chiesa''.